L’INTERVENTO / IL MIO VOTO SCAGLIONATO
di Enrico Giuranno ______
Le europee, si sa, sono le elezioni più inutili perché eleggono un parlamento che non serve a niente, essendo la costruzione europea una realtà antidemocratica.
Prova palese della loro inutilità è il fatto che sono le uniche elezioni a sistema genuinamente proporzionale e quindi più rispettose della rappresentatività degli elettori.
Proprio perché a sistema proporzionale hanno un certo valore almeno come sondaggione a livello continentale.
Gli elettori soddisfatti del pilota automatico puntato sull’agenda Draghi hanno, come al solito, l’imbarazzo della scelta (8 liste su 9 presenti a livello nazionale possono accontentare tutte le correnti interne del partito unico).
Le difficoltà, come al solito, si presentano per quelli che dell’agenda Draghi (fatta di lacrime e sangue perché ce lo chiede l’Europa e ce lo chiedono i mercati) si sarebbero un filino stancati.
La variegata galassia antisistema ha delle difficoltà oggettive a presentarsi alle elezioni: senza soldi, con strutture territoriali spesso esigue o non a copertura nazionale, puntualmente boicottate da tv e giornali in barba alla par condicio, spesso bloccate in faticosissime raccolte firme o da soglie di sbarramento impossibili.
Il problema più grosso è che spesso si fa fatica a mettere insieme, almeno su alcuni punti programmatici, anime provenienti da mondi molto diversi fra loro.
E pensare che il 50% di astenuti, almeno in parte, sarebbe disposto a votare per qualche progetto seriamente alternativo al partito unico.
L’unica lista antisitema presente su tutto il territorio nazionale e che quindi (almeno sulla carta) ha qualche possibilità di superare il 4% è la lista Libertà di Cateno De Luca.
Io, sinceramente non lo conosco, non so che tipo sia, ma so che nella sua regione è molto stimato e capace di raccogliere numerosissimi consensi.
Nella sua “coalizione” una ventina di sigle che hanno in comune poche parole d’ordine e che, se insieme superano lo sbarramento, avranno diritto di cittadinanza nella vita politica del Paese, dalle comunali alle politiche, senza dover sfiancare simpatizzanti e volontari in estenuanti raccolte firme (l’ultima volta durante l’agosto più caldo di sempre).
Quella che impropriamente ho chiamato “coalizione” (di fatto è una coalizione fatta da tante forze diverse, ma raccolte in un unico logo per superare lo sbarramento) per qualcun altro potrebbe essere un’accozzaglia. Forse è vero, ma trattasi di un’accozzaglia grande quasi quanto quelle di Renzi/Bonino e Calenda, con la differenza che questi ultimi alle politiche si presentavano uniti e oggi invece si presentano divisi.
Da elettore antisistema (termine sulla cui definizione ci sarebbe da discutere per ore), come sempre, prima di una tornata elettorale mi trovo disorientato, cercando sempre una forza o un insieme di forze che possano rappresentare almeno alcuni dei miei valori di riferimento. Non è facile anzitutto scovare queste forze che nella maggior parte dei media vengono sistematicamente boicottate. Una volta scovate va capito chi c’è dentro e solitamente io provo a valutare anche la capacità aggregativa o almeno i tentativi in quella direzione.
Prima di ogni tornata elettorale io devo cercare chi votare e so già che probabilmente la prossima volta dovrò cercare ancora gli stessi valori e le stesse posizioni in una realtà diversa.
Certo l’elettore del partito unico è più fortunato se crede di essere di destra può scegliere fra due o tre partiti iperliberisti, se crede di essere di sinistra può scegliere ugualmente fra due o tre partiti iperliberisti e se invece sa di essere iperliberista può scegliere fra due o tre partiti di centro, tutti naturalmente intercambiabili fra di loro (otto partiti ben presenti su tutti i giornali e tutte le Tv).
All’elettore di una delle correnti del partito unico europeista (e quindi iperliberista) la mia scelta di voto sembrerà quantomeno bizzarra o pittoresca, anche perché spesso associata nei media a quella strana signora che ogni volta deposita il logo del partito del sacro romano impero.
All’elettore medio che pensa di votare a sinistra mentre vota PD, magari perché il nonno era comunista, il mio girovagare alla ricerca di una lista ogni volta diversa sembrerà incoerenza, ma per me è l’unica coerenza possibile.
Quando ho capito che un partito che ho votato ha tradito le ragioni del mio voto, è più forte di me, non riesco a votarlo ancora. Io li invidio gli elettori fidelizzati, quelli a cui possono fare ogni cosa, anche chiudere l’ospedale sotto casa o votare la Von der Layen, tanto loro voteranno sempre per quel partito.
Li invidio sinceramente, a volte si auto sospendono, altre volte protestano moderatamente, altre volte minacciano rappresaglie a mezzo Facebook, ma lo sanno anche loro, che il loro cuore batte sempre per lo stesso logo, come per gli innamorati veri o come per i tifosi.
Quindi preferiscono cambiare le loro posizioni, i loro princìpi e i loro valori pur di non cambiare partito.
Mi piacerebbe, ma non ci riesco.
Tenetevi i vostri loghi blasonati e vincenti, ma lasciatemi votare secondo le mie convinzioni di sempre, continuerò a perdere, ma almeno non aiuterò a vincere quelli sbagliati.
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LA RICERCA nel nostro articolo del 6 maggio scorso
Category: Politica