EMILIANO VA VERSO IL CAPOLINEA
di Graziano De Tuglie _______
Forti scosse telluriche stanno minando Bari e la Puglia di Emiliano, in questi giorni, realizzando una dimostrazione plateale della disinvoltura con cui questa Regione è stata amministrata negli ultimi decenni; indipendentemente del credo politico del Presidente della Giunta regionale pugliese, è la naturale conclusione di una gestione che ha sconquassato il tessuto istituzionale della regione. Ha sconvolto anche il significato letterale del termine “civismo” asservendolo a pratiche irridenti ad ogni forma di correttezza, moralità e coerenza nell’azione amministrativa e politica.
L’inizio della primavera in Puglia ha portato lo sviluppo di indagini aventi per oggetto il sottobosco della struttura amministrativa sia del comune capoluogo regionale, Bari, che gli stessi uffici regionali insieme a tante società a partecipazione regionale.
Il clamore principale è partito da indagini anti mafia al Comune di Bari segnatamente relative all’azienda municipalizzata dei trasporti che la procura della repubblica reputa pesantemente infiltrata dai clan malavitosi che, da sempre, si contendono il controllo delle attività illegali nella città; la questione sollevata dalla Procura antimafia ha suscitato tante polemiche specie dopo la decisione del ministero degli interni di mandare gli ispettori a verificare la legalità della gestione del Comune di Bari, amministrata (non dimentichiamolo) per dieci anni da Emiliano come sindaco.
Nell’infuriare delle polemiche Emiliano ha esplicitamente dichiarato, in una pubblica manifestazione a sostegno del sindaco De Caro, di avere chiesto per lo stesso De Caro la protezione della sorella del boss più importante della città Vecchia quando era ancore assessore della giunta comunale capitanata dallo stesso Emiliano.
Immediato lo scalpore sollevato da questa dichiarazione.
Per soggetti operanti su altre sponde politiche il caso avrebbe provocato un putiferio intercontinentale, Emiliano ha continuato imperterrito nonostante appena qualche mese il suo ex capo della protezione civile fosse stato condannato per corruzione e nonostante ci fosse una lunga coda di suoi uomini indagati per gravi accuse come Dottoli, direttore generale dell’azienda ospedaliera universitaria di Foggia o ancora Buscicchio , nominato dall’inizio dell’anno alla guida del Consorzio Unico di Bonifica che si è precipitosamente dimettere.
Una consolidata sciatteria (forse deliberatamente voluta) nel selezionare i dirigenti e anche le figure assessorili con ripetute incursioni nel campo delle coalizioni avversarie come accaduto per l’ex assessore Ruggieri appartenente all’UDC, all’assessore (appena, appena dimissionario) Rocco Palese, già braccio destro di Raffaele Fitto, a Massimo Cassano, dal centrodestra nominato direttore generale dell’Arpal.
Una costante quella politica di Emiliano di incursioni corsare nel campo delle coalizioni avverse per ricoprire di ruoli, incarichi e prebende uomini schierati nel campo opposto. Emiliano contrabbanda queste sue spregiudicate azioni come “civismo” mentre sono un segno marcato dell’imbarbarimento della politica ben più grave dell’usuale trasformismo italico. Un dispregio totale delle volontà del corpo elettorale che ha assunto particolare clamore nel feeling intercorso per più di qualche anno col sindaco di Nardò Mellone, sedicente esponente dell’estrema destra extraparlamentare, in un tandem che grondava opportunismo da ogni parte.
Una politica oscillante senza un minimo di coerenza con le promesse programmatiche, senza una linea orientata di scelte concrete tesa soprattutto ad accordi momentanei ora con uno ora con un altro ma senza scelte programmatiche univoche, senza linee di sviluppo ben tracciate e perseguite. La gestione del potere per il potere con un fare da satrapo locale tale da superare anche il campano De Luca. Zero benefici per la regione con tante opportunità non sfruttate per aver dedicato quasi totalmente le energie a costruire pseudo equilibri politico amministrativi funanbolici.
Unica produzione di queste giravolte un decadimento politico regionale messa ancor di più a nudo con le ultime inchieste per voto di scambio che ha coinvolto un’assessora regionale in carica e il milieu che la circondava e la longeva e ramificata famiglia di politici (i Pisicchio) che forse rappresenteranno la classica buccia di banana per lo scivolone fatale. Infatti l’antico adagio che sostiene che gli dei accecano chi vogliono distruggere ha portato Emiliano ad avvertire Pisicchio dell’indagine che lo riguardava quando era ancora segreta. La rivelazione di quanto era ancora coperto dal segreto istruttorio dovrebbe portare Emiliano per direttissima sul banco degli imputati nonostante da magistrato era ben informato sulle conseguenze; comportamento a cui non era nuovo perchè, secondo quanto riportato da Giovanni Longo sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 24 aprile, già nel 2011 Emiliano, allora sindaco di Bari, chiese al suo assessore Pasculli le dimissioni immediate perchè era finito sotto indagine penale con largo anticipo sulla pubblicazione della notizia che era ancora segreta.
Gravi profili di illiceità si profilano sul capo di Emiliano, che, fra l’altro, ha sempre opposto un totale silenzio alla domanda avanzata dal nostro direttore Giuseppe Puppo il 9 novembre del 2016:
UNA DOMANDA PER MICHELE EMILIANO: “Presidente, ma come e perchè nel 2003 lei lasciò la magistratura, e decise di entrare in politica?”. CI FACCIA CAPIRE, PER FAVORE _______
LA RICERCA nel nostro articolo del 11 aprile scorso
L’APPROFONDIMENTO nei nostri articoli del 9 novembre 2016 e del 6 febbraio 2017