“To’ francate t’amore”: APPUNTAMENTO CON LA POESIA DIALETTALE DI GIUSEPPE GRECO A PARABITA SABATO 20
di Raffaele Polo _______ Si presenta sabato 20 aprile al Teatro Carducci di Parabita, in via San Giovanni Battista 21, dalle ore 18,30, la raccolta di poesie di Giuseppe Greco (nella foto) dal titolo “To’ francate t’amore” (Il Raggio Verde, 115 pagine, euro 15) con la specifica in risalto di ‘poisie- dialetto di Parabita’.
Ai saluti istituzionali del Sindaco Stefano Prete, il dialogo con l’autore è affidato a Raffaele Polo che, nella prefazione del libro, così scrive:
“L’abbiamo conosciuto come Josep Amaz Greco, era un pittore che arricchiva con schizzi e tele la sua voglia di esprimere e confermare l’amore per il proprio territorio (la vasta zona di Parabita e dintorni) senza peraltro rinunciare al sincero afflato religioso che lo ha sempre accompagnato. Adesso, ritroviamo con piacere Greco, ritornato Giuseppe o Pippi, che ci offre una raccolta molto ben gestita dei suoi versi, impaginati con accurata meticolosità, con l’indicazione di data e ora della composizione…
Del resto, Giuseppe è proprio così, meticoloso e irruento, ma dotato di un innato talento arricchito da un gusto per i ‘voli pindarici’ che sovente fanno dei propri versi un labirinto dal quale è difficile districarsi.
E se il primo è un accorato rivivere la Passione di Cristo, calandola nella realtà universale del nostro tempo, con ‘Lu scartocciu’ torniamo a quell’idea portante, che dà il titolo al libro, e ci offre ‘To’ francate te poisie’, con sottotitolo esplicativo ‘A luna jeu tie l’addhri e lle cose’. Pare proprio l’ingenua, amorevole offerta che si fa ai bambini, offrendo dolci di tutti i tipi, alla rinfusa. Ma, assieme al dolce, in Greco c’è l’amaro, tanto amaro, stemperato in una vena nostalgica e in una ricerca costante di ambientare i propri pensieri, i moti dell’animo nel paesaggio che ci circonda, un paesaggio senta tempo e confini, che fa emergere il sentimento che è al fondamento della poetica di Pippi.
Quanta musica se pitta te ‘llecria/ ‘a nive/ se nzura a lli canti te la luna/ e cquantu ‘ndoru te tumu nc’ete all’aria.
Greco, insomma, dipinge coi versi, non lesina immagini e colori, utilizza il dialetto salentino con sapienza, indicando al lettore, con dovizia di accenti e spiriti, quando la parola rivesta drammaticità o speranza… Non è da poco, i risultati confermano l’ottima intuizione del Poeta e il suo procedere si fa sempre apprezzare, costringendo talvolta a ripercorrere le sue immagini, le sue parole, per comprenderle ancora meglio.
I temi, naturalmente, sono tantissimi, E il ‘sociale’ è squisitamente diluito con la nostalgia per il passato e l’attesa per il futuro, mescolando l’Amore universale con l’amore di tutti i giorni, senza creare difficoltà o separazioni, ma confidando in una Natura che ci guarda, attonita, e ci riempie di Bellezza che non sappiamo vedere e apprezzare.
Jose Amaz e Giuseppe, allora, si ricompongono in un tutt’uno, e ci offrono immagini curate con i colori della Poesia, gestiti efficacemente come e meglio che su una tela.”