IN RICORDO DEL POETA DIALETTALE ARTURO LEVA, PRESENTAZIONE DELLA RISTAMPA IN ORIGINALE DELLA RACCOLTA DI VERSI DEGLI ANNI CINQUANTA “Fiuri…senza ‘ndore“ A LECCE MERCOLEDI’ 17

| 11 Aprile 2024 | 0 Comments

di Raffaele Polo _______ 

Il miglior modo per onorare e ricordare un poeta è, senza dubbio, quello di riproporre e far conoscere al meglio ciò che ha prodotto, magari utilizzando la ‘ristampa’ dei testi originali, che offre tutto il fascino delle ‘vecchie cose’, facendoci addentrare nel clima, nel tempo in cui furono composte.

Così, è veramente meritoria l’iniziativa del Cenacolo di Cavallino che ha voluto ristampare, in copia anastatica, un prezioso volumetto purtroppo ancora poco conosciuto.

“Fiuri…senza ‘ndore“ è il titolo della raccolta di versi dello sfortunato poeta leccese: Arturo Leva.  Era un ‘postelegrafonico’, ovvero appartenente a quello specifico genere di lavoratori che, nel Salento, ha contribuito in maniera notevole alla crescita della nostra letteratura dialettale. Ricco di fascino e accattivante simpatia, impareggiabile estensore dei versi in dialetto, nella sua vita non si può prescindere dai due avvenimenti cruciali che la caratterizzarono: la morte di un figlio all’età di appena sei anni e la lunga malattia che lo condusse a spegnersi a soli 39 anni.

La coscienza di una vita segnata dal dolore per le perdite e le sventure legate alla guerra (…cu mie cuntraria, sempre, fuei la sorte…), caratterizza tutta la poesia di Leva che, con una vena malinconica intrisa sovente di irridente ironia, trova nel dialetto l’arma più immediata e spontanea per esorcizzare una Morte che, in una delle sue più toccanti poesie, viene invitata a tornare più tardi, quando i tre piccoli figli del poeta saranno più grandi..  La prima raccolta delle poesie di Leva è “Comu le.mpugghe” ed è oggi introvabile; la seconda è “Fiuri…senza ndore”, pubblicata nel 1956 a cura del Dopolavoro Postelegrafonici di Lecce e arricchita di una premessa di Renzo D’Andrea con disegni originali di G. Giurgola. Una preziosa raccolta delle più importanti e sentite composizioni di Leva, dedicata a Claudio Oronzino, il figlio scomparso nel 1951.

Di Arturo Leva, oltre ad un atto unico in dialetto (la frizzante ‘Papà parduname…ca nu la fazzu chiui…’) vi sono i testi di tante canzoni in lingua e in dialetto leccese che sono nella memoria di tutti gli appassionati del settore: da ‘Trieste mia” (1949) a “Finestra bianca” (1952).

Arturo Leva ha scritto fino all’ultimo barlume di vita. Il suo ricordo è più efficace con questi quattro endecasillabi che possono considerarsi il suo testamento:

“Prima cu nu’ capiscu propriu nienti/ cercu perdunu a tutti cu ‘lu core,/moi ca stau quasi a l’urtimi mumenti,/prima cu me presentu a lu Signore.”

Il ricordo del Poeta, organizzato dal Cenacolo ‘Amici  G.De Dominicis’ presso la Biblioteca  Ogni Bene, nell’ex Convento degli Agostiniani, a Lecce in Viale degli  Studenti è previsto per mercoledì  17 aprile alle ore 18. Dopo il saluto di Ludovico Malorgio, Presidente del Cenacolo, vi sarà l’introduzione di Maurizio Nocera e la presentazione di ‘Fiuri senza ‘ndore’ da parte di Raffaele Polo.

Da sottolineare che il ricavato della vendita del libro è devoluto all’Associazione ‘Cuore e Mani aperte’- Progetto ‘Bimbulanza’ di don Gianni Mattia.

N.B. Si ringraziano i familiari del Poeta e in particolare la nipote Alessandra De Giovanni, per la concessione della fotografie di Arturo Leva.

Category: Costume e società, Cultura, Eventi, Libri

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