C’è post@ per te. Ma non c’è la risposta…

Aria di Lecce/3

(p.p.) Mi mandi una mailly (la dizione e l’accento sono contingenti e possono svilupparsi in vario modo, a seconda dell’estro del momento del pronunciante) – cioè significa che il discorso è finito.

Non ho visto la sua mailly – vale a dire che non c’era né tempo né modo di rispondere.

Quale mailly tieni, tu? – equivale al fatto che non me ne frega niente di te.

Insomma, la tecnologia che oramai da venti anni ha rivoluzionato la nostra vita a Lecce funziona meno che in tutte le altre località d’Italia, dove pure, in un verso, o per l’altro, ha i suoi problemi: la copertura della rete costosa e problematica; la posta certificata inefficiente; lo spam invadente, aggressivo, irritante; i filtri e gli antivirus che ci mettono del loro.

Ma la sufficienza, l’ego smisurato, l’individualismo, l’anarchia, la prosopopea, che i Leccesi tengono radicati, in misura più o meno rilevante, nel loro portato genetico, qui fanno il resto e segnano una smaccata differenza in peggio.

Così, in un mondo globalizzato in cui l’educazione, che dovrebbe venire sempre prima di tutto, spesso è latitante e le buone maniere sono diventate un optional, specie a Lecce non rispondere non è più indice di egoismo e rozzezza, bensì è ritenuto per lo più espressione di annessa importanza e sedicente elevazione.

In una sorta di emulazione al ribasso, la pessima abitudine di non rispondere sta dilagando, dal personale, al politico e dal pubblico, al privato e ha contagiato specialmente chiunque occupi una qualunque posizione, o postazione, di presunta, ma proprio molto presunta, rilevanza sociale.

Siccome al peggio non c’è mai fine, il pericolo è grave. Ma c’è pure la consolazione che poi si sviluppa, nel capire però che chi tace, chi non risponde, chi non ricambia, o condivide, nel migliore dei casi è disorganizzato, nel peggiore comunque un cafone.

Category: Costume e società