POVERA BIANCANEVE, DOPO LA MATRIGNA ANCHE LA CORTELLESI.
MA BIANCANEVE DOVEVA FARE LA COLF O L’INFLUENCER? . . . .
vm____Il sindaco del PD di Roma Roberto Gualtieri si è affrettato a premiare Paola Cortellesi, notoriamente di sinistre simpatie, per il suo film che è stato appena proiettato in questi giorni nelle sale cinematografiche. E’ alla sua prima esperienza come regista, che già gli è stato assegnato il premio della Lupa Capitolina. La massima onorificenza assegnata ai personaggi particolarmente illustri e meritevoli della Capitale. “Un riconoscimento per il suo contributo fortissimo artistico e culturale alla nostra città – ha commentato il compagno Roberto Gualtieri rivolto alla compagna Paola Cortellesi, a margine della consegna del premio tenutasi nell’Aula Giulio Cesare del Campidoglio -. Un legame importante sia per la produzione cinematografica sia per quello che ha fatto negli anni per la città: dai viaggi della memoria alla biblioteca del Quarticciolo, ecc…”, e forse avrebbe dovuto aggiungere sopratutto per gli attacchi feroci e reiterati che nelle ultime settimane la Cortellesi ha riservato alla Premier Giorgia Meloni.
E mentre forze politiche, televisioni e i giornaloni di proprietà di singoli o di grandi gruppi finanziari osannano l’attrice, il web, uno dei pochi mezzi ancora veramente democratici, fa sentire la sua voce dissonante.
E’ bene sottolineare che il cosiddetto “contributo culturale” che la Cortellesi darebbe alla nostra società spazia in tutti campi. Come sappiamo la nostra è una società priva di saggi, ma piena di intellettuali che sentenziano su tutto, di donne e di uomini di spettacolo che si autodefiniscono intellettuali che disquisiscono di tutto pur essendo esperti del nulla, capaci di mettere in fila centinaia di parole, slogan rimasticati e banali citazioni, insomma gente in grado di fare concorrenza alla nostra peggiore classe politica, categorie che mi fanno venire alla mente quella bella canzone di Gaber, II conformista.
Ma restiamo alla nostra eroina.
Non accontentandosi di mietere i successi che questa sbrindellata società gli tributa, pontifica persino, pensate un pò, sulle favole, si avete capito bene, le favole quelle che una volta si raccontavano ai bambini, prima che la neo-femminista di turno ci spiegasse quanto queste offendano le donne.
Infatti Biancaneve, invece di fare la influencer, la soubrette, la frequentatrice a pagamento dei salotti televisivi, dai quali pontificare, sentite, sentite, faceva un lavoro umiliante come la colf e dato che si prendeva cura dei sette nani, la favola sarebbe sessista. Questa la ” cortellesistica” tesi.
Tanti i Vaffa che la rete ha riservato alla compagna, alla conformista intellettuale, artista, attrice, regista, e chi più ne ha più ne metta, Paola Cortellesi.
Ci potremmo fermare qui e lasciare al lettore trarre le sue conclusioni, ma abbiamo trovato una chicca e ci sembra giusto farne dono ai nostri lettori.
Tra i tanti rudi e sgarbati frequentatori della rete ci sono anche coloro che garbatamente cercano il confronto con gli intoccabili del mondo dorato della televisione e dell’industria cinematografica dove si entra prevalentemente per meriti politici e poi, solo poi, per meriti personali, come a volte ci hanno spiegato coloro che hanno frequentato quel mondo che conoscono bene.
Ciò ricordato, come dicevamo c’è chi dalla rete si è rivolto direttamnete alla signora Cortellesi facendogli notare che se Biancaneve si è preso cura dei sette nani, non ha fatto nulla di sconveniente nel fare l’umile ma onesto lavoro della colf.
E dato che donne , ma anche uomini svolgono questo lavoro con dignità e professionalità, per quanto possano aspirare ad altro, ma non tutti hanno avuto la fortuna di poter cantare a 13 anni la sigla di una famosissima trasmissione televisiva in RAI, o di nascere bella, come scrive Alberto Mascioni che aggiunge: “…di avere un certo talento e soprattutto di avere la capacità di ruffianarsi a destra e a manca (nel Suo caso solo a manca) per ottenere visibilità e successo. Ma ciò non toglie che chi passa il battitappeto su quel red carpet sul quale sfilano quelle come Lei agghindate in “mises” firmatissime e luccicanti di gioielli, svolga un lavoro meno dignitoso.”
E poi aggiunge:
“Ma torniamo a Biancaneve. La fanciulla aveva tutte le caratteristiche per diventare una “Cortellesi d’Antan”. Era bellissima ed era pure una principessa, quindi poteva aspirare ad un trampolino di lancio in società non indifferente. Però a causa di una cattiva matrigna, la nostra Biancaneve si ritrovò abbandonata in un bosco e ivi rimase viva per miracolo, cioè salvò la pelle solo grazie alla pietà di un uomo, il guardiacaccia di corte, che disobbedendo agli ordini della sua padrona (la matrigna di Biancaneve) non uccise la fanciulla. E già qui, volendo fare l’esegesi della favola in chiave moderna, come ha fatto Lei, potremmo dire che il femminicidio fu commissionato da una donna, ma non ebbe luogo solo grazie al buon cuore di un maschio. Ma lei si è guardata bene dall’evidenziare ciò perché questo particolare non è propedeutico (anzi sconfessa) la narrazione mainstream femminarda (uomo cattivo e violento / donna buona e indifesa) della quale Lei si è erta a profetessa. Ma veniamo al nocciolo del “problema” da lei sollevato. È vero che nella favola Biancaneve si rimbocca le maniche e si occupa delle faccende domestiche per i sette nani, ma lo fa volontariamente e lo fa perché i sette nani che ogni giorno si rompono la schiena per 14 ore in miniera, l’hanno amorevolmente ospitata nella loro modesta casetta. Quello che emerge da questa favola è la storia di una donna che è sfuggita alla furia omicida di un’altra donna grazie ad un uomo e che è sopravvissuta grazie al buon cuore di altri uomini che la hanno ospitata disinteressatamente e lei, da donna dignitosa, ha provveduto ad operarsi per ricambiare l’ospitalità ricevuta. Ma forse a Lei (cara Cortellesi) sarebbe piaciuta una Biancaneve che, una volta installatasi nella casetta dei sette nani, avesse chiesto la separazione in tribunale e preteso di avere la casa assegnata e un assegno da parte dei sette nani per il suo mantenimento!
Ma ciò succede nella realtà, non nella favole… Purtroppo!”
A me è piaciuto e per quanto è una delle regole di leccecronaca.it sia quella di non pubblicare quanto riportato dalla rete ho ritenuto che stavolta uno strappo alla regola si potesse fare.
Ora ci domandiamo se alla Luiss all’inaugurazione del prossimo anno accademico inviteranno nuovamente Paola Cortellesi come ospite d’eccezione e accoglierà gli studenti con un discorso sulla favola di Cappucetto Rosso, o se qualcuno condividerà quel che ha detto Mauro Corona alla sua Bianchina che ieri quando gli ha chiesto se ritesse che le vecchie favole fossero sessiste ha così risposto: “Trovo ridicolo, se non pietoso, andare a tirare fuori vecchie fiabe, vecchie favole, che ai loro tempi stavano in piedi e stanno in piedi ancora oggi”, ha detto il saggista. “Quelle cose sono monumenti da lasciare lì….”
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