Fruttivendoli…

| 3 Dicembre 2013 | 0 Comments

ARIA DI LECCE

1/ Fruttivendoli

(p.p.) Fra le acquisizioni sorprendenti della nostra città, c’è, ben prima e dopo ogni legislazione nazionale e comunitaria, al di là di qualunque dibattito in materia che altrove si trascina senza soluzione di continuità, quella che coloro quali parlano bene l’italiano chiamano “deregulation” per tutti gli esercizi commerciali, altrove regolati in maniera rigida, per orari e turni, mentre qui da noi ognuno di essi sostanzialmente apre e chiude quando vuole, a seconda della convenienza del titolare, ovvio, non dei cittadini.

Addirittura unica al mondo, poi, la chiusura pomeridiana delle farmacie.

Sempre più unica che rara, ascrivibile quindi ad altro primato incontrastato, la dislocazione delle rivendite di frutta e verdura, non soltanto, come altrove, nei mercati generali, di quartiere, oppure speciali come quelli domenicali della Coldiretti, ma parcellizzata sul territorio, sui marciapiedi, in prossimità di incroci, nei bagagliai di scassatissime autovetture, perfino sui porta pacchi di biciclette e motorini.

Siamo all’avanguardia della distribuzione dei prodotti tipici locali, della logica del “chilometri zero”, pure del marketing, avviato con perspicaci ed efficacissimi richiami diretti all’occasionale passante, tipo “Tottore, cumandi fichi d’india speciali? Laggiu coti moi moi!”, oppure “Signora, te servenu le melunceddrhe paesane?”.

Più “direttamente dal produttore al consumatore” di così…

Da cabaret, una quotidiana guerra alla razionalità, un esercizio diuturno di involontario umorismo, nelle loro frasi ad effetto, sono poi i cartelli che questi rivenditori non autorizzati espongono davanti alle cassette della loro merce, all’avanguardia pure dal punto della grafica creativa.

A parte qualche caso da evasore totale programmato e in grande stile, certo difficilmente giustificabile, in genere è questo un esercizio sistematico dell’inventarsi un modo di guadagnare qualcosa, certo, da parte di tanti, giovani e anziani, che altrimenti non saprebbero come fare e che soltanto in questo modo trovano un mestiere, o comunque il modo di campare, ai tempi della crisi. 

Category: Costume e società

About the Author ()

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Connect with Facebook

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.