NOVITA’ EDITORIALI / ESCE UN BEL LIBRO DEDICATO AL GRANDE NICOLA ARIGLIANO
di Raffaele Polo ______
È un libro di piacevolissima lettura e molto ben strutturato, questo ”Nicola Arigliano: un crooner colpevole”, con sottotitolo ‘Mezzo secolo di jazz, musica e spettacolo‘, edito da Tempesta Editore (368 pagine, 24 euro).
E‘ frutto della attenta collaborazione di Bruno Alvaro, Giampaolo Ascolese e Simone Corami nomi importanti nel mondo musicale che si occupa di note e composizioni ‘serie’, prediligendo il jazz e con l’occhio bene attento a rinverdire e irrobustire quella linfa tenace che contraddistingue gli artisti più capaci ma spesso meno conosciuti che ci sono (eccome!) nella nostra altrimenti troppo appiattita società.
Partiamo, allora, dal termine crooner: in italiano è il ‘cantante confidenziale’, dallo stile caldo e confidenziale che andava per la maggiore, soprattutto negli anni Cinquanta e Sessanta. Sono tanti, da Bing Crosby allo stesso Sinatra, in Italia possiamo ricordare Teddy Reno, Johnny Dorelli, Emilio Pericoli ma soprattutto lui, Nicola Arigliano da Squinzano, cantante, attore, volto noto della TV e della pubblicità (ricordate l’Amaro Antonetto?), amante delle scarpe e della sua inseparabile coppola ma, soprattutto, jazzista e artista con lo swing nel sangue.
Voce calda e di velluto, volto caratteristico, viene ricordato dagli autori e da un folto gruppo di amici, colleghi e parenti in un avvincente racconto da cui emerge, soprattutto, quel talento che l’ha portato ad essere un personaggio nell’Olimpo dei grandissimi del jazz, un Crooner italiano amato e ammirato anche dagli artisti d’oltreoceano.
Col suo stile inimitabile, insomma, Nicola ha caratterizzato un lungo percorso della storia della musica leggera del nostro Paese. E ha sempre composto, inciso, cantato, nonostante le traversie di una vita certamente non facile lo abbiano spesso provato e ferito.
Ma Nicola ha sempre risposto con un ghigno, proprio come negli ultimi giorni trascorsi da lui nella sua cameretta del Centro Anziani di Calimera, dove morì in solitudine a 86 anni nel 2010, dove aveva collocato un suo grande manifesto che occupava tutto il muro. E dove mi ha rivolto la sua smorfia, con un brontolio incomprensibile.
Del resto, aveva ragione a guardarmi male: lo avevo chiamato ‘Maestro’ e a lui, quell’appellativo non andava giù…
Leggendo questo libro l’ho rivisto, l’ho incontrato di nuovo, fresco e ironico, con quella sua voce impagabile, una voce senza tempo e piena di superbe vibrazioni…