UN MESE DI TENTATIVI, PER CERCARE DI SAPERNE DI PIU’. MA ALLA FINE

| 1 Agosto 2023 | 1 Comment

leccecronaca.it HA PARLATO CON SEBIGAS DELLA CENTRALE A BIOMASSE CHE VOGLIONO COSTRUIRE IN SALENTO. ECCO CHE COSA HANNO RISPOSTO

di Flora Fina ______

Un mese di tentativi, per cercare di saperne di più.

Ricevuto un trionfalistico, quanto vago e lacunoso, comunicato, che annunciava la creazione di una nuova centrale bio masse nel Salento, dopo aver analizzato con obiettività, almeno crediamo, il progetto, per quelche se ne è stato reso noto, e fatte pure alcune scoperte con nostre ricerche e verifiche, rimaevano tante domande, che avevamo delineato in coda al nostro articolo del 27 giugno scorso e che riportiamo qui in fondo.

In queste settimane leccecronaca.it ha contattato piùvolte Sebigas e Wakoda e ha aspettato delle risposte da loro, sia per quanto riguarda la successiva localizzazione della compagnia nei nostri territori, sia per quanto riguarda eventuali rischi/ benefici del previsto loro impianto.

Ha chiamato qualsiasi loro segreteria, cercando di mettersi in contatto con qualche responsabile che potesse rispondere, ma non appena sentivano che si trattava di giornalisti, non ne volevano più sapere.

Ci hanno rimandato di settimana in settimana, proettendo e non mantendo.

Eppure avevano annuciato con enfasi – ma con un comunicato stampa evidentemnte a senso unico – la partnership tra l’azienda di biogas Sebigas e la startup agricola Wakonda SpA per la creazione di un innovativo impianto biogas alimentato principalmente con la pianta del fico d’India,un progetto innovativo eambizioso, ma dietro cui si nascondono pericoli e rischi legati all’ambiente che necessitano di attenta considerazione.

Il progetto infatti, volto a utilizzare i cladodi dell’Opuntia e altri sottoprodotti agricoli per la produzione di energia elettrica, termica e fertilizzante organico di alta qualità, sembra promettere numerosi benefici. Il nuovo impianto, con una potenza installata di 300kW, potrebbe fornire energia pulita alla rete e recuperare terreni incolti, contribuendo alla lotta contro il cambiamento climatico riducendo l’immissione di oltre 11.000 tonnellate di CO2 in atmosfera ogni anno.

Tuttavia, sebbene le intenzioni siano lodevoli, il progetto non è esente da potenziali rischi ambientali. L’utilizzo di biodigestori per la produzione di energia può sollevare preoccupazioni riguardanti la corretta gestione e smaltimento del digestato, il sottoprodotto del processo di decomposizione della biomassa. Se non trattato adeguatamente, il digestato potrebbe infatti rilasciare inquinanti nel suolo e nelle acque, minacciando la biodiversità locale e la qualità degli ecosistemi circostanti.

Inoltre, l’Opuntia è una specie esotica, originaria delle Americhe, che potrebbe comportare problemi legati all’invasione biologica e alla concorrenza con le specie autoctone. Le piante invasive possono minacciare l’equilibrio degli ecosistemi locali e ridurre la biodiversità vegetale e animale.

Altre preoccupazioni riguardano la possibilità di sfruttamento sconsiderato dei terreni. Il passaggio da una coltivazione di ulivi a una produzione di fico d’India potrebbe comportare una riduzione della diversità agricola e un impatto sulla tradizione e l’identità della regione. Inoltre, la pressione sull’acqua potrebbe aumentare, poiché l’Opuntia richiede meno acqua rispetto ad altre colture, ma potrebbe ancora rappresentare un onere per le risorse idriche locali.

La recente acquisizione di Sebigas da parte dell’importante azienda multinazionale cinese TICA solleva ulteriori interrogativi riguardo alla sovranità energetica e alle politiche ambientali. La supervisione e il controllo della gestione dell’impianto biogas da parte di un’azienda straniera potrebbero influenzare la direzione e l’impatto del progetto sull’ambiente locale.

Nella mattinata di oggi, finalmente leccecronaca.it ha avuto un colloquio telefonico con un insider dell’azienda Sebigas, di Olgiate Olona, in provincia di Varese. Questa fonte interna, più nello specifico un biologo del team che attualmente si occupa di questo progetto e che ha preferito rimanere anonimo, ha scelto di fornire informazioni in merito, nonostante la sua decisione di restare nell’ombra.

L’insider infatti, ha deciso di sbilanciarsi su alcuni aspetti chiave riguardanti il progetto, con l’intenzione di portare alla luce dettagli importanti sulle fasi di pianificazione e realizzazione. Tuttavia, è comunque essenziale attendere ulteriori verifiche, che ci ripromettiamo di fare, e ulteriori confeme, che ci ripromettiamo di avere da parte di fonti istituzionali, soprattutto quando – e non sappiamo ancora di preciso né dove né quando – si passerà alla realizzazione concreta.

Qui di seguito, l’intervista, che illustra con dovizia di particolari potenzialità e rischi legati alle centrali di biomasse nel Salento.

IO – leccecronaca.it.: Buongiorno e grazie per averci concesso questa breve quanto importante intervista. Potrebbe gentilmente spiegarci quali sono i benefici previsti per le aree del Salento con la realizzazione del progetto dell’impianto biogas alimentato dal fico d’India?

B- BIOLOGO.: Buongiorno e grazie per l’opportunità di condividere informazioni riguardo a questo progetto. Innanzitutto, è importante sottolineare che il progetto Wakonda ha l’obiettivo di offrire numerosi benefici per l’ambiente e le comunità locali nel Salento. Uno dei vantaggi principali è la possibilità di recuperare i terreni precedentemente colpiti dalla Xylella e non più coltivati dai proprietari. Attraverso la coltivazione dell’Opuntia, possiamo fornire una soluzione sostenibile per ridare vita a questi terreni abbandonati e creare una nuova prospettiva economica per la regione.

I. : È indubbiamente un aspetto importante. Oltre a ciò, quali altri benefici ambientali potrebbe portare il progetto?

B.: Un altro beneficio significativo riguarda la produzione di energia rinnovabile. L’impianto biogas alimentato dal fico d’India ridurrà l’immissione di CO2 in atmosfera, contribuendo così alla lotta contro il cambiamento climatico. Inoltre, sfruttando le potenzialità dell’Opuntia e di altri sottoprodotti agricoli, potremo ottenere energia elettrica e termica in modo sostenibile e ridurre la dipendenza da fonti fossili non rinnovabili.

I.: Questi benefici sembrano promettenti. Tuttavia, ci sono anche dei rischi associati a un progetto di questa portata. Potrebbe gentilmente spiegarci quali sono i principali rischi ambientali che il progetto potrebbe comportare per il Salento?

B: Certamente, è importante affrontare anche questa parte dell’equazione. Uno dei rischi potenziali è legato alla gestione del digestato, il sottoprodotto del processo di decomposizione della biomassa nell’impianto biogas. È essenziale garantire che il digestato sia trattato adeguatamente e non rappresenti un rischio di inquinamento per il suolo e le risorse idriche della regione. Inoltre, l’introduzione dell’Opuntia come coltura principale potrebbe comportare sfide riguardanti l’invasione biologica e la concorrenza con le specie autoctone. È fondamentale adottare misure di controllo e monitoraggio per evitare potenziali danni agli ecosistemi locali.

Infine, la conversione dei terreni agricoli da coltivazione di ulivi a produzione di fico d’India potrebbe comportare una perdita di diversità agricola e tradizionale nel Salento. È importante garantire che il progetto sia condotto in modo da preservare la ricchezza culturale e naturale della regione.

I.: Un altro aspetto importante da considerare riguarda le aree che saranno interessate dal progetto. Potrebbe gentilmente fornirci qualche dettaglio sulle località specifiche coinvolte nel progetto biogas nel Salento?

B.: Al momento, stiamo ancora valutando le aree specifiche in cui il progetto biogas sarà implementato nel Salento. La fase di pianificazione e valutazione è in corso e comprende analisi approfondite delle condizioni del terreno, degli aspetti ambientali e delle esigenze energetiche locali. Tuttavia, al momento non sono ancora disponibili informazioni dettagliate riguardo alle località coinvolte.

I.: Capisco che il processo di valutazione richieda tempo e attenzione. Inoltre, il Salento è una regione ricca di bellezze naturali e patrimonio culturale. Cosa stanno facendo Sebigas e Wakonda per garantire che il progetto rispetti l’ambiente e la cultura locale?

B.: La salvaguardia dell’ambiente e del patrimonio culturale del Salento sono una priorità fondamentale per Sebigas. Nel corso della valutazione, stiamo collaborando con esperti ambientali e autorità locali per identificare le migliori pratiche di sostenibilità e mitigazione degli impatti ambientali. Vogliamo assicurarci che il progetto sia condotto in armonia con l’ambiente circostante e che rispetti le tradizioni e la cultura delle comunità locali.

I.: È rassicurante sapere che ciò è preso seriamente in considerazione. A questo punto però potrebbe fornirci un’idea di quale potrebbe essere il possibile impatto del progetto biogas sulle comunità locali nel Salento?

B.: Il progetto biogas potrebbe avere un impatto positivo sulle comunità locali nel Salento. La creazione di nuovi posti di lavoro legati all’operazione e manutenzione dell’impianto e l’utilizzo dei terreni precedentemente incolti potrebbe portare benefici economici e sociali. Inoltre, la produzione di energia rinnovabile potrebbe migliorare la sicurezza energetica della regione e contribuire alla crescita economica sostenibile. Tuttavia, è fondamentale mantenere un dialogo aperto con le comunità locali durante tutto il processo di implementazione. Vogliamo ascoltare le loro preoccupazioni e suggerimenti e lavorare insieme per massimizzare i benefici per tutti gli attori coinvolti.

I.: Ancora vorremmo capire meglio come è nata la collaborazione tra l’azienda Sebigas e Wakonda. Potreste fornirci maggiori dettagli su come è iniziata questa partnership?

B.: La collaborazione con Wakonda è nata grazie a un’opportunità di incontro tra le nostre aziende nel settore del biogas. Siamo sempre alla ricerca di progetti innovativi e sostenibili, e quando abbiamo appreso delle intenzioni di Wakonda di avviare un progetto basato sull’Opuntia, ci siamo resi conto che potevamo fornire la nostra esperienza e tecnologia per realizzare l’impianto biogas. L’incontro iniziale è avvenuto tramite contatti e reti professionali, e da lì abbiamo iniziato a discutere delle possibilità di collaborazione. Entrambe le aziende hanno condiviso la visione di un progetto che potesse portare benefici ambientali e socio-economici nella regione del Salento. Da quel momento, abbiamo lavorato insieme per sviluppare una partnership solida, basata sulla condivisione di obiettivi e valori comuni.

I.: Grazie per tutte le informazioni fornite finora. Un altro aspetto che ci piacerebbe approfondire riguarda il ruolo della multinazionale cinese TICA in questo progetto. Potrebbe spiegarci quale è il coinvolgimento di TICA nel progetto dell’impianto biogas nel Salento?

B.: Certamente. TICA è una multinazionale cinese che ha acquisito Sebigas nel 2020, diventando così la proprietaria dell’azienda. TICA è una realtà importante e diversificata con interessi in diversi settori, inclusi quelli legati alle energie rinnovabili. Nel contesto del progetto biogas nel Salento, TICA svolge un ruolo strategico fornendo supporto e risorse a Sebigas, consentendoci di ampliare le nostre competenze e la nostra presenza a livello internazionale. L’esperienza e la solidità di TICA ci offrono un forte sostegno nella realizzazione del progetto e ci permettono di affrontare le sfide e le opportunità in modo efficace. Va sottolineato che, nonostante la proprietà di TICA, Sebigas continua a operare come un’entità indipendente con la sua identità e la sua esperienza consolidata nel settore del biogas. La collaborazione con TICA ci ha permesso di sviluppare e implementare progetti come quello nel Salento, mettendo a disposizione risorse e competenze per il bene comune.

I.: Grazie per la chiarezza riguardo al coinvolgimento di TICA nel progetto. Tuttavia, sorge naturalmente una domanda riguardo al ruolo di questa multinazionale cinese in un contesto territoriale così specifico come quello del Salento. Quali sono i possibili rischi o sfide che potrebbero emergere dal coinvolgimento di una realtà esterna e multinazionale in un progetto così importante per la regione?

B.: È una domanda legittima. Quando si tratta di coinvolgere una multinazionale esterna in un progetto locale, è fondamentale valutare attentamente gli impatti e le possibili sfide che potrebbero sorgere. Nel nostro caso, abbiamo intrapreso una collaborazione con TICA con attenzione e responsabilità. Una delle principali sfide potrebbe essere quella di mantenere un forte legame con il territorio e le comunità locali. È essenziale garantire che le decisioni prese rispettino le esigenze e le aspettative delle persone che vivono nel Salento. Pertanto, stiamo lavorando attivamente per coinvolgere le parti interessate e ascoltare le loro preoccupazioni e suggerimenti. Un altro aspetto da considerare è la gestione delle risorse e il ruolo di TICA nella pianificazione e nell’implementazione del progetto. La collaborazione con una multinazionale può portare vantaggi, ma è importante garantire che le decisioni siano prese con l’obiettivo di massimizzare i benefici per il territorio locale e l’ambiente, evitando qualsiasi forma di sfruttamento o danni potenziali. Inoltre, l’interazione con una realtà internazionale come TICA potrebbe richiedere una maggiore attenzione alla comunicazione e alla trasparenza, in modo da mantenere un dialogo aperto con le comunità locali e garantire che il progetto sia percepito come un’opportunità positiva per la regione.

I.: Grazie per la vostra risposta esauriente. Ora, vorremmo porvi alcune domande riguardanti la centrale che dovrebbe produrre energia pulita. Potrebbe fornirci una panoramica delle specifiche della centrale che sarà alimentata con le pale di fico d’India?

B.: Certamente. L’impianto biogas avrà una potenza installata di 300kW e sarà alimentato principalmente con i cladodi, cioè le pale del fico d’India, oltre ad altri sottoprodotti agricoli come sansa di olive, vinacce, siero di latte e pollina. Questa combinazione di biomasse consentirà la produzione di energia elettrica e termica in modo sostenibile.

I.: È chiaro, grazie per la precisazione. Passiamo ora ad altre questioni cruciali riguardanti il progetto. Sono state già ottenute le autorizzazioni per la realizzazione dell’impianto? E se sì, da chi e quali enti hanno aderito al progetto finora?

B.: Attualmente, siamo ancora nella fase di pianificazione e valutazione del progetto. Le autorizzazioni e i permessi necessari per l’implementazione saranno acquisiti in conformità con le leggi e le normative vigenti. Stiamo lavorando a stretto contatto con le autorità locali e altre parti interessate per garantire una corretta gestione delle procedure amministrative e ottenere tutte le approvazioni necessarie.

I.: Capisco. Riguardo agli impatti sul territorio, c’è stata un’analisi approfondita da un punto di vista paesaggistico e di benefici ambientali?

B.: Assolutamente sì. La valutazione degli impatti paesaggistici e ambientali è una parte fondamentale del nostro processo di progettazione. Stiamo collaborando con esperti e professionisti per analizzare attentamente gli effetti del progetto sulla bellezza naturale del Salento e massimizzare i benefici ambientali. Vogliamo assicurarci che l’Opuntia sia coltivata e l’impianto biogas sia realizzato in modo armonioso con l’ambiente circostante.

I.: È rassicurante sapere che vengono considerati attentamente gli impatti sul territorio. Trattandosi di un impianto a biogas, quali sono gli impatti ambientali relativi alla salute, considerando anche i potenziali inquinanti prodotti?

B.: La salute e la sicurezza sono sempre una priorità assoluta nei nostri progetti. Gli impianti di biogas, quando gestiti correttamente, possono essere una fonte di energia rinnovabile relativamente pulita. Tuttavia, è essenziale attenersi a rigorose pratiche di gestione e monitoraggio per evitare potenziali inquinanti e garantire la sicurezza per la salute delle persone e l’ambiente circostante. Inoltre, saranno adottate misure di trattamento e smaltimento del digestato per evitare impatti negativi sul suolo e sulle risorse idriche locali.

I.: Grazie per averci fornito informazioni importanti riguardo alla centrale e agli impatti ambientali. Attendiamo con ora ulteriori aggiornamenti sul progetto. ______

LA RICERCA nel nostro articolo del 23 giugno scorso

Category: Costume e società, Cronaca, Politica

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Comments (1)

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  1. Angela Giannone - tramite Facebook ha detto:

    Si sta cercando quindi di convincere i salentini che quel nuovo ecomostro nel cuore del Salento leccese è sostenibile?

    Perché non si dice chiaramente che si tratta di un inceneritore, dato che si intende bruciare biomassa per produrre elettricità?

    A chi serve l’elettricità prodotta? Alla Puglia sicuramente no. Già quella ottenuta dalla Federico II con il carbone è eccedente. Sarebbe un ennesimo ecomostro nel cuore del Salento leccese, che è già invivibile.

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