WhatsApp – 17.7.2023. 21.55 – FRISE
(g.p.) ______ Succede che una bella ragazza di tipo mediterraneo bagni la frisa, giacchè c’era pure una mozzarella, prima di condirla con pomodori e tonno, e di mangiarla sulla barca in cui si trovava, per un veloce e salutare spuntino.
Salutare?
Succede infatti che questa scena dell’intimo privato sia stata ripresa in un breve video e sia stato postato sui social, per quanto senza altre specifiche indicazioni di merito, per quanto si possa presumere con ragonevolezza che del Salento, luogo prediletto del variegato consumo di frise, si tratti, diventando virale, come si suol dire, cioè oggetto di like, non like, condivisioni, commenti e soprattutto critiche.
Al mio via scatenate l’inferno…Ed inferno mediatico è stato.
Ora è stupefacente che sia stato questo il motivo del contendere principale dei social media nell’ultimo fine settimana.
Il sale, i batteri, i virus, contaminazioni pericolose per la salute, hanno sentenziato inorriditi tanti igienisti della scuola medica genovese.
Che poi – tanto per dare un’idea dell’ elevatezza del dibattito – han fatto tutti regolarmente il bagno di questi giorni di caldo e anche in poche gocce di acqua di mare che regolarmente sono entrate nei loro organismi, hanno ingerito migliaia di campioni di sale, batteri e virus.
In ogni caso, dopo i fasti delle scorse estati, in cui la frisella diventò oggetto del contendere per via dei prezzi esorbitanti imposti da alcuni bar e locali vari ai turisti in vacanza nel Salento, di nuovo tutti diventati ‘frisologi’, anche per proporre le proprie modalità di preparazione.
Tutto inutile. Tacciano per favore igienisti e gourmet .
A bagnare la frisella nel mare, ci si azzecca, vuoi mettere il sapore del sale direttamente dal produttore al consumatore a centimetri venti?
Poi basta poco, un filo di olio, due pomodori, due capperi, ecco, così c’è ancora più sale per rimanere su di giri, al massimo a voler strafare, e ad averceli, due carcofini sott’odio della nonna. E basta.
E poi rivendichiamo comunque libertà di frisa, delizia dei poveri di soldi, ma non certo di spirito.
Quanto vivevo al Nord, una mattina presto venne a trovarmi a casa senza preavviso una ragazza autoctona, alla quale quindi la frisa era del tutto aliena.
Essendo io rimasto ancora assonnato a letto, e mentre facevo la barba e la doccia, lei si preparò da sola la colazione e frugando nella dispensa della cucina trovò la confezione di friselle che mi ero portato dall’ultimo viaggio, con qualche busta di Caffè Quarta.
Quando mi alzai e uscii dal bagno, una mezz’oretta dopo, la trovai estasiata. – Ma che buono questo caffè, ha un gusto particolare, con un po’ di latte mi è venuto un cappuccino strardinario – disse felice in viso — Ah e che buoni questi biscotti rotondi che hai portato da Lecce – aggiunse – Sono un po’ duretti, però dai col caffellatte sono proprio delizosi…
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