MANIFESTAZIONE CONTRO LA GUERRA E L’INVIO DI ARMI IN UCRAINA A LECCE PIAZZA SANT’ORONZO VENERDI’ 7 ORE 19
Riceviamo e volentieri pbblichiamo. Massimo Barbano ci manda il seguente comunicato (nella foto del nostro archivio, un convoglio di armi italiane diretto in Ucraina). _______
“Ferma la guerra firma la pace”. Venerdì 7 luglio in piazza Sant’Oronzo a Lecce dalle 19 alle 22 si svolgerà una manifestazione contro la guerra e l’invio delle armi in Ucraina. La manifestazione è organizzata per sostenere i tre referendum contro l’invio delle armi, la guerra e per la sanità pubblica proposti su tutto il territorio nazionale dal comitato “Generazioni Future” del prof. Ugo Mattei e dal comitato “Ripudia la Guerra” del prof. Enzo Pennetta.
Alla campagna referendaria, iniziata lo scorso 22 aprile e che si concluderà il 22 luglio, hanno aderito le associazioni Servizio Pubblico, La Finestra, il CLN, Donne della regione mediterranea, peacelink, LecceCittadinanza E’vviva, Attivamente di Cavallino, Fronte democratico del dissenso, Riconquistare l’Italia, La casa delle donne, Emergency, Vox Populi, Comitato acqua bene comune di Lecce, i sindacati Cobas Unisalento e Cobas scuola, Anief Unisalento, Uil Rua Unisalento, i Padri Comboniani, La Casa del popolo di Silvia Picci; i partiti: Unione Popolare, Partito Comunista, Partito Comunista Italiano. In occasione della manifestazione sarà ancora possibile firmare i tre referendum.
Sono previsti interventi di Fulvio Grimaldi, (giornalista), Francesco Mandoi, (magistrato – Associazione La Finestra), Adriana De Mitri (associazione Peacelink), Stefania Capone (Associazione Attivamente), Mina Matteo (Cobas scuola), Manuel Buccarella (Giornalista, direttore Nonsolomusica magazine), padre Piercarlo Mazza (Comboniani), Marilena Lopuzzo (Emergency Lecce), Marco D’Elia (medico specialista), Sergio Martella (Fronte democratico del dissenso), Maurizia Pierri (docente Unisalento), Gugliemo Forges Davanzati (docente Unisalento), Nicola Grasso (docente), Alberto Siculella (Associazione Lecce cittadinanza E’vviva), Tonino Mosaico (presidente regionale Partito Comunista), Marta Innocente (comitato acqua bene comune).
“Abbiamo Abbracciato la campagna referendaria – dice Dino De Pascalis, promotore dell’iniziativa – perché preoccupati dalla escalation che le vicende belliche stanno assumendo in Ucraina e che ci potrebbero portare alla distruzione dell’umanità. Abbiamo trovato la massima disinformazione in merito, ma ci ha entusiasmato l’attenzione dei giovani, specialmente gli universitari, che avendo compreso le ragioni della pace, hanno subito sottoscritto i referendum contro le armi e la guerra, nonché per la sanità pubblica”.
“Purtroppo, dopo una discutibilissima gestione pandemica – dichiara Giovanni Manzo, coordinatore regionale del Comitato di Liberazione Nazionale – la Costituzione italiana continua ad essere ignorata con un autolesionistico ed ingiustificabile coinvolgimento dell’Italia in un conflitto fra nazioni non appartenenti né all’Europa, né alla Nato. Il prezzo che noi italiani stiamo pagando è altissimo, con una pesante crisi economica e con un’elevatissima inflazione che stanno colpendo soprattutto i ceti sociali più deboli. I tre referendum rappresentano un importante strumento per contrastare la deriva autodistruttiva voluta dall’attuale Governo che agisce in perfetta continuità col precedente”.
“Non possiamo pensare che la guerra si possa fermare con le armi – dice Marilena Lopuzzo, rappresentante di Emergency – ogni arma in più significa prosecuzione del conflitto, non la sua fine. Ogni arma in più moltiplica le vittime e più il conflitto si protrae, più sarà difficile trovare spazio per un accordo. Né esiste la parte giusta per i belligeranti”.
“Dal 22 aprile è in corso, nel totale silenzio dei media – la raccolta delle firme per i referendum diretti ad impedire la fornitura delle armi in Ucraina e allo smantellamento del servizio sanitario nazionale. Nella convinzione che stiamo pagando un prezzo altissimo a questa guerra e che l’unica pace possibile è quella negoziale, si deve firmare questo referendum perchè è l’unico modo che abbiamo per richiamare chi ci governa all’applicazione dell’articolo 11 della Costituzione”.
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L’APPROFONDIMENTO nel nostro articolo del 26 aprile scorso
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