MARGHERITA CIERVO A leccecronaca.it RACCONTA E DENUNCIA DIECI ANNI DI ‘EMERGENZA’ XYLELLA
CON ERRORI ED ORRORI CHE CONTINUANO ANCORA ADESSO, E CHE HANNO PRODOTTO SUL TERRITORIO ”un vero e proprio ecocidio”
(f.f.) ______
Intervista di leccecronaca.it a Margherita Ciervo, geografa, professore di Geografia economico-politica presso il Dipartimento di economia, management e territorio dell’Università degli Studi di Foggia e Associate researcher presso il LAPLEC, Laboratory for the Analysis of Places, Landscapes and European Countryside, University of Liège (Belgio), autrice di saggi divulgativi e studi scientifici, autorevole studiosa della questione Xylella. La ringraziamo per aver accettato di rispondere alla nostre domande, in maniera poi chiara ed esaustiva al tempo stesso.
In questi giorni si susseguono notizie di ulteriori alberi infetti ad Alberobello e Castellana Grotte e finanche Putignano, un altro territorio che rischia di essere devastato. Cosa può dirci in merito?
Si tratta di ulivi per la maggior parte plurisecolari (e finanche monumentali) in perfetto stato vegetativo che verranno abbattuti insieme a tutti gli alberi di ciliegio e mandarlo (oltre alle altre piante ospiti del batterio) presenti nel raggio di 50 metri dalla pianta infetta.
In pratica, per ogni pianta infetta, tendenzialmente, viene “liberato” circa un ettaro di suolo da alberi e piante, insieme alla fauna e ai microrganismi che con queste piante hanno instaurato relazioni preziose per gli equilibri dell’agro-ecosistema, con effetti irreversibili sul paesaggio, l’ambiente e l’economia locale. Un vero disastro, insensato e irrazionale, imposto dal governo regionale con l’obiettivo proclamato di salvaguardare il paesaggio, l’ambiente e l’agricoltura da una supposta emergenza che dura da dieci anni ma che – in realtà – sta distruggendo il territorio, ovvero proprio quel paesaggio, ambiente e agricoltura che dice di voler salvaguardare.
Del resto, un’emergenza per definizione non può durare dieci anni.
In realtà, l’emergenza è legalmente terminata con la fine dello Stato di emergenza (e relativo Piano commissariale) nel febbraio 2016 quando, non essendoci più dal punto di vista legale il rischio di abbattimento, la Procura di Lecce, dissequestrò gli ulivi.
A quel punto, il governo regionale avrebbe dovuto affrontare il fenomeno del disseccamento e la presenza di Xf con i mezzi ordinari e, soprattutto, nel rispetto delle leggi in vigore. Così non è stato. In realtà, il decisore politico ha reintrodotto per decreto – quindi per semplici atti amministrativi – i piani emergenziali in deroga alla normativa ordinaria e ai principi costituzionali. In pratica, oggi si continua ad abbattere anche ulivi monumentali censiti facendo carta straccia del Codice dell’Ambiente, del Codice dei Beni Culturali, del PPTR e di tanto altro.
E tutto questo senza che le istituzioni siano riuscite a raggiungere il risultato tanto agognato, ovvero eliminare la Xylella e nonostante fin dal 2015 fossero già state avvisate dall’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, che è praticamente impossibile eradicare il batterio una volta insediatosi nel territorio.
In pratica, l’EFSA, nel 2015, rispondendo a una richiesta della Commissione europea, ha fornito un parere scientifico sull’efficacia delle misure attuate contro Xf nel quale, sulla base di un’approfondita revisione della letteratura scientifica, richiamava i tentativi falliti di eradicazione del batterio tramite abbattimento: in Brasile (in seguito ai quali la percentuale di piante infette è più che raddoppiata), a Taiwan (dove la malattia persiste nonostante la rimozione tempestiva delle piante) e in California (dove l’estirpazione dei vigneti non ha portato alcun beneficio).
Del resto, sempre nello stesso studio l’EFSA ribadiva che l’eradicazione «non è un’opzione di successo», una volta che una malattia si è stabilita in un’area «come nel caso pugliese» (dove mancano le condizioni fondamentali per poter eradicare il patogeno), e che l’uso intensivo di insetticidi avrebbe potuto avere effetti significativi su ambiente e salute . Ma, come si suol dire, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Secondo lei perché?
Il problema in primis risiede nell’impostazione del problema stesso. Il punto è che, pur avendo all’inizio le istituzioni attribuito il disseccamento degli ulivi a diversi patogeni e parassiti (infatti la malattia fu definita “Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo”), poi si sono concentrate solo sul batterio da quarantena trascurando del tutto il resto dei fattori biotici e ambientali che hanno causato il disseccamento.
Quello che hanno sempre dimostrato i fatti e i dati dei monitoraggi e che continuano a dimostrare ancora oggi, è che la maggior parte delle piante disseccate non è positiva al batterio, così come numerose piante positive al batterio (come quelle che stanno abbattendo in questi giorni) sono in perfetto stato vegetativo. I monitoraggi disposti da giugno 2022 a giugno 2023 attestano che, finanche in area infetta dove si applicano misure di contenimento, la percentuale delle piante positive a Xf (132) sul totale analizzato (48.162), non supera lo 0,3% (0,13% se si considera la totalità dell’area monitorata).
(le due foto qui sotto, tratte dalle documentazioni fotografiche postate quattro giorni fa e due giorni fa sui loro diari di Facebook da Ivano Gioffreda e Crocifisso Aloisi rispettivamente dalle zone del Capo e di Gallipoli, documentano la ripresa degli ulivi salentini)
Quanti alberi di ulivo sono stati abbattuti fino ad oggi?
La cifra precisa non è nota. Tuttavia, è sicuramente possibile avere un’idea minima. Per esempio, nell’ultimo anno (giugno 2022-giugno 2023), secondo i dati ufficiali, sono stati abbattuti 4.303 ulivi (in maggioranza plurisecolari) – di cui 315 positivi e 3.988 solo perché presenti nei 50 metri di raggio dalla pianta infetta (www.emergenzaxylella.it) – che vanno a sommarsi alle decine di migliaia di ulivi abbattuti in questi dieci anni in seguito alle attività di monitoraggio, a quelli incendiati da quattro estati a questa parte e agli oltre 3.800.000 ulivi (!) oggetto delle richieste di espianto pervenute alla Regione Puglia nel febbraio 2021 (Det. 86/2021) in risposta a un avviso pubblico senza, per inciso, l’obbligo di dimostrare né il disseccamento né la presenza di Xylella.
Un ecocidio vero e proprio!
A chi dice che “L’epidemia di Xylella sarebbe rimasta limitata se fossero stati eseguiti gli abbattimenti degli alberi infetti” cosa risponde?
In primis, bisognerebbe osservare che sono dieci anni che si abbattono alberi positivi al batterio (e non solo), tranne la breve parentesi che va dal 18 dicembre 2015 (giorno in cui la Procura di Lecce sequestrò gli ulivi) al 28 luglio 2016 (giorno in cui la Procura dissequestrò gli ulivi). Dunque, è evidente che se ancora oggi, dopo dieci anni (e dopo quasi sette anni dal dissequestro) viene rilevata la positività al batterio, questo dimostra inconfutabilmente che gli abbattimenti non hanno impedito la supposta avanzata del batterio.
In secondo luogo, l’epidemia non è mai stata provata in quanto, come affermato anche recentemente in un documento a firma di diversi componenti della prima Task Force sull’emergenza Xylella istituita dalla Regione Puglia, ancora oggi manca completamente lo studio dell’epidemiologia descrittiva sia del disseccamento sia di Xylella, nonché l’epidemiologia analitica causale del rapporto tra Xylella e disseccamento. A questo si aggiunge la sentenza della Corte di giustizia europea del settembre 2019 (sezione V) che ha stabilito (terza censura) che il nesso di causalità fra mancato abbattimento e diffusione della Xylella non è stato dimostrato dalla Commissione europea (CGUE C-443/118).
In effetti, le stesse fonti sostengono che il batterio è avanzato di 20 km anno nell’ultimo decennio arrivando ad infettare 21 milioni di ulivi. Cosa ci può dire lei da un punto di vista spaziale?
Parto da tre osservazioni.
In primis, non ritengo che si possa sostenere correttamente da un punto di vista scientifico che il batterio avanza non essendo stati mai disposti monitoraggi e successive analisi utilizzando la stessa metodologia su tutto il territorio comprese le zone definite indenni. Ciò che avanza sono piuttosto i monitoraggi che, di volta in volta, rilevano la presenza del batterio. Questo però potrebbe semplicemente corroborare la tesi di coloro i quali sostengono l’endemicità del batterio.
In secondo luogo, il supposto avanzamento del batterio di 20 km all’anno non è coerente con la realtà dei fatti. Al riguardo, il primo focolaio, individuato a fine 2013 nel gallipolino (dove secondo l’Osservatorio fitosanitario regionale erano già interessati circa 8000 ettari), dista dal secondo focolaio, individuato nell’aprile del 2014 a Trepuzzi, circa 40 km. Dunque, in questo caso il batterio avrebbe percorso 40 km in meno di sei mesi. Inoltre, partendo da Trepuzzi nel 2014, a 20 km all’anno, oggi il batterio da un lato avrebbe già varcato le porte del Tavoliere dall’altro sarebbe penetrato in Basilicata.
E qui arriviamo al terzo punto che, poi, è un mistero, ovvero la traiettoria di spostamento del batterio. Al riguardo, sembrerebbe che la Xylella abbia l’attitudine a viaggiare tendenzialmente in direzione Nord e, comunque, a non travalicare i confini regionali.
In ultimo, una battuta (neanche tanto battuta). Considerato che nel 2019 gli ulivi denunciati come infetti o morti (a seconda dei casi) dalle associazioni di categoria erano 22 milioni, al netto della cifra di fantasia, sembrerebbe che il batterio, in quattro anni, non solo non sia avanzato, ma sia addirittura retrocesso!
Perché dice che si tratta di cifre di fantasia e cosa pensa di chi vorrebbe utilizzare gli alberi disseccati per farne opere d’arte o biomassa da combustione?
Si tratta di cifre di fantasia perché le stime degli ulivi per la provincia di Lecce, Brindisi e Taranto indicano circa 20.000.000 di alberi di ulivo (11.000.000 solo per la provincia di Lecce) gran parte dei quali, al netto di quelli abbattuti o bruciati, sono ancora in piedi vivi e vegeti. Anche nella zona infetta e perfino nella prima zona focolaio del Gallipolino ci sono uliveti rigogliosi, come chiunque può osservare con i propri occhi.
Del resto, questo scollamento fra rappresentazione e realtà è stata una caratteristica fin dall’inizio di questa vicenda se si pensa che nel 2015 l’infezione (e la conseguente morte incipiente) avrebbe riguardato 1.000.0000 di ulivi , per poi passare nel 2017 a 2.000.000 , nel 2018 da 10.000.000 a 20.000.000 , nel 2019 da 22.000.000 a 30.000.000 !
Detto questo, il fatto di utilizzare gli ulivi per le centrali a biomassa così come per opere d’arte o, “semplicemente”, per abbatterli e liberare “suolo” è un’aberrazione nel senso letterale del termine perché nella maggior parte dei casi gli alberi, seppur disseccati (parzialmente o totalmente), non sono morti anzi, i fatti dimostrano che riprendono a vegetare e ritornano in pieno stato produttivo in seguito a buone potature e concimazioni, come dimostrano gli oramai numerosi studi scientifici a disposizione con riferimento alle piante disseccate, anche positive al batterio, in piena zona infetta.
Il protocollo Scortichini, in particolare, messo a punto su varietà autoctone di olivi anche plurisecolari (Cellina di Nardò e Ogliarola salentina), anche positivi a Xylella, in campi di diverse centinaia di ettari ubicati in piena zona infetta (e confinanti con terreni con ulivi disseccati) hanno raggiunto una produzione media annua fra i 40-60 quintali per ettaro, la cui efficacia è stata anche validata sulla base di rilevazioni satellitari . Del resto, è doveroso dire che anche l’applicazione di strategie empiriche è arrivata a risultati analoghi.
Inoltre, è appena il caso di ricordare che le varietà autoctone sottoposte ai protocolli su citati hanno raggiunto gli stessi risultati attesi dalle varietà dichiarate tolleranti come il Leccino, ovvero pur contraendo l’infezione sono capaci di reagire e di ripristinare la piena produttività.
Tuttavia, mentre gli impianti di Leccino (insieme alla cultivar brevettata “Favolosa” adatti a impianti intensivi e superintensivi) sono sostenuti da finanziamenti pubblici (pur, per inciso, essendo stati definiti SAD, ovvero sussidi ambientalmente dannosi, dal Ministero dell’Ambiente), le varietà autoctone non solo non possono essere piantate ma gli alberi di ulivi plurisecolari e perfino millenari, anche in perfetto stato produttivo, continuano ad essere abbattuti in una completa mancanza di senso sul piano logico, oltre che fitopatologico. Questa è la realtà fattuale, il resto è pura narrazione.
A proposito di narrazione, cosa pensa del documentario “Il tempo dei giganti” di Davide Bsarletti e Lorenzo Conte, e del recente romanzo “Il fuoco invisibile” di Daniele Rielli a cui festival e media stanno mediamente dando spazio e risalto?
Il romanzo “Il fuoco invisibile” è per l’appunto un romanzo, quindi non c’è altro da aggiungere. Per quanto riguarda invece il documentario, mi permetto di osservare che un documentario debba partire dai fatti e dai dati, per l’appunto documentati, e non mi pare sia questo il caso visto che nella sinossi si legge la Xylella fastidiosa «sta uccidendo milioni di alberi d’ulivo» e che «contro questo attacco ancora non esiste una cura». Entrambe le affermazioni non sono aderenti né ai dati ufficiali forniti dalla Regione Puglia, né alla realtà fattuale supportata oramai da anni da numerose pubblicazioni scientifiche.
Da giugno sono obbligatori due trattamenti insetticidi in 19 Comuni e in altri Comuni della provincia di Bari alcuni sindaci stanno imponendo (o in alcuni casi “fortemente” consigliando) lo stesso obbligo attraverso ordinanza sindacale. Lei che ne pensa?
Tale imposizione, non supportata neanche da un obbligo di legge, mi pare molto rischiosa per un Sindaco essendo questo responsabile della salute pubblica. Ed i prodotti previsti nel Piano regionale presentano aspetti gravissimi.
In primis, sono prodotti molto tossici per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata, per le api e gli insetti utili, e in alcuni casi per gli esseri umani (con particolare riferimento al sistema nervoso, e a diversi organi in caso di esposizione prolungata o ripetuta; in certi casi sono stati rilevati effetti neuro-comportamentali e/o cambiamenti neuropatologici in studi sugli animali). Anche il flupyradifurone, benché dichiarato dalla casa produttrice innocuo per le api , è un insetticida neurotossico sistemico, che è scientificamente dimostrato essere altamente nocivo per api, bombi, coccinelle e insetti impollinatori, soprattutto a causa del cosiddetto «effetto cocktail». Il principio attivo può alterare il comportamento delle api fino a comprometterne la sopravvivenza e aumentarne la mortalità . Inoltre, teniamo presente che al 10 giugno solo nei 19 comuni in cui è obbligatorio il trattamento, sono già state distribuite tonnellate di insetticidi previsti per il primo trattamento.
Abbiamo avuto (e dato) notizia che a marzo scorso ci sono state sei sentenze di accoglimento dei ricorsi presentati da proprietari da parte del TAR di Bari. Poi però, a maggio e a giugno, cinque ordinanze dello stesso TAR hanno respinto altrettante richieste di sospensiva. E quindi?
Le sei sentenze di fine marzo, emesse dalla Terza Sessione del TAR-Bari, hanno dato speranza al territorio in quanto hanno sancito il primato della logica sull’irragionevolezza, nella misura in cui hanno sancito che «l’eradicazione urgente di un albero di olivo monumentale è illegittima qualora l’obiettivo di contrastare la diffusione della Xf possa perseguirsi attraverso misure fitosanitarie meno drastiche» e che «le ragioni che hanno indotto l’autorità regionale ad adottare la drastica misura dell’eradicazione dell’olivo dei ricorrenti non corrispondono, ad avviso del Collegio, ad uno scenario di vera e propria emergenza fitosanitaria, pur nella doverosa considerazione di una non facile criticità da affrontare nel territorio pugliese» sulla base del fatto che gli alberi «risultati positivi a Xf siano ad oggi in ottimo stato vegetativo e produttivo», contrariamente a quanto veicolato tramite i media da dieci anni a questa parte.
Tuttavia, le ordinanze di maggio e di giugno, come da lei ricordato, sono di segno contrario. È questo nonostante ci siano degli elementi oggettivi come errori di georeferenziazione – per cui sulla base di un albero, di fatto, inesistente sono statti abbattuti ulivi monumentali (oltre ad alberi di ciliegio e mandorlo) presenti nel raggio di 50 metri – e analisi svolte da laboratori non accreditati quindi in violazione del Regolamento (UE) 2017/625 che richiede l’accreditamento proprio affinché le analisi possano essere attendibili e valide. Altro elemento oggettivo e formale è il cambio della presidenza della terza Sezione del TAR-Bari.
Infine, è bene sottolineare che in attesa dei pronunciamenti del tribunale, gli olivi monumentali continuano ad essere abbattuti nonostante una recente Determina dell’Osservatorio Fitosanitario del 14 aprile scorso stabilisca che gli ulivi monumentali ricadenti nell’area di 50 metri debbono essere segnalati alla Commissione per il riconoscimento della monumentalità e che quelli riconosciuti non possono essere abbattuti in mancanza di autorizzazione paesaggistica.
NOTE A MARGINE DEL TESTO
[1] European Food Safety Authority (2015a), Scientific Opinion on the Risk to Plant Health Posed by Xylella fastidiosa in the EU Territory, with the Identification and Evaluation of Risk Reduction Options,
in «EFSA Journal», 13, 1, 3989.
[2]www.corriere.it/cronache/15_marzo_14/ulivi-olivi-salento-puglia-xylella-alberi-malati-51d13a36-ca1b-11e4-8e70-9bb6c82f06ec.shtml
[3] corriere.it/cronache/17_maggio_04/xylella-cosi-si-vince-batterio-b5a855e6-3362-11e7-b29f317790db902d.shtml
[4] www.coldiretti.it/economia/xylella-10-mln-piante-colpite-1-mld-danni
[5] www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/xylella-ulivi-contagiati-popolo-degli-ulivi-2876914
[6] bari.repubblica.it/cronaca/2019/01/31/news/xylella_in_puglia_colpiti_22_milioni_di_ulivi-217896378.
[7] www.firstonline.info/xylella-30-milioni-di-ulivi-da-abbattere-rischia-lintera-europa.
[8] Scortichini M., «Xylella, nuovi protocolli di convivenza negli oliveti pugliesi», in Rivista di frutticoltura e ortofloricoltura, 2, 2020, pp. 52-54.
[9] Blonda P., Tarantino C., Scortichini M., Maggi S., Tarantino M., Adamo M., «Satellite monitoring of bio‑fertilizer restoration in olive groves affected by Xylella fastidiosa subsp. Pauca», Scientific Reports, 13, 2023, 5695.
[10] Tale principio attivo è commercializzato dalla Sivanto della Bayer sulla cui brochure si legge che «Gli studi hanno dimostrato una ridottissima tossicità intrinseca sia verso gli adulti, sia verso gli stadi giovanili delle api […] Studi approfonditi (anche di lungo termine) hanno dimostrato che anche nelle condizioni estreme di applicazione durante la fioritura e con api in piena attività nutrizionale (impiego non raccomandato dalle buone pratiche agronomiche), l’esposizione a Sivanto Prime non causa problemi alle api […] Gli studi indicano che Sivanto Prime rispetta api e bombi in ogni fase, sia in piena attività trofica che durante lo sviluppo delle colonie. Non si sono riscontrate influenze negative anche per quanto riguarda la vitalità dell’arnia e la capacità della stessa di superare la fase invernale»
(www.cropscience.bayer.it/prodotti/insetticidi-nematocidi/sivanto- prime). Tuttavia, non è possibile verificare gli studi di cui si legge in quanto privi diriferimento citazionale. [1] Tosi S., Nieh J.C. (2019), «Lethaland sublethal synergistic effects of a newsystemic pesticide, flupyradifurone (Sivanto), on honeybees», Proceedings Royal Society B, 286: 20190433, https://doi.org/10.1038
/s42003-021-02336-2 |. Tosi S., Nieh J. C., Brandt A., Colli M., Fourrier J., Giffard H., Hernández-López
J., Malagnini V., Williams G. R., Simon-Delso N. (2021), «Long-term fieldrealistic exposure to a next-generation pesticide, flupyradifurone, impairs honey bee behaviour and survival», Communications biology, 4:805 |
https://doi.org/10.1038/s42003-021-02336-2 Lo studio del 2021 è il risultato del lavoro di un team internazionale di ricercatori, coordinato dal Prof. Simone Tosi, ricercatore del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (Disafa) dell’Università di Torino. I risultati della ricerca mostrano che «anche livelli bassi di flupyradifurone (101 volte inferiori a quelli rilevati in precedenti studi di più breve durata) compromettono la sopravvivenza e il comportamento delle api. A tali livelli, questo pesticida aumenta il numero di api con comportamenti anomali, quali la perdita di coordinazione e l’ipertattività» (www.unito.it/comunicati_stampa /una-ricerca-internazionale-coordinata-da-unito-svela-come-i-pesticidi-diXylella, perché la Puglia continua a distruggere gli ulivi? https://www.vglobale.it/2023/03/15/xylella-perche-la-puglia-continua-a-…10 di 12 03/04/2023, 14:11
nuova-0). Gli studi sono stati divulgati anche dai media (https://ilfattoalimentare.it/effetto-cocktail-sivanto-api.html) ______
LA RICERCA nel nostro articolo del 22 marzo scorso
PIANO XYLELLA – “Milioni di soldi pubblici per avvelenare noi e la nostra terra”. Cittadini pugliesi presentano esposto alla Corte dei Conti
Dopo l’imbarazzante silenzio dei sindaci dei 19 comuni pugliesi in cui una legge obbliga i cittadini ad avvelenarsi e ad avvelenare la propria terra, ora si chiede alla Corte dei Conti, di indagare e infine esprimersi su questo utilizzo vergognoso dei soldi pubblici destinati al Piano Xylella.
Un piano che da anni, con il pretesto della dichiarata emergenza fitosanitaria, impone trattamenti insetticidi anche neurotossici su larga scala, con conseguenze devastanti per l’ambiente e per la salute dei suoi abitanti. Stiamo parlando di centinaia di migliaia di ettari tra Bari, Brindisi e Taranto, in cui sono distribuiti su tutto il territorio comunale tonnellate di sostanze tossiche come acetamiprid, spinetoram, deltametrina e flupyradifurone, principi attivi estremamente nocivi per api e insetti impollinatori, animali, vegetali ed esseri umani, con particolare riferimento al sistema nervoso dei feti e dei bambini.
Gli avvocati di Attuare la Costituzione, per mandato di centinaia di cittadini pugliesi, hanno diffidato prima i rispettivi sindaci ad attuare questo scellerato e dannoso Piano, soprattutto per la salute dei cittadini dei 19 comuni diffidati, e successivamente, dopo la mancata risposta dei primi responsabili della salute pubblica, hanno presentato esposto alla Corte dei Conti.
“Milioni di fondi pubblici vengono spesi ogni anno per ottemperare a delibere illegittime, lesive dei diritti fondamentali (in primis il diritto alla salute) e della nostra Costituzione. Tutto ciò è gravissimo non solo da un punto di vista legale ma anche ambientale e sanitario. È tempo che qualcuno ne chieda conto”, concludono i mandatari.