ULTIM’ORA / IN MORTE DI SILVIO BERLUSCONI. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI
di Giuseppe Puppo ______
Silvio Berlusconi è morto questa mattina alle 9.30 all’ospedale San Raffaele di Milano, dove era stato nuovamente ricoverato tre giorni fa, per le complicazioni della leucemia contro cui lottava coraggiosamente da mesi. Aveva 86 anni.
Qualunque siano le valutazioni politiche, sempre soggettive, ha fatto la Storia d’Italia, e da tre decenni era entrato nelle case e nelle vite degli Italiani. La Soria sia con lui giustificatrice, e non giustiziera.
Proviamo a ripercorrerne le opere e i giorni, che sono poi le opere e i giorni di tutti noi.
‘Il contratto pubblicitario per l’inserzione’, si intitolava la sua tesi di laurea, conseguita in giurisprudenza, indirizzo diritto commerciale, una specie di presagio, insomma.
Un pezzo di carta che serve sempre, nell’ottica della piccola, buona borghesia lombarda, come la maturità classica ai Salesiani.
Intraprendente e volenteroso, da giovane fa un po’ di tutto, dal venditore porta a porta, al cantante sulle navi da crociera, prima di trovare un impiego stabile quale agente immobiliare. Qui, la prima svolta della sua vita, quando capisce che le case prima che venderle avrebbe voluto costruirle, un’intuizione vincente, nella Milano del boom economico e alla vigilia di quella dorata da bere.
Non fu facile, comunque. Come abbia trovato i capitali da investire, al di là delle facilitazioni che gli ha potuto dare suo padre Luigi, che da impiegato era diventato dirigente di una piccola banca lombarda, rimane ancora una specie di mistero, uno dei tanti, per quanto a lungo sondati dalla cronaca, ancora da dipanare di quelli legati alla sua vita, oggi finita. Ora ci penseranno gli storici e forse ci riusciranno, a far luce sulle numerose controversie nate sull’uomo e sull’opera, comunque sia, lo faranno con più serenità, col necessario approccio scientifico, con la doverosa onestà intellettuale, di quanto sia avvenuto finora ad opera di politici e giornalisti.
Durante la lunga esperienza imprenditoriale, sostanzialmente da ‘palazzinaro’ milanese, con gli alti e i bassi, le luci e le ombre, caratteristiche suoi colleghi romani, ad un certo punto c’ha un’altra idea vincente, anche questa just in time e anzi lungimirante, nell’Italia delle radio libere, delle tv via cavo, delle dispute appassionate sull’informazione e la comunicazione, di Stato, di regime, come si diceva allora, di cui gli Italiani erano stanchi e da cui cominciavano a sentirsi soffocati.
Correva l’anno 1974 quando anticipando i tempi egli aveva già realizzato un circuito televisivo via cavo riservato ai condomini di ‘Milano 2’, la più vasta delle sue realizzazioni immobiliari.
Fu così che nacque e sembra quasi una favola, quasi per gioco, per offrire un po’ di ricette di cucina alle mogli annoiate dei manager e, alla sera, un film ai loro mariti, Telemilano, che nel 1978, meglio definitasi nel frattempo sia la normativa di legge, sia la tecnologia del settore, passò alla diffusione via etere.
Da qui, da questa idea vincente, verranno fuori la Fininvest, la concessionaria di pubblicità, soprattutto articolazione finanziaria, e braccio armato se così si può dire del suo nascente impero Da qui poi verrà Mediaset, delle televisioni, dei libri e dei giornali.
Agli inizi degli anni Novanta, poi, la sua ultima intuizione profetica, la sa nuova, definitiva idea vincente.
Nel pensare, preparare e decidere la sua ‘discesa in campo’, come la chiamò, nel lessico mutuato dal calcio, settore in cui era del resto prepotentemente e brillantemente entrato da par suo, cioè l’ingresso in politica, egli fu tout court geniale, pur fra le concomitanti circostanze irripetibili, da vero e proprio incidente della Storia, in primis il tramonto dei vecchi partiti e il crollo storico di tutto n sistema così come si era fino al allora costruito e autoalimentato.
Anno dopo anno, con le proprie attività imprenditoriali aveva costruito in quello che abbiamo imparato a chiamare l’immaginario collettivo, una presenza corposa e reale che non era più un’immagine, ma già una realtà, parcellizzata nelle case degli Italiani, fatta di famiglie felici, mulini bianchi, carrelli dei supermercati stracolmi, iniziative personali premiate, ottimismo e benessere diffuso, ‘allegria!’, insomma, come diceva il suo dipendente più famoso, Mike Bongiorno.
Giorno dopo giorno, questa presenza corposa non esisteva più soltanto nelle soap opera e negli spot, ma reclamava ormai di essere trasferita concretamente nella pratica quotidiana attraverso le forme del politico.
Ecco il suo messaggio dunque, una promessa di migliori condizioni economiche, una ventata di protagonismo, fatte diventare legittime aspirazioni per tutti, la capacità di ridare fiato e dignità alla stragrande maggioranza degli Italiani medi che per anni, anche per le sue celeberrime gaffe, anche per le sue particolari debolezze e umane miserie, si sono in tanti e a lungo identificati in lui.
Un’Italia nuova che nasceva, che cominciava a muovere i suoi primi passi di neonato. Era questo il senso della maxi campagna pubblicitaria, articolata a livello popolare a colpi di affissioni stradali, di maxi poster 6 x 3 da cui tutte le nostre città furono invase nella primavera del 1993. Si chiesero tutti cosa significassero quei bambini piccoli dal volto rubicondo che gattonando dicevano a modo loro FOZZA, ITAIA.
Sul momento non lo capì nessuno.
Ma fu chiaro appena pochi mesi dopo, il 9 gennaio 1994, quando, con uno spot televisivo memorabile, in cui il vecchio era in bianco e nero, e il nuovo a colori, annunciò in un lessico famigliare già ricordato, di voler ‘scendere in campo’, cioè come detto, di voler intraprendere l’attività politica in prima persona.
Giusto in tempo utile per trionfare con Forza Italia alle elezioni politiche del marzo 1994, dopo aver messo insieme a lui e d’accordo in qualche modo Umberto Bossi e Gianfranco Fini, il che sicuramente fu per lui più difficile, di quando, il 28 maggio 2002, a Pratica di Mare, da statista, mise d’accordo Russi e Americani, facendo stringere la mano a Putin e Bush.
Ha fatto la Storia d’Italia, la storia degli Italiani, di tutti noi. Con lui finisce la così detta ‘seconda Repubblica’. Non lascia egli eredità ideologiche, tanto meno lascia delfini, non lascia nemmeno trote, tutte quante autodistruttesi in un modo o nell’altro nel frattempo.
Cosa resterà degli anni del berlusconismo, lo dirà la Storia, quando riuscirà a sciogliere i tanti nodi che aggrovigliano ancora in maniera controversa le opere e i giorni di Silvio Berlusconi, adesso che è scomparso dagli studi televisivi, dalle convention, dalle scene del mondo. ______
LA RICERCA nel nostro articolo del 9 giugno scorso