NOVITA’ EDITORIALI / “Il concerto” DI LEYKIN
di Raffaele Polo ______
Pubblicato da Besa Muci (pagine 296 euro 17), il romanzo “Il concerto” di Yigal Leykin (nella foto) è un importante affresco della tormentata realtà che collega la Russia con Israele, negli anni Sessanta. L’autore, infatti, oggi medico, è nato a Leopoli, quando la città apparteneva all’Unione Sovietica. All’età di nove anni si è trasferito con i genitori in Polonia e in seguito in Israele. Ora vive in Italia, a Pordenone. In Israele l’autore ha vissuto in un campo di accoglienza, quello raccontato ne “Il concerto”.
L’idea di scrivere questo romanzo è nata qualche anno fa durante una visita nella terra di Sion: Yigal voleva mostrare alla moglie il luogo dove era cresciuto, ma non c’era più alcuna traccia del quartiere pieno di vita in cui era cresciuto, nemmeno una targa che lo ricordasse. Al suo posto, solo un muro e un’autostrada. La totale scomparsa della memoria lo ha colpito e spinto a raccontare la storia dei luoghi che lo avevano ospitato da bambino e delle persone incontrate.
Il personaggio di Isidor, in particolare, è ispirato a un giovane violinista rimasto orfano, che viveva con l’autore nel campo di accoglienza; la musica era la sua principale passione e occupazione perché la considerava un’occasione di riscatto dalla perdita della propria famiglia. Questo bambino, nella realtà, è Shlomo Mintz, uno dei maggiori violinisti del nostro tempo.
Un’altra figura centrale del romanzo è il Professore di musica. Si tratta di un uomo enigmatico, silenzioso, estremamente addolorato, tanto da aver abbandonato la sua passione musicale. Il Professore troverà in Isidor una figura amica e fraterna, riuscirà a confidargli il proprio dolore, la propria esperienza e a tornare alla musica, come direttore d’orchestra per il concerto del campo. La confidenza che si crea tra l’uomo e il ragazzo dà modo al giovane allievo di scoprire l’olocausto, di cui nessuno, in famiglia, gli aveva mai parlato.
Anche il Professore è un personaggio reale, vissuto nel campo dove è cresciuto Yigal Leykin. Ed è proprio all’autore che ha raccontato la sua storia: Yigal l’ha custodita per anni, in attesa di imparare a scrivere libri (perché come lui stesso afferma “non è sufficiente avere una storia, bisogna saperla raccontare”), e ora l’ha condivisa con tutti i lettori.
Protagonista de “Il concerto”, insieme alla musica, è quella che Yigal Leykin definisce “la seconda generazione”. Oggi solo pochi tra coloro che hanno vissuto la tragedia della Shoah sono ancora in vita; è cresciuta però la seconda generazione, quella che ha conosciuto l’olocausto indirettamente, nella propria casa, dai racconti della propria famiglia. Negli anni Cinquanta Israele ha accolto i sopravvissuti quasi con rabbia, incapace inizialmente di comprendere l’impossibilità di ribellarsi. Ciò ha indotto un sentimento di vergogna in molti sopravvissuti, che per anni non sono riusciti a raccontare quello che avevano subìto. Pur in questo silenzio collettivo, la seconda generazione ha comunque compreso l’orrore sofferto dai propri genitori. Solo con il processo pubblico a Adolf Eichmann, negli anni Sessanta, si è avviato un percorso collettivo di conoscenza dell’Olocausto e delle forme di resistenza dei deportati.
Il romanzo è molto coinvolgente e scritto in maniera piana e comprensibile: si riecheggia un’atmosfera, sospesa nel tempo, che rende anche le dure cronache, ammantata da una sottile nostalgia.