”Media e social tra conflitti e cultura della pace”
IL WEBINAR ORGANIZZATO DA UNIVERSAL PEACE FEDERATION E DALL’ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE MEDIA PER LA PACE. leccecronaca.it HA PARTECIPATO, PER POTER RACCOGLIERE LE TESTIMONIANZE DEGLI ILLUSTRI RELATORI. ECCOLE QUI DI SEGUITO NELLA NOSTRA SINTESI
di Carmen Leo______ “Che la penna sia più potente della spada non è una novità: entrambe feriscono e uccidono, seppure in modo diverso. La guerra cognitiva che stiamo vivendo dimostra quanto le nuove strategie del conflitto utilizzano tutte le tecnologie del digitale nella cosiddetta ‘infowar'(guerra dell’informazione – ndr) dove post-verità e fake news (notizie false – ndr) moltiplicano i fattori d’incertezza e di rischio.
Secondo me, è a partire da questa consapevolezza, di nuovi scenari di minaccia, che si deve riconsiderare il ruolo dei giornalisti e dell’informazione, attori cruciali nel perseguire e promuovere un percorso di pace. La crisi dei rapporti umani generata dalla pandemia ha attribuito ai Media un potere ancora più forte, di questo occorre tenerne ben conto. Abbiamo assolutamente bisogno che nuove responsabilità e professionalità etiche e sociali siano assunte dagli operatori della comunicazione, altrimenti si può cadere vittime di determinate manipolazioni”.
Così Marco Lombardi (nella foto sopra), 66 anni, di Milano, direttore del centro di ricerca ITSTIME, professore ordinario presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano dove insegna Sociologia; Teoria e Tecniche della Comunicazione Mediale; Cooperazione nelle aree di post conflict; Sicurezza e contrasto al terrorismo; Criminologia applicata. Il professore Gestisce anche numerosi progetti di ricerca focalizzati sui temi della sicurezza e del terrorismo e ha sviluppato un percorso di attività di diplomazia culturale in aree estreme e critiche. Collabora, inoltre, per l’analisi del rischio e lo sviluppo di politiche per la sicurezza con numerose istituzioni nazionali e internazionali.
È membro della Commissione di Palazzo Chigi sulle strategie di contrasto al terrorismo e alla radicalizzazione e del Comitato di Riflessione e Indirizzo Strategico (CRIS) del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione, non ultimo direttore dell’Ordine dei Giornalisti.
Un nome altisonante, il suo, il primo intervento dell’importante webinar (seminario on line – ndr), presentato da Maria Pia Turiello (nella foto sotto) Criminologa Forense, Mediatore nell’Alta Conflittualità, che ha fatto da moderatrice, ricordando anche, tra un intervento e l’altro, tutti i giornalisti, reporter, operatori che rischiano la vita quotidianamente sugli scenari di guerra, per garantire un’informazione quanto più verosimile possibile.
In apertura i saluti di Carlo Zonato, Presidente di UPF Italia – Universal Peace Federation (Federazione Universale per la Pace) e di Vittorio Patanella, Coordinatore IMAP -Associazione Internazionale Media per la Pace, gli enti organizzatori dell’evento, trasmesso in diretta streaming ieri sera, 10 maggio, in occasione della Giornata Mondiale della Libertà di Stampa 2023, che fu istituita dalle Nazioni Unite nel dicembre del 1993.
Il webinar, seguito con grande interesse e partecipazione da leccecronaca.it, ha inteso esplicitare la valenza dei Media nel creare le condizioni per mantenere i delicati equilibri di pace del Pianeta, ma soprattutto l’oneroso compito di prevenire e risolvere i conflitti e di promuovere società più pacifiche e inclusive di ogni genere di diversità. È stato ampiamente trattato il tema dell’informazione e della comunicazione quali beni essenziali e necessari per difendere la libertà, per promuovere i diritti umani e contrastare discriminazioni, ingiustizie e totalitarismi.
“Oggi più che mai abbiamo la possibilità di poter comunicare direttamente con la fonte dell’informazione, come mai in passato. Questo funge da svolta nel mondo della comunicazione, perché ci permette di staccarci da quel filtro che un tempo era rappresentato dalla figura dell’opinion leader, che traduceva il messaggio dei media verso il pubblico. Ciò ci consente di avere a disposizione più fonti di informazione facilmente reperibili e di poter fare, quindi, un confronto tra esse, attivando un’analisi indagatoria su come viene rappresentato un determinato argomento.
I social diventano, dunque, vettori di comunicazione, ma anche di socializzazione. Le dinamiche relazionali che si attualizzano sono basate sulla disintermediazione e la democratizzazione, ma anche sulla polarizzazione che conduce al conflitto. In tale scenario, la cultura digitale diventa fondamentale per stimolare il dialogo tra nativi e immigrati digitali, tra le nuove e le vecchie generazioni che fruiscono delle informazioni, elargite in abbondanza dai Media, in modi e tempi del tutto differenti”.
Questo l’intervento, alquanto pertinente alla tematica del seminario, di Marino D’Amore (sopra nella foto), 44 anni, di Roma, laureato in Scienze della Comunicazione e Scienze Politiche, sociologo della comunicazione, criminologo e giornalista, cultore della materia di Sociologia generale e Sociologia dei processi del lavoro presso l’università Niccolò Cusano, docente master e dottorando di ricerca in Geopolitica e Geoeconomia presso la medesima università.
IMAP, co-organizzatrice del webinar è un progetto di UPF, inaugurato durante il Summit mondiale 2020 a Seul, nella Corea del Sud. È una rete di professionisti e studiosi che sostengono e promuovono la responsabilità sociale dei media e i più alti principi del giornalismo etico. È da sempre impegnata a sostenere gli obiettivi delle Nazioni Unite e delle organizzazioni internazionali che operano per la pace e la sicurezza.
“Se sia più potente la spada o la penna è argomento di discussione da tempi immemorabili, per prendere a prestito il noto aforisma di Marshall McLuhan, che ha dato il titolo a questo evento mediatico. Oggi con la nuova intelligenza artificiale generativa che riesce a simulare il pensiero umano, questo concetto è di estrema attualità, basti pensare alle fake news. Stiamo assistendo, oggi, ad una crisi epistemologica e culturale, che deriva da un uso differente della parola. L’algoritmo usa le parole per dare ordini, l’essere umano per raccontare storie, che possono essere interpretate soggettivamente. Molto importante è anche l’uso che si fa delle immagini, delle fotografie del quotidiano, che possono essere manipolate per generare emozioni e sentimenti differenti. Noi esseri umani dobbiamo affrontare un’educazione alla pace, in un contesto culturale che deve essere capace di mediare tra tutte le differenze sociali, economiche, di genere, per comprendere appieno che non abbiamo bisogno di un oracolo che ci dica cosa dobbiamo fare, ma di una macchina che semplifichi la vita a tutte le categorie sociali”.
Garbato e competente il contributo di Maria Pia Rossignaud (nella foto sotto), partenopea, direttore ed editore della rivista Media Duemila, vice presidente dell’ Osservatorio TuttiMedia, associazione unica che unisce media tradizionali, nuove piattaforme di comunicazione e aziende, consulente dell’Unione Europea in qualità di esperto digitale, impegnata anche a promuovere la cultura digitale nelle scuole italiane. Ella ha ricevuto il “PAM Prize 2021”, nella sede del Senato della Repubblica, per il progetto “Donna è innovazione”, che promuove la parità di genere diffondendo pratiche e percorsi di chi fa la differenza nel proprio territorio.
UPF è una ONG (Organizzazione Non Governativa – ndr) con Stato Generale Consultivo presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC). È un’alleanza di persone e di organizzazioni a livello internazionale, dedicata alla costruzione della Pace fondata sui principi d’interdipendenza, prosperità condivisa e valori universali comuni. In Italia, tra le varie iniziative, pubblica la rivista periodica “Voci di Pace”, un autorevole punto di riferimento culturale per i temi interreligiosi, dei diritti umani, della good governance e della pace.
Alla nostra domanda: “Il giornalista deve perseguire la verità ad ogni costo? Anche sapendo che questa andrebbe a sconvolgere equilibri e serenità di un ambiente privato e/o pubblico?”, la risposta giunge da Marco Respinti (nella foto in basso), 59 anni, di Milano, giornalista, saggista e docente, direttore responsabile di Bitter Winter, un periodico sulla libertà religiosa e sui diritti umani, presidente del Columbia Institute di Milano, che così si esprime: “Chiunque di noi usi la parola per professione e/o per diletto deve tener ben presente il concetto che essa può trasformarsi in arma di distruzione di massa oppure in strumento di pace universale. Basta che la parola non operi per il bene, perché essa possa perseguire il male. Dunque il giornalista o il blogger, o anche chiunque abbia a che fare con i media nell’accezione più grande e contemporanea del termine, deve adoperarsi per non imbracciare la tastiera come un’arma, quando si arma il canne della penna.
Il giornalista non è un semplice narratore dei fatti, è in realtà un guerriero che combatte quotidianamente dietro ogni angolo di strada, ogni muro, seduto su un sedile di un’auto, di una poltrona da scrivania, in qualunque situazione si trovi, da quelle più ordinarie alle più estreme. In ogni caso, deve scegliere da che parte stare e da chi o cosa prendere le distanze, trovandosi ad operare anche sotto regimi politici che hanno in odio la libertà di parola e di stampa.
Il giornalista, se non si schiera non vuol dire che sia obiettivo, non prendendo posizione dimostra, invece, senza dirlo, di stare in maniera scorretta da una delle due parti. La parola deve scegliere di schierarsi dalla parte della Verità, contro la parola menzognera.
Non esiste in questo un’equidistanza, esiste l’obiettività e la Veridicità di cronaca.
I GIORNALISTI DEVONO ESSERE I SERVITORI DELLA VERITÀ”.
Compito del qualificato parterre di relatori è stato quello di confrontarsi sul valore della libertà di stampa, dell’autonomia e del pluralismo dell’informazione, dell’indipendenza dei media e della loro responsabilità sociale ed etica. È stata presa in esame e sviscerata in maniera dettagliata l’importanza di una pratica professionale seria, rigorosa e affidabile del giornalismo, per assicurare un’elevata e democratica qualità dell’informazione, per contrastare le dilaganti fake news e le manipolazioni consapevoli e mirate ad alterare le coscienze dell’utenza, principalmente di quella non dotata di una cultura di livello tale da saper discernere tra la Verità e la Convenienza.
“Quando si ha la libertà di stampa in un popolo e tutti i componenti di questo popolo sanno leggere, allora è possibile qualsiasi forma di libertà”: è questo un noto aforisma di Thomas Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti d’America.
Un concetto, anzi di più, un “credo” assolutamente attuale, che lecceronaca.it si sente di condividere e promuovere nella maniera più assoluta, perché rispondente alla propria idntità che, sin dalla fondazione, privilegia la libertà di opinione e la veridicità di informazione come valori assoluti che il “giornalismo più autentico”, scevro di condizionamenti di qualunque sorta, deve perseguire e attuare.
Con l’impegno a battersi sempre con la penna della ricerca,della documentazione e della riflessione, quotidianamente, per porre fine a tutte le guerre. ______
In basso la locandina del webinar
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