STRAGE DI BRESCIA. IL SOTTOSEGRETARIO ALFREDO MANTOVANO STRONCA LE POLEMICHE SUL NASCERE
MV_______Apprendiamo dall’Agenzia Giornalistica Italia (AGI), un’agenzia di stampa meno conosciuta ma non meno importante dell’ANSA, che si terrà il quarto processo per un attentato avvenuto mezzo secolo fa, per la precisione 49 anni fa, e sul quale ancora non si è fatto ancora chiarezza, forti dubbi sugli esecutori, assolutamente sconosciuti i mandanti.
Di una cosa però siamo certi “ l’attentato è di matrice fascista”.
Lo scrive oggi l’AGI, lo affermava 49 anni fa alla RAI, a distanza di pochi minuti dallo scoppio della bomba, un trafelato giornalista in uno speciale del TG pronunciava queste parole: “ E’ scoppiata una bomba non si sa chi è stato, non è stato preso nessuno, ma la bomba è di chiara marca fascista”.
Era il tempo in cui “l’ha detto la RAI”, voleva dire che era una verità inconfutabile.
Io ero un ragazzino, frequentavo il liceo artistico, e insieme ad altri amici avevamo dato vita ad un giornaletto “L’Alternativa Lecce” e cominciavo a cimentarmi con le notizie, come darle, come verificarle, quanto fosse necessario impegnarsi per dimostrare i propri assunti. Mi era stato spiegato che chi vuol fare il giornalista deve informare secondo etica e rispetto, raccontare la complessità, trovare soluzioni alternative, tutto ciò al fine di ottenere la fiducia dei lettori. E poi c’erano le famose 5W, cosa, chi, dove, quando, ma soprattutto per quale motivo.
Quando avviene un delitto la prima domanda è cui prodest, a chi giova.
Ma dopo aver ascoltato le parole del giornalista Rai: “ Non si sa chi è stato, non è stato preso nessuno, ma la bomba è di chiara marca fascista”, cominciai a pensare che forse aveva ragione quel signore che scherzando, ma evidentemente non più di tanto, raccontava che i giornalisti metà le notizie le distorcono l’altra metà le inventano.
Dopo aver ascoltato la notizia in TV, credo come la maggior parte degli italiani rimasi basito, l’orrore per i feriti e per i morti, immaginavo i volti macchiati di sangue, le carni straziate di quei poveri innocenti, e provavo un senso di sgomento. Col passare dei giorni, mi ritornava in mente la notizia come era stata data, quasi uno slogan : ” La bomba è di chiara marca fascista….” e quando pensavo a quelle parole la mia mente costruiva un’immagine, di quelle che da bambino vedevo disegnate su Topolino, una bomba su cui era scritto “ Bomba di chiara Marca Fascista”, che mi strappava un sorriso, e questo mi faceva provare un senso di vergogna dato che nella tragedia riuscivo a cogliere quello che era un aspetto comico.
Passeranno molti anni, e con la maturità e il senno di poi, capì che non era la mia mente malata a cogliere ciò che oggettivamente era comico, ma che quelle dichiarazioni, erano l’inizio di una strategia tesa a stabilizzare il regime partitocratico che già allora a causa delle ruberie cominciava a traballare, e che grazie alle bombe riuscì a stare a galla per un altro ventennio.
Su quei morti innocenti furono in tanti a specularci politicamente, a pagare lo scotto senza averne alcuna responsabilità, fu la destra politica che fu emarginata e criminalizzata.
Le indagini andarono in un’unica direzione, se la bomba aveva una “chiara matrice” ovviamente bisognava indagare in quegli ambienti, per cui vennero incriminati decine e decine di uomini tutti riconducibili ad ambienti di de destra, tra cui il più noto Pino Rauti, tutte persone che poi i Giudici saranno costretti ad assolvere.
Quando qualcuno ha smesso di cercare solo a destra si è visto che vi erano responsabilità di uomini dello Stato, di quello stato partitocratico e Antifascista.
Ma oramai dopo che per decenni era stata raccontata senza lo straccio di una prova la storiella della “bomba di chiara marca fascista”, dopo che erano state collocate lapidi, scritti libri, e centinaia di articoli di giornali, inchieste televisive e quant’altro non si poteva fare marcia indietro e chiedere scusa, per cui si continuò a dire che la matrice era sempre quella ma dietro c’erano gli uomini dei Servizi, però Servizi deviati.
Ma se gli apparati dello Stato erano deviati, chi erano i responsabili? Forse coloro che avevano il potere e che controllavano i Servizi Segreti e che da quelle bombe ebbero dei vantaggi, o quel partitino di destra che nel 1972 stando all’opposizione e operando democraticamente raddoppiò i voti, mentre dopo quella bomba finì per non avere nessun ruolo politico e culturale nel paese?
Sono trascorsi 49 anni e 250 mila pagine di documenti sono stati redatti su carta ormai ingiallita dal tempo, oggi si inizia a celebrare l’ennesimo processo e al momento l’Agenzie di stampa non possono fare altro che ripetere ciò che quel giornalista Rai disse a caldo mezzo secolo fa “attentato di matrice neofascista”.
Qualcuno vorrebbe polemizzare con il Governo Meloni perché non si è costituito parte civile, ma ecco che una nota del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, chiarisce “di non avere ricevuto la fissazione dell’udienza e che ha dato mandato all’Avvocatura dello Stato di presentare la richiesta di costituzione”.
Anche perché, oltre ai parenti delle vittime, l’unica parte politica che avrebbe interesse a che la verità venisse a galla è proprio quella che fa capo a Giorgia Meloni, certo il Governo si è insediato da pochi mesi, e certamente le incrostazioni interne alla burocrazia, avvenute nell’arco di decenni non si eliminano dall’oggi al domani, ma il vento pare sia cambiato forse negli apparati qualcuno potrebbe parlare o dei documenti potrebbero saltare fuori.
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