VUOTO A PERDERE. LA MORTE IN DISPERATA SOLITUDINE DI UN’ ANZIANA NEL CENTRO DI LECCE
(g.p.) ______ Lecce città del mondo. Sì, ma quello omologato dal consumismo, devastato dalla globalizzazione, deteriorato dall’ avidità. Che ha perso il senso di appartenenza, le logiche virtuose del vicinato, l’ identità, tenute fino a qualche decennio fa, e poi irrimediabilmente smarrite.
Una città triste, altre che Leccesi core presciatu. Con le sue Vallette come a Torino, con i suoi Quarto Oggiaro come a Milano, con i suoi Bronx come a New York.
Ormai pure però fra i palazzi residenziali di decoro anni Settanta che stanno dopo Santa Rosa, verso piazza Mazzini, vicino a piazza Ariosto.
Solitudine, emarginazione, che fanno rima con egoismo e disperazione.
Ognuno pensa solo a sé stesso, coltiva il suo orticello, si affaccia dalla sua torre d’avorio, è oramai incapace di volare alto, e insieme agli altri, specie con chi è rimasto indietro, giù, per ultimo.
Così succede che suona la campana, e suona per tutti, se qui ogni essere umano è un’ isola, non una penisola, non un continente, ma un’isola, che vive da sé, e per sé, incapace di amare veramente, in qualunque modo, di fare rete, di stabilire relazioni.
Così succede che anche a Lecce – e non è certo la prima volta – si faccia la raccolta differenziata dei vuoti a perdere, e tanti ogni notte, a ogni alba di un nuovo giorno sempre più difficile da affrontare, si guardino nello specchio, e si vedano sempre più vecchi e sempre più soli, e si buttino via.
Si può morire in disperata e disperante solitudine, perché si cade in casa, o si è colti da un malore improvviso, ma anche no, consumati lentamente, se lentamente muore giorno dopo giorno chi non ha più nessuna relazione?
Senza che nessuno, neanche un cane, senza offesa per i cani, ti venga a cercare, per tanto tempo, ti telefoni, bussi alla tua porta, pensi a te in qualche modo?
Che passino molti giorni, perché qualche vicino se ne accorga, solo per la puzza di cadavere che viene su dalle scale, e solamente per questo chiami i Vigili?
Si può, sì può.
E’ successo questo pomeirggio nella Lecce città del mondo globalizzato, in uno stabile di via Gabrile D’Annunzio (nella foto) ad un’anziana di 90 anni.
Non vedendola da parecchio tempo, i condomini hanno chiamato l’amministratore, con straordinario senso di umanità, come se ci fosse un’infiltrazione d’acqua, una lampadina fulminata, un problema con la raccolta differenziata dei rifiuti.
Questi allora ha avvertito allora la Polizia, anche se gli agenti nulla potevano, essendo l’appartamento chiuso in tutti i modi.
Sono dovuti intervenire i Vigili del Fuoco, che hanno sfondato la porta, e sono rimasti sbigottiti. Quando poi sono arrivati i sanitari del 118, il medico ha stabilito che il decesso era avvenuto già da giorni.
Servizi sociali del Comune non pervenuti.
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