COME ERAVAMO / ‘Regina Santoro Omonio’
di Raffaele Polo ______ Non ci abbiamo mai fatto caso, ma la ‘chiesa’ è stata protagonista della nostra vita per lungo, lunghissimo tempo. E il termine ‘chiesa’ per noi significava soprattutto un mondo velato dall’oscurità, che percorreva un cammino fatto di usanze e liturgie spesso incomprensibili ma che dovevamo frequentare per non essere esclusi dal mondo dei più grandi.
Già la ‘chiesa’ era la possibilità di incontrare qualche nostro coetaneo e, soprattutto, le ragazze che ci piacevano. Mi sembra ancora di vedere, all’entrata domenicale, lo schieramento delle donne da una parte, con il velo in testa, e gli uomini dall’altra. Non sempre c’erano i banchi; nelle strutture più povere, c’erano ancora quelle grossolane sedie con la paglia, bisognava versare l’obolo di 10 lire per aver diritto a questa sedia. L’inginocchiatoio non costava nulla, ma ce n’erano pochi…
La posizione strategica, in chiesa, era dietro. Possibilmente dove il sacerdote potesse solo intravederci, che non si dicesse che ‘avevamo saltato la Messa’. Era importante perchè, dopo la messa, si aveva accesso ai semplici giochi che erano in uno spazio della sacrestia. O, con la bella stagione, al cortile dove si poteva giocare a pallone.
Il nostro sguardo correva subito allo schieramento femminile, ma il momento più bello era all’uscita, quando gli incontri, più o meno casuali, consentivano sguardi e sorrisi.
Prima della Messa, c’era il Rosario. E siamo sempre stati attirati e incuriositi dalla lunga sequenza, in latino, degli attributi alla Madonna. Quello del latino non era un ostacolo insuperabile, anzi ci rinfrescava i compiti con le traduzioni che, allora, comprendevano sempre il latino. E così, quei termini come ‘ianua coelis’ e ‘salus infirmorum’ li comprendevamo e declinavamo subito i sostantivi. Alcune locuzioni, però, ci sfuggivano: per anni non abbiamo compreso cosa volesse dire ‘Regina Santoro Omonio’. Lo diceva anche la nonna, quando ci costringeva bonariamente a partecipare al Rosario familiare, anche qui in cambio di un successivo dolcetto o la sospirata mancia… Questa cosa del Santoro Omonio l’abbiamo risolta solo di recente, quando abbiamo letto la sequenza che la nostra moderna Parrocchia ha messo nero su bianco. Regina Sanctorum omnium, ovvero Regina di tutti i Santi!
In chiesa, poi, c’era il dilemma dell’inginocchiarsi o meno. Se capitavamo ai primi posti, proprio davanti all’altare, era giocoforza inginocchiarsi e guardare con la coda dell’occhio gli altri, per capire quando bisognava rialzarsi. Se stavamo dietro, invece, rimanevamo in piedi, con il capo abbassato e il volto contrito. Ma il momento più bello era la Comunione: c’era la sfilata di tutte le ragazze che, con le mani giunte e il volto ispirato, si appressavano all’altare. A qualcuna, la più simpatica, scappava un risolino e le occhiate che rivolgevano verso il settore maschile, erano veri e propri messaggi di fuoco.
Infine, l’annuncio più gradito, compreso da tutti: Ite, missa est. A stenti si rispondeva, ci catapultavamo fuori a correre, a giocare, col vento che accarezzava i nostri polpacci, avevamo tutti i pantaloni corti ma i peli ruvidi cominciavano già ad apparire…
Category: Costume e società, Cultura
Quello della messa domenicale era una consuetudine-dovere a cui adempiere, uno dei precetti della Chiesa cattolica che tutti imparavamo dal catechismo, senza chiederci il perché… In molti abbiamo perseverato, per abitudine o inerzia! Forse la domenica senza la messa ci sembrava meno festa, ma di certo era un’occasione per incontrare amici o conoscere persone nuove… In una mescolanza tra il sacro e il profano, la parrocchia di appartenenza era un punto di riferimento per socializzare con i coetanei all’uscita dalla messa, con una voglia di respirare l’aria e la luce del sole soprattutto quando arrivava la primavera… Forse eravamo troppo giovani per seguire puntualmente quel rito religioso fatto di preghiere, padre nostri, canti corali e genuflessioni, in un tempo che poteva sembrare interminabile… per noi intenti a sognare, la fine della messa era un “libera tutti” da un dovere adempiuto per incontrare fuori gli amici con i quali condividere i sogni e i desideri più belli da realizzare per essere felici…