COME ERAVAMO / GRAFFEN, CALZONE E PUCCIA

| 9 Febbraio 2023 | 1 Comment

di Raffaele Polo ______

Al bar, il nostro preferito era il krapfen che, a Lecce, si chiamava ‘graffen’ e costava 50 lire.

Il suo diretto antagonista era il fruttone, ma il graffen era il non plus ultra, con quella crema gialla e, soprattutto, lo zucchero che rimaneva sulle labbra e ti faceva sentire l’appiccicaticcio per ore. Il graffen lo compravamo la mattina, prima di entrare a scuola, e fino a mezzogiorno, avvertivamo il suo ricordo su e giù, verso lo stomaco. I miei genitori erano contrari a ‘quella porcheria fritta con olio di risulta e con la cremazza pesante che non si digerisce’, cosicché dovevamo comprarlo di nascosto, come le sigarette. E la trasgressione ci rendeva questo dolce ancora più buono.

Nel pomeriggio e in serata (allora, entro le 20 dovevamo essere tutti a casa, salvo rarissime eccezioni…) c’era il calzone che, anch’esso fritto, conteneva mozzarella e pomodoro roventi, che bisognava intaccare con pazienza e caparbietà, prolungando il gusto di questa semplice leccornia che andava mangiata appena fritta ma non si poteva gustarla subito perché bollente… Probabilmente, proprio questo contraddittoria caratteristica ce lo faceva preferire, i calzoni al forno no, per carità. Meglio i rustici, allora.  Ecco, anche nelle scelte, i coetanei si distinguevano: alle ragazze piacevano di più i rustici, li addentavano con grazia, forbendosi le labbra col tovagliolino dell’Alvino. Ai ragazzi, invece, i calzoni fumiganti piacevano assai, li compravamo dallo Snack bar, attenti a non ustionarci…  Il bello è che ci sorprendeva il fatto che i calzoni fossero sconosciuti altrove: i baresi li chiamavano ‘panzarotti’ ma il prodotto era diverso. E i rustici avevano la dizione completa di ‘rustici leccesi’ per non confonderli con altri alimenti simili.

Poi, a metà degli anni Settanta, si sparse la voce che era stata inventata la ‘puccia’ leccese. La confezionavano a Trepuzzi, in un bar vicino al passaggio a livello, era una grossa pagnotta che veniva farcita prima di essere inserita nel forno, il sabato sera c’era la fila, dal capoluogo e dai paesi vicini si andava a mangiarla, la cosa che più piaceva era che si poteva scegliere qualsiasi tipo di contorno, venivamo sempre esauditi, il mio piacere era di ‘mettere tutto’ e la puccia diventava un microcosmo appetibilissimo.

La ‘Puccia’ è poi approdata in città, è rimasta praticamente immutata, sempre buonissima ma non costa più 250 lire…

Category: Costume e società, Cultura

About the Author ()

Comments (1)

Trackback URL | Comments RSS Feed

  1. Giuliana Silvestri ha detto:

    L’arte dolciaria vanta da sempre una ricca produzione e di alta qualità ad opera di pasticceri abili e creativi che deliziano il palato dei leccesi e non solo. Mi piace ricordare che in casa mia, soprattutto la domenica, la fine del pranzo era esaltata da una guantiera di dolci mignon ai vari gusti, una vera e propria goduria, prima da guardare e poi da gustare. Poi c’erano le paste per la colazione: il krapfen (graffen) e la soffice brioche che avevano il primato nella preferenza; quel ciambellone cosparso di granelli di zucchero e farcito di crema e la morbida brioche che ricordava il panino piuma, facile da masticare, caldi e appena sfornati mi facevano venire l’acquolina in bocca, già prima di metterli sotto i denti, un vero godimento! Da ragazzina, quando uscivo con la mamma per fare una passeggiata o delle compere, di solito il mitico Prato bar, a cui mi lega ancora un ricordo nostalgico e affettivo, era una nostra meta per l’assaggio di qualche leccornia e altre bontà… Il calzone e la puccia, erano altre delizie che hanno accompagnato gli anni della mia adolescenza e oltre:i primi si gustavano allo Snack bar, rinomata pizzeria e tavola calda nei pressi di piazza S. Oronzo;sempre caldi e molto ripieni di mozzarella e pomodoro che, se non stavi attento, rischiavano di caderti addosso… In seguito, la puccia, oggi una consuetudine, ma allora un trend della mia generazione, un sapore speciale e unico… che tempi!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Connect with Facebook

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.