LA POLEMICA / STRAGE DI ALBERI PURE A NARDO’
di Graziano De Tuglie ______
Un intervento di modifica urbanistica che riguarda la storica Piazza Umberto a Nardò suscita ragionate polemiche da parte dell’associazione “Nardò Bene Comune”.
Con un comunicato l’associazione neretina denuncia la strage di alberi che l’amministrazione Mellone sta attuando al servizio del progetto che ridisegna Piazza Umberto con un intervento caduto dal cielo senza una giustificazione reale che sia sentita e promossa dalla cittadinanza.
Nardò Ben Comune scrive: “I pini di piazza Umberto I a Nardò sono tra i pochi superstiti in città. Belli, sani, con un tronco per cui non basta un abbraccio e una chioma che offre ombra e ossigeno, specie durante la canicola estiva.
Invitiamo i cittadini a passare e porgere loro l’ultimo saluto e a ringraziarli per l’egregio lavoro svolto in questi anni. Poi verranno tagliati, insieme a numerosi altri alberi della stessa piazza.
Il loro destino è segnato e noi, come sempre accade da quando Mellone è sindaco, non possiamo farci niente, neppure dire che non siamo d’accordo. Non ci resterà che aggiornare il pallottoliere degli alberi abbattuti da questa Amministrazione. Mellone il “piNomane” colpisce ancora, e stavolta i poveri alberi pagano colpe non loro: è il prezzo del restyling, di cui peraltro nessuno sentiva la necessità, che ne prevede l’eliminazione.
Alberi sani, è bene ribadirlo, e che – siamo pronti a scommetterci – saranno dichiarati pericolosi su commissione per poter essere abbattuti. Niente di nuovo, anche nel nullo coinvolgimento della cittadinanza e nella totale assenza di trasparenza che ci porta ancora una volta ad assistere passivi a un progetto già approvato, nemmeno passato per il consiglio comunale.”
In effetti i pini, della specie “Pino Domestico”, di Piazza Umberto I° sono stati piantati poco più di trenta anni addietro quando sostituirono i precedenti esemplari di “Pino d’Aleppo” che erano giunti quasi alla fine della loro esistenza; quindi sono esemplari giovani, vita stimata in 100-110 anni, sani e robusti che si sono ben ambientati e si sono sviluppati armoniosamente. Fra di essi vi sono anche alcune pregevoli piante di Canfora che aggiungono un valore intrinsecamente elevato al patrimonio arboreo della piazza.
Questo complesso di alberi rappresenta un fondale verde per la piazza che gode dell’effetto mitigante della loro ombra nelle calde giornate estive e nelle assolate mattinate primaverili. Gli alberi forniscono anche una una buona produzione di ossigeno particolarmente utile alla popolazione dello storico edificio scolastico che ha visto studiare nelle sue aule decine di migliaia di neritini delle oltre 15 generazioni che si sono succedute.
Ha ragione Nardò Bene Comune a criticare radicalmente le scelte di un’amministrazione e del sindaco che sembrano avere fobia del verde urbano:”Le piante saranno sostituite da altre in questo gioco senza senso di espianto e ripiantumazione, un gioco a cui abbiamo già assistito per il magnifico filare di ibiscus di via XX Settembre, per i tigli della zona 167, e per i monumentali e per sempre perduti esemplari di pioppo nero di via Bellini.”
Mellone nel suo amministrare Nardò, ha totalmente ignorato il combinato disposto delle leggi 113/1992 e 10/2013 che obbligano le amministrazioni locali a pubblicare il bilancio arboreo dei territori amministrati. Forse non conosce proprio queste leggi che sono totalmente ignorate dai suoi due ultimi assessori all’ambiente orientati a perseguire le proprie carriere piuttosto che a tutelare il territorio e la natura che vi insiste.
La ventilata sostituzione degli alberi esistenti non può rassicurare le aspettative della cittadinanza più attenta che ricorda come difficoltose e dall’esito finale incerto siano state operazioni simili perpetrate da questa e da altre precedenti amministrazioni.
Stupisce il silenzio della società civile che mugugna ma non prende posizione su operazioni del genere di cui nessuno sentiva l’esigenza, e che non possono servire ad altro che gestire appalti e lavori pubblici che potrebbero essere più utili se indirizzati verso altri, e ben più necessari, obiettivi.