L’OMAGGIO DELL’ITALIA ALLA MEMORIA DI BEPPE ALFANO
(g.p.) ______ Delle tante vittime della mafia per le loro denunce e il loro impegno civile, Beppe Alfano è stata quella meno considerata. Penso che ciò sia dovuto a due ragioni, in primis le sue polemiche con l’Ordine del Giornalisti, che solo post mortem gli concesse ad honorem l’iscrizione all’albo, poi la sua militanza in Ordine Nuovo prima e nel Movimento Sociale Italiano poi, tutte cose che certo non giovarono alla sua carriera e alla sua memoria.
Siciliano di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, faceva il giornalista sul campo di battaglia, sia sulla carta stampata, sia sulle televisioni locali, occupandosi di uomini d’affari, mafiosi, politici e logge massoniche. Insomma, un po’ come camminare sui carboni ardenti ogni giorno senza bruciarsi.
Alla fine si bruciò.
Lo uccisero quando aveva 48 anni, l’8 gennaio 1993, colpito da tre proiettili mentre era in auto nel suo paese. Per l’omicidio, è stato condannato all’ergastolo il boss della zona Giuseppe Gullotti, quale organizzatore dell’agguato mortale, ma non è stato possibile risalire ai veri mandanti e alle ragioni che li spinsero a decretare una vera e propria esecuzione.
Nel trentesimo anniversario della morte, ieri Beppe Alfano è stato ricordato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Qui di seguito la ua dichiarazione
«Nel trentesimo anniversario dell’uccisione di Giuseppe Aldo Felice Alfano, mi unisco al cordoglio dei familiari, ricordando il suo inestimabile impegno civico.
Beppe Alfano fu vittima di un vile attentato di matrice mafiosa mentre era alla guida della sua auto: un evento tragico che sconvolse la Città di Barcellona Pozzo di Gotto.
I valori di legalità e giustizia, fondamento del nostro sistema democratico, a cui Alfano si ispirava nello svolgimento della sua attività, non furono scalfiti da un delitto così spregevole.
Con le sue inchieste Beppe Alfano narrava una realtà complessa, con l’obiettivo di svelarne le verità contro ogni forma di connivenza e corruzione.
La lotta alla criminalità organizzata era per lui un impegno da perseguire con dedizione, all’insegna di una società libera dalla sopraffazione.
Una dedizione che è rimasta impressa nella memoria collettiva: la sua immagine rappresenta un modello per le generazioni di ogni tempo.
Il contrasto alle mafie è una responsabilità comune. Il contributo di ciascuno è elemento imprescindibile per una effettiva cultura della legalità che sia esperienza e dovere sociale.
La Repubblica rende omaggio alla sua memoria».
Questo pezzo Vi fa onore.