COME ERAVAMO / DA ROSETTA E DA FRANCO CCHINO

| 26 Dicembre 2022 | 1 Comment

di Raffaele Polo  ______ 

La pizza (e le pizzerie) non erano molto diffuse, nella Lecce degli anni Sessanta. In città c’era la pizzeria ‘da Rosetta’, la ricordo molto bene, era in Viale Otranto, le pizze le faceva il marito della signora Rosetta, noi prendevamo sempre la ‘completa’, sennò la margherita. 

Bisogna, comunque, effettuare un distinguo che ha anche risvolti letterari. La pizza dei nostri tempi era prevalentemente da asporto. Se si sceglieva di mangiarla in pizzeria, si optava per locali molto simili alle osterie, che avevano in bella vista il forno a legna. Questo dà un senso all’atto unico, famosissimo, di Raffaele Protopapa, ovvero ‘La pizza alla Margherita’, dove sono, per l’appunto, due avvinazzati che, dopo aver gustato la pizza con abbondanti libagioni, discutono su chi debba pagare il conto…  

La ‘pizza da asporto’ non era molto facile da trasportare perché non avevano ancora inventato i contenitori di cartone. E allora, non appena sfornata, bollente e con la mozzarella filante, la pizza veniva piegata in due e incartata come un semplice panino…

A casa, poi, avveniva la metamorfosi: che la pizza si manteneva calda, è vero. Ma il condimento e, in primis, la mozzarella, si attaccava su sé stesso e formava un piacevole agglomerato che, inutilmente, si cercava di spandere sulla superficie, tornata a forma  circolare. Così la pizza veniva consumata piacevolmente come un panino…

Niente da fare, tanto bella da vedere la pizza appena uscita dal forno e così irriconoscibile (anche se buona) una volta arrivati a casa…  Fu Franco, detto ‘Cchino’, che aveva la salumeria-pizzeria in viale Taranto, proprio di fronte al Liceo Palmieri, ad ‘inventare’ un nuovo modo di portare la pizza a casa: con un foglio di carta oleata, passato sotto la base della pizza, effettuava una sorta di chiusura a caramella, spingendo in alto la carta e attorcigliandola. Si potevano prendere così due pizze (una per mano) e inserirle nell’abitacolo dell’auto. Ma arrivavano a casa ormai fredde, anche se tutta la macchina si impregnava per giorni del piacevole profumo delle margherite.

Franco (detto ‘Cchino’) aveva poi, la caratteristica di ‘fare il conto’ a memoria, sotto i tuoi occhi, e ti diceva, in pochi secondi, quanto dovevi. A secondo della giornata trascorsa, il conto variava sempre, anche se di poco, suscitando i rimbrotti dell’anziana moglie che era alla cassa…

Poi, con l’introduzione dei cartoni da pizza, il problema è stato risolto, e sono cresciute le pizzerie, i tipi di pizza e le specialità preferite… Da segnalare che, in provincia, era spesso impossibile trovare ‘la pizza’: solo in qualche raro bar, aperto anche la sera, si poteva ordinare la pizza che, però, era la ‘focaccia’, tipica del Salento e con il ripieno di cipolle… Se volevi la pizza tradizionale, dovevi dire: “Una pizzella…” e allora ti capivano. E ti dicevano che no, non ne facevano…

Infine, allo Snack bar, in via Trinchese a Lecce, le pizze te le facevano molto velocemente, e le mangiavi in piedi o appollaiato sugli alti sgabelli messi davanti a un lungo ripiano su cui poggiavi il piatto rovente con la pizza appena sfornata, ingozzandoti e ustionandoti piacevolmente…

Category: Costume e società, Cultura

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Comments (1)

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  1. Roberto ha detto:

    Ma la pizzeria da Rosetta non era in via Leuca dopo l hotel delle Palme?

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