PRESENTATO A SALICE IL LIBRO DI CLAUDIO MARTELLI
MAGISTRATI E COMUNISTI FECERO LA GUERRA A FALCONE, DOPO MORTO SI FECERO PASSARE PER GLI EREDI MORALI
di Valerio Melcore – VIDEO INTERVISTA all’onorevole Martelli
___Ieri sera siamo stati alla presentazione del libro “Vita e persecuzione di Giovanni Falcone” scritto da Claudio Martelli, l’uomo che da Ministro di Grazia e Giustizia chiamò a Roma il Magistrato Giovanni Falcone per affidargli una struttura che potesse fare la lotta alla Mafia senza che quella parte della magistratura siciliana, collusa, rassegnata a volte invidiosa o incompetente, potesse mettergli il bastone tra le ruote come aveva fatto sino a quel momento.
In quella, come in altre occasioni a fare la guerra a Falcone oltre ad un parte importante della Magistratura ci furono i comunisti.
Falcone fu colui che istruì il maxi processo alla Mafia, insieme a Borsellino e a pochi altri, raccolsero una montagna di prove che mandarono alla sbarra oltre 400 mafiosi. Per la prima volta nella storia dell’Italia repubblicana lo Stato riuscì, non solo a mandare in galera un numero così elevato di uomini appartenenti a “Cosa nostra”, ma soprattutto, tutti i capi della “Cupola” furono condannati all’ergastolo.
I giudici inflissero 19 ergastoli e 2265 anni di carcere a capimafia, “colonnelli”, gregari e picciotti; il pool riuscì a ricostruire l’organigramma mafioso, i traffici illeciti e scopre i responsabili di 120 omicidi.
Dopo il maxi processo Falcone divenne il più noto magistrato italiano, non solo nel nostro paese ma nel mondo, negli Stati Uniti poi, dove aveva collaborato con l’FBI, era stimatissimo.
Il processo istruito da Falcone e Paolo Borsellino, si fondava su un’ordinanza di rinvio a giudizio di circa ottomila pagine (che crebbero poi, nei vari gradi del giudizio, ad oltre un milione), firmata da Antonino Caponnetto, capo dell’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo.
Per cui quando Caponnetto va in pensione, tutti pensano che ovviamente sarebbe stato Falcone a prendere il suo posto. Un posto che si era guadagnato sul campo e che tutti gli riconoscevano. Tutti, meno che quei Magistrati di Palermo che gli preferirono un altro magistrato che non aveva meriti speciali o conoscenze specifiche, l’unica giustificazione fu che fosse più anziano di Falcone. Insomma Giovanni Falcone, quello che noi oggi giustamente onoriamo come un eroe del nostro tempo, fu colpito alle spalle proprio da coloro che avrebbero dovuto difenderlo, onorarlo e da lui prendere esempio per sconfiggere una volta per tutti la Mafia.
Ma torniamo ieri sera. La presentazione del libro è avvenuta nella splendida cornice di un locale posto all’interno delle Cantine De Castris, dopo l’introduzione del sindaco di Salice Salentino Cosimo Leuzzi, il padrone di casa dottor De Castris ha dato il benvenuto ai partecipanti, al sindaco di Novoli Marco De Luca, al sindaco di Caprarica Paolo Greco, ai tanti amministratori presenti e ovviamnete all’ospite d’onore.
L’onorevole Claudio Martelli ha spiegato i tanti motivi che lo hanno indotto a scrivere questo libro, ma quello che più di tutti lo spinto a farlo è stata la rabbia che prova tutte le volte che vede coloro che in vita a falcone lo hanno osteggiato, disprezzato, deriso e combattuto, come il Sindaco Leoluca Orlando, o i tanti dirigenti dell’allora Partito Comunista Italiano, oggi si ergono a paladini della legalità e si fanno passare per gli amici e gli eredi dell’insegnamento del Giudice fatto saltare in aria dalla Mafia insieme alla moglie e alla sua scorta.
L’ex Ministro di Grazia e Giustizia ha continuato il suo intervento affermando che:
“Giovanni Falcone era il più importante, il più capace, il più famoso tra i giudici che hanno combattuto la mafia. Per questo nello stesso giorno in cui fui nominato ministro della Giustizia lo chiamai e gli affidai l’incarico più importante del ministero, quello di direttore degli Affari Penali. Insieme, abbiamo pensato e organizzato la più organica, determinata ed efficace strategia di contrasto a Cosa Nostra. La mafia reagì uccidendo prima Falcone poi Borsellino con una violenza terroristica più efferata e rabbiosa di quella armata in precedenza contro i molti giudici, poliziotti, uomini politici che l’avevano contrastata. Pur tra tante affinità, la storia di Falcone è diversa da quella degli altri uomini dello Stato che hanno combattuto la mafia perché solo a Falcone è capitato di essere perseguitato in vita non solo da Cosa Nostra, ma anche di essere avversato da colleghi magistrati, dalle loro istituzioni come il CSM e dall’Associazione Nazionale Magistrati, nonché da politici e da giornalisti di varie fazioni. Ancora oggi di quest’altra faccia della luna poco si sa perché poco è stato detto. Fece eccezione l’amico più caro di Falcone, Paolo Borsellino – che denunciò pubblicamente i suoi colleghoi corrotti o collusi, infatti gridò ai quattro venti una verità che in pochi all’epoca vollero ascoltare, infatti a più riprese sostenne –
‘La magistratura che forse ha più responsabilità di tutti cominciò a far morire Giovanni Falcone ben prima che la mafia lo assassinasse a Capaci’.
Da allora sono passati trent’anni. Per rispetto di Falcone, dei ragazzi che non hanno vissuto quel tempo, degli adulti che non lo hanno capito o lo hanno dimenticato, sento il dovere di tornare a riflettere per raccontare le verità di allora e quelle più recenti che ho appreso insieme al ruolo di chi, nel bene e nel male, ne fu protagonista dentro le istituzioni dello Stato, nella società e nel mondo dell’informazione.”
Un altro argomento su cui Martelli si è soffermato è stata la stagione di Mani Pulite, quella che portò alla sbarra 500 deputati, praticamente mezzo Parlamento, un’altra guerra che ebbe anche i suoi morti. 40 suicidi e centinaia di cittadini che sino al giorno prima erano persone rispettabili e il giorno dopo si trovarono messi alla gogna mediatica, sottolinenado che: “Se uno guardasse oggi a quella stagione potrebbe pensare ad un colpo di stato bianco”.
Claudio Martelli, è ritornato più volte su quanto Borsellino aveva pubblicamente denunciato, sostenendo che prima della Mafia a uccidere Falcone erano stati gli stessi Magistrati di Palermo, che prima lo avevano deriso, isolato e quindi disarmato, lanciando un chiaro messaggio agli uomini di Cosa Nostra che compresero come Falcone non potesse contare neppure sull’appoggio dei suoi colleghi.
Infine ha ricordato le parole di Falcone:
“La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine.
Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni”.
La serata non prevedeva domande da parte dei giornalisti, ed è terminata con la dedica dell’Autore ai volumi venduti in sala, anche noi di Leccecronaca.it abbiamo fatto il nostro acquisto e non ci siamo sottratti al rituale tipico di queste occasioni per cui abbiamo portato a casa pure noi una bella dedica:
” A Valerio Melcore e agli amici di Leccecronaca con cordialità Claudio Martelli”, per cui mentre vergava la dedica ne abbiamo approfittato per porre comunque una domanda, che un pò era rimasta sospesa nell’aria ossia:
“ I magistrati e i comunisti fecero la guerra a Falcone, sempre i comunisti furono quelli che non furono toccati, se non marginalmente, dai Magistrati Mani Mulite, oggi lo scandalo Palamara ci racconta le connivenze tra Magistratura e PD, la domanda è: esiste un filo rosso che passa attraverso queste tre diverse e distanti situazioni?”
L’onorevole non si è sottratto anche se prima di rispondere mi ha guardato intensamente prendendosi un momento per riflettere, anche perchè la domanda era certamente pertinente anche se scomoda. Scomoda perché e passato tanto tempo e tante situazioni sopratutto politiche sono cambiate, una parte di socialisti oggi sono alleati con i loro carnefici di allora, che sono nel PD, gli avversari di ieri oggi sono i nuovi amici, ed è scomoda anche per lo stesso Martelli che quest’anno è convolato a nuove nozze con una bellissima parlamentare del PD e con la quale certo non vorrebbe litigare a causa della mia domanda. Per cui la risposta dopo un lungo momento e un’occhiata profonda, è stata:
” Sicuramente c’è un filo rosso che unisce queste tre situazioni che hai elencato, e i dirigenti comunisti si dovranno pentire amaramente di quanto hanno commesso, con questo però non voglio dire che tutti i comunisti siano cattivi, come non voglio dire che tutti gli altri siano buoni”.
Diciamo che a Claudio Martelli, che è uno abituato a dire pane al pane e vino al vino, questa volta questa risposta che ci da dopo aver smussato un po’ gli angoli, gliela dobbiamo concedere.
Così la pace familiare di Martelli è salva, e io ho accontentato il mio Direttore che mi aveva spedito all’incontro suggerendomi di fare qualche domanda a colui che è stato uno dei personaggi più intelligenti della politica italiana e anche uno dei più potenti.
Ma potete sentire quanto dice dalla sua viva voce ascoltando l’intervista qui sopra. Questa in basso è invece intervista l’abbiamo fatta al nostrio amico Cosimo Leuzzi, il Sindaco di Salice Salentino che ha organizzato la serata.
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