CASO EMANUELA ORLANDI / NUOVE RIVELAZIONI
ALL’OMBRA DEL CUPOLONE, LA BANDA DELLA MAGLIANA E L’ALTA FINANZA INTERNAZIONALE. ECCO LE NOVITA’ SU QUESTO MISTERO ITALIANO CHE NON FINISCE DI STUPIRE
di Flora Fina ______
Dopo quarant’anni, le indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi potrebbero essere finalmente riaperte: stando infatti a quanto riporta Il Giornale, esisterebbe un audio, di cui già si conosceva l’esistenza, di un ex socio di uno dei capi storici della Banda della Magliana Enrico De Pedis. Una registrazione effettuata di nascosto da Alessandro Ambrosini, il fondatore del blog d’inchiesta Notte Criminale. Un audio di soli due minuti, risalente al 2009, in cui il vecchio sodale di De Pedis, rimasto anonimo, offre dettagli inediti sulla scomparsa della cittadina vaticana.
L’uomo, riferendosi alle dichiarazioni di Sabrina Minardi, ex compagna di Renatino – che dal 2008 aveva iniziato a parlare con i magistrati romani in relazione al caso Orlandi – si sente in dovere di fare alcune precisazioni.
L’audio rubato sarà pubblicato nei prossimi giorni da Ambrosini sul suo blog, ma Il Giornale avrebbe avuto modo di ascoltarlo in anteprima. L’ex socio di De Pedis, inconsapevole di essere registrato, si sarebbe lasciato andare senza freni e, relativamente alla scomparsa di Emanuela Orlandi, avrebbe puntato il dito verso una persona in particolare, facendone nome e cognome. L’autore della registrazione, Alessandro Ambrosini, si è detto disposto a rivelare l’identità della fonte qualora fosse l’autorità giudiziaria a chiederglielo.
Sul perché solo a distanza di 14 anni abbia deciso di rendere pubblica questa registrazione, Ambrosini ha promesso di fare chiarezza in un video che verrà pubblicato insieme all’audio sul blog Notte criminale. Non resta che attendere, curiosi di scoprire quali sono le accuse pesantissime rivolte verso chissà chi. Il Giornale ha messo le mani avanti, dicendo che la fonte e quanto raccontato è, naturalmente, da verificare. Ma basterebbero due minuti per generare nuovamente un terremoto all’interno del Vaticano.
Intanto sui social arrivano i primi commenti da parte del fratello di Emanuela, Pietro, che soltanto due giorni si è espresso testualmente (nella foto):
“ Illusioni, disillusioni, illusioni, disillusioni, illusioni, disillusioni ……. da quarant’anni si va avanti così, eppure c’è chi sa, più di uno dentro e fuori dal Vaticano, e continua a mettere la testa sotto la sabbia per continuare a nascondere. A farne le spese una semplice ragazza che voleva vivere la sua vita, cantando , ridendo, sognando… ma qualcuno ha voluto scegliere per lei negandogli la libertà .
Che siate maledetti ovunque voi siate. Vigliacchi , ipocriti…….solo questo siete……..uomini di merda.”
Tuttavia, si celerebbero altri profondi e torbidi retroscena, uno tra i tanti quello emerso soltanto poche ore fa, strettamente collegato al verbale inedito, e rilasciato con un’autoaccusa da Marco Accetti che racconterebbe un’altra verità sul caso di Emanuela Orlandi e soprattutto sul ruolo che Enrico “Renatino” De Pedis, ribadiamolo, allora boss della banda della Magliana, avrebbe avuto nel sequestro della giovanissima cittadina vaticana.
Nelle sue dichiarazioni infatti, Accetti ha raccontato minuto per minuto quelle che sono state le presunte fasi del sequestro, un sequestro che tuttavia sarebbe stato ideato come temporaneo, ma un imprevisto dello IOR avrebbe allungato i tempi fino a complicare l’intera vicenda che, ancora oggi, rimane un vero e proprio irrisolvibile cold case.
Per inquadrare il ruolo di De Pedis e l’intero impianto organizzativo del sequestro di Emanuela Orlandi, Accetti parte dalla morte di Roberto Calvi (nella foto) allora presidente del Banco Ambrosiano.
Calvi avrebbe ricevuto denari da vari gruppi di persone da destinare a Solidarnosc, e tra i benefattori ci sarebbe stato anche Enrico De Pedis. Una volta sopraggiunta la morte di Calvi, De Pedis avrebbe avuto interesse a recuperare il denaro prestato, ma a ciò si sarebbe opposto Monsignor Marcinkus, allora presidente dell’Istituto Opere di Religione (IOR).
In questo contesto si sarebbe collocato il sequestro di Emanuela Orlandi: da una parte per le tensioni sui finanziamenti a Solidarnosc, dall’altra sulla gestione dei fondi da parte del Vaticano. In tutto questo, si pianificava o la rimozione di Marcinkus dal suo incarico o un attacco politico nei suoi confronti.
Il sequestro di Emanuela, quindi, sarebbe servito a creare una certa pressione. A questo punto Enrico De Pedis, sempre secondo Accetti, sarebbe entrato in gioco con un ruolo determinante. La scomparsa della 15enne si sarebbe dunque pianificata in due fasi.
In una prima fase, i sequestratori sarebbero riusciti a ottenere la fiducia e la complicità di una compagna di Emanuela Orlandi dell’Istituto Convitto Nazionale, che avrebbe incontrato la 15enne in corso Rinascimento prima dell’ingresso nella scuola di musica. L’amica avrebbe indirizzato Emanuela ad attraversare piazza Navona per poi infilare il tratto di strada che collega il Senato e corso Vittorio Emanuele II. Lì sarebbe stata presente la Bmw con a bordo Enrico De Pedis il quale, una volta vista arrivare la 15enne, avrebbe parcheggiato in seconda fila contromano.
La manovra serviva a creare il primo depistaggio: farsi notare da chi stazionava al Senato nell’eventualità che alcuni testimoni pensassero a un’azione criminale.
Proprio in quel momento sarebbe avvenuto l’incontro tra De Pedis ed Emanuela Orlandi con il falso aggancio per l’incarico Avon. Le parole di Accetti nel verbale, come riportato da Repubblica sono state:
“L’imprenditore le mostra, estraendo dall’interno di un tascapane, alcuni prodotti cosmetici avvolti nella loro confezione. Il tascapane azzurro doveva ricordare l’aeronautica italiana, in quanto alcuni membri della stessa collaboravano con la parte a noi avversa. La ‘A’ posta sul tascapane, oltre a ricordare per l’appunto l’Aeronautica, doveva rammentare la società Avon”.
A una certa distanza si sarebbe appostato proprio Marco Accetti, che fingeva di fotografare una turista tedesca sua complice ma che in realtà fotografava Emanuela Orlandi. Accetti, inoltre, indossava abiti simili a quelli del De Pedis per sostituirlo rapidamente in caso di pericolo. Dopo l’incontro tra Emanuela Orlandi e “Renatino”, la 15enne si sarebbe quindi avviata verso la scuola di musica per seguire la sua lezione di flauto e coro; il boss della banda della Magliana si sarebbe quindi allontanato a bordo della moto di un altro complice.
In una seconda fase invece sarebbe avvenuto il vero e proprio sequestro: alle 19 Emanuela Orlandi uscì dalla scuola di musica e incontrò nuovamente la sua compagna dell’Istituto Convitto Nazionale, la stessa che la incontrò nel pomeriggio e che sarebbe stata complice dei sequestratori. Le due, quindi, si diressero verso corso Vittorio Emanuele II e imboccarono corsia Agonale, una via stretta che collegava con piazza Navona. Lì, secondo Marco Accetti, sarebbe avvenuto il sequestro.
Le due ragazze sarebbero salite a bordo di una Bmw sui sedili posteriori. Le parole di Marco Accetti:
“L’autovettura arriva davanti a Porta Sant’Anna, le due ragazze scendono. La Orlandi entra all’interno e la ragazza del Convitto la aspetta all’esterno della stessa porta”.
Quindi la Orlandi sarebbe entrata per qualche minuto in Vaticano, attesa dall’amica all’ingresso. Dopo questa breve pausa, Emanuela Orlandi sarebbe scomparsa nel nulla secondo investigatori, famiglia e stampa. Fu quindi condotta nella struttura religiosa Villa Lante della Rovere al Gianicolo e lì avrebbe trascorso la prima notte.
Una cosa è certa in questa storia ingarbugliata da nebbie fittissime e trame opache: il personaggio di Marco Accetti è divenuto noto dal 2013, quando consegnò il flauto appartenuto presumibilmente ad Emanuela Orlandi.
Fotografo e legato sia ad ambienti dell’estrema destra che al partito radicale, è conosciuto come “l’uomo del flauto”.
La sua autoaccusa tuttavia non aggiunge, sostanzialmente, una nuova pista investigativa sul sequestro Orlandi, ma definirebbe invece, e in maniera più precisa quello che è stato il ruolo di De Pedis all’interno della scomparsa della quindicenne cittadina vaticana.
Ci si aspetta dunque, che queste due piste parallele, ovvero il verbale e l’audio che sarà pubblicato nei prossimi giorni, possano finalmente portare alla tanto attesa verità, quella verità nota ai più come un vero e proprio terremoto in territorio Vaticano.
LA RICERCA nel nostro articolo del 10 agosto scorso.______
CASO EMANUELA ORLANDI / LA CONFESSIONE DEL PRESUNTO RAPITORE APRE L’ENNESIMO SCENARIO
Category: Cronaca