NOVITA’ EDITORIALI / IN MEZZO C’E’ JULYA RABINOWICH
di Raffaele Polo ______
Julya Rabinowich (nella foto), scrittrice impegnata e autrice del romanzo ‘E in mezzo:io’ (Besa, 312 pagine, 16 euro), nata a Leningrado ma trasferitasi sin da bambina in Austria, così racconta la sua scelta di scrittura, in lingua tedesca, sublimata in questo corposo scritto: “L’idea risale proprio alla mia esperienza come interprete durante le sedute psicoterapeutiche in un centro per rifugiati a Vienna, in cui ho visto, capito, sentito che gli uomini rifugiati tendono a ritirarsi in un mondo che conoscono molto bene, quello del loro passato, tipicamente patriarcale, mentre le donne sono molto più flessibili, si adattano di più alle novità. Intanto iniziano a imparare prima la lingua, vogliono impararla, inoltre accettano le leggi, le abitudini del nuovo contesto culturale e linguistico. Questa differenza così evidente, secondo me è da ricondurre al fatto che in un sistema patriarcale l’uomo ha la sua posizione indiscutibile, mentre la donna deve sempre e comunque adattarsi alle richieste che vengono imposte dall’uomo. Questa necessità femminile di adattamento è funzionale a un più rapido adeguamento ai nuovi contesti. Nel caso del mio romanzo, il padre si sente completamente estromesso, non solo dalla moglie che vuole imparare la lingua ma soprattutto da Madina, cosa ancora più inaccettabile poiché nella gerarchia del sistema patriarcale una figlia è in un gradino ancora più basso rispetto alla madre. Naturalmente queste situazioni creano un profondo conflitto. Inoltre la fuga mette gli uomini in crisi perché non hanno più il controllo della situazione, sentono di non riuscire a adempiere il loro dovere di protettori dei propri cari, la perdita di potere sulla famiglia si accentua ancora di più una volta arrivati nel nuovo Paese. Gli uomini vogliono e possono proteggere la loro famiglia soltanto nel momento in cui imparano la lingua straniera e capiscono come funziona il paese dal punto di vista legale, sociale, culturale. Spesso invece gli uomini si chiudono, “stanno in panchina” mentre le donne giocano. Nel libro c’è l’episodio in cui il padre picchia la figlia perché non è rientrata a casa a dormire. Quando è convocato a scuola e gli dicono che non è un comportamento accettabile, lui è sorpreso e afferma convinto che ha il dovere di proteggere e educare la figlia e questo è per lui l’unico modo corretto di farlo. Il padre entra quindi in collisione con le leggi del Paese ospitante, il conflitto è sempre molto articolato.”
Madina ha 15 anni ed è fuggita dalla guerra. Ha raggiunto Vienna con la sua famiglia e qui ha incontrato un mondo nuovo, diverso dal suo, un mondo che le dà speranza e la possibilità di un futuro migliore. Peccato che suo padre e la sua famiglia non la vedano allo stesso modo, perché hanno paura che ciò che sono e ciò in cui credono possa essere di botto cancellato, perduto.
E così Madina deve imparare a mediare: la lingua, le abitudini, gli affetti, i sogni, l’amicizia con Laura e anche l’amore. Perché un futuro migliore è possibile e Madina lo vuole a tutti i costi.