NOVITA’ EDITORIALI / TRENT’ANNI DI SOLITUDINE
di Raffaele Polo ______
Romualdas Granauskas (nella foto), giornalista e professore, è autore di numerosi racconti, piéces teatrali, sceneggiature cinematografiche e romanzi. E` uno dei più importanti scrittori della cosiddetta “Rinascita lituana”: le sue opere non erano state mai tradotte, finora Granauskas era apparso soltanto in riviste specialistiche. Besa editrice, pubblicando ‘La vita sotto l`acero’ (132 pagine, 14 euro), rompe il silenzio su un autore importante dei nostri tempi.
Non sono più terre vergini quelle che ospitano la vecchia Monika Kairienė, rimasta sola a preservare la memoria del marito e del figlio morti nella casa diroccata ai margini di un villaggio fantasma, dove adesso dominano la solitudine e lo spaesamento. Dopo le sofferenze subite durante la dittatura sovietica, con la spoliazione dei beni e delle terre in seguito alla collettivizzazione, per lunghi anni le genti del villaggio lituano al centro di questo romanzo sono state schiave del miserabile sussidio che proveniva dal lavoro nei kolkhoz.
Poi, con la liberazione, la modernità ha cancellato per sempre lo stile di vita contadino, sono arrivate macchine “rombanti” sulle strade asfaltate di fresco, i rapporti umani sono diventati ruvidi e tutti hanno lasciato la terra per trasferirsi verso l’abitato.
‘La vita sotto l’acero’ è una raffinata metafora sulla rapacità degli uomini nella società moderna. Un romanzo di protesta che attraverso la voce e i ricordi della protagonista mette a confronto passato e presente, senza cedere a rimpianti nostalgici. …
A volte di notte, specie quando il vento ulula sulla cima dell`acero della casa, lei pensa: c`è ancora qualcosa sotto quella terra, qualche piccolo osso non imputridito, o non c`è più niente di niente? Pensa tranquilla, senza tristezza, perfino lei stessa se ne stupisce. Trent`anni non sono tre giorni, non sono tre mesi, ma lei non ha dimenticato quella sera, si ricorda perfettamente tutto quanto, eppure quelle immagini passano davanti ai suoi occhi senza più ferire in profondità il suo cuore, come il vento percorre un campo di segala: sfiorando le spighe, ma senza spezzare nemmeno uno stelo…
Raffinata metafora sulla rapacità degli uomini. La voce della protagonista mette a confronto passato e presente, senza cedere a rimpianti nostalgici, nella Lituania della transizione tra il comunismo e il capitalismo.