FORTISSIMO TERREMOTO GIUDIZIARIO / L’APPROFONDIMENTO / 1. – ROBERTO DE SANTIS, L’UOMO DEGLI AFFARI NEL SALENTO DI MASSIMO D’ALEMA
(g.p.) ______ L’indagine della magistratura che ha portato ai dieci arresti di oggi nel Salento, di cui abbiamo riferito nel nostro articolo immediatamente precedente, parte nel 2017, all’epoca della polemiche sull’inediamento previsto a Otranto da Flavio Briatore per il Twiga, struttura extralusso poi, come è noto, bloccata dai magistrati. La vicenda è a processo, proprio una settimana fa c’è stata la sentenza di primo grado, come nel link riportate in calce.
Fra i dieci arrestati di oggi c’è Roberto De Santis, 64 anni, l’ imprenditore salentino storico amico e sodale di Massimo D’Alema, con iniziative molteplici in pressoché tutti i settori, petrolio, gas e sanità in primo luogo, e tutto il territorio nazionale, con apoteosi a metà degli anni Novanta, quando già si parlava di lui come il capo della ‘sinistra degli affari’, di cui Massimo D’ Alema, appunto, era il capo politico, e successive molteplici iniziative oramai ultradecennali.
Fra le iniziative, non poteva mancare il costruendo Twiga.
Lui, disse di non entrarci affatto. Il 17 marzo, 2017 parlando con Lello Parise di ‘Repubblica’) proprio a proposito del Twiga, dichiarò testualmente: “Ho fissato ai miei figli un appuntamento con Flavio Briatore e hanno chiacchierato. Ecco tutto. Per il resto, io non c’entro un bel niente”.
Fu evidentemente una chiacchierata proficua, per il figlio di Roberto De Santis, Luigi, a sua volta amico personale del figlio di Massimo D’Alema, Francesco, anch’egli imprenditore.
La società di famiglia – dei De Santis – che entra nell’ affare Twiga di Otranto si chiama FLG INVEST. E’ una srl, costituita il 3 settembre 2015, capitale sociale 10.000 euro, con sede a Roma, in via della Scrofa 57; tanto per capirci, siamo fra Fontana di Trevi, Piazza Navona e il Pantheon, nel centro più pregiato ed esclusivo della capitale. Iscritta dunque alla Camera di Commercio di Roma. Campo di attività: “qualunque operazione commerciale, industriale, finanziaria, mobiliare ed immobiliare, e fare, senza restrizione alcuna, tutto quanto necessario e utile al raggiungimento dell’ obiettivo“.
Socio maggioritario, col il 34%, Luigi De Santis, che ne è anche amministratore unico; gli altri due soci, ognuno on il 33%, sono il fratello Francesco, e la sorella Gloria.
Poi, è andata a finire come è andata a finire.
La foto che pubblichiamo, è una più unica che rara immagine di Roberto De Santis, evidenziato nel crchietto.
Si tratta di una memorabile cena di gala ‘offerta’ da Giampaolo Tarantini, sì sì proprio lui, il faccendiere e altro, dal versante di affari della sanità, quella che sarebbe stata da lì a poco presto travolta da un disastroso scandalo, coinvolti in primis gli esponenti del Pd nella giunta Vendola Frisullo e Tedesco, coi quali però egli era in rapporti conflittuali.
E’ il 28 marzo 2008. Siamo a Bari, ristorante ‘La Pignata’, il più raffinato ed esclusivo della città. Ai tavoli, una settantina di persone, conto sui tremila euro, pagato dai sui collaboratori, per l’ organizzazione di Giampaolo Tarantini, con la collaborazione di Roberto De Santis: ci sono tutti i manager e gli imprenditori che contano della sanità pugliese. Con la partecipazione straordinaria di Massimo D’ Alema, all’ epoca ministro degli esteri. E – aggiungi un posto a tavola, che c’è un amico, anzi un compagno in più – di Michele Emiliano, che “arrivò puntualissimo, e andò via per ultimo“, come tenne a ricordare il gestore.
Roberto De Santis c’entra anche con il gasdotto Tap, almeno quello del progetto iniziale.
Petrolio e sanità, i suoi principali interessi. Con l’ apoteosi a metà degli anni Novanta, quando già si parlava di lui come il capo della ‘sinistra degli affari’, di cui Massimo D’ Alema era il capo politico.
Sempre in piedi, nonostante qualche scivolone, e qualche impresentabile rapporto. Come quello con Massimo Tarantini, a sua volta addentro, molto addentro nel giro vorticoso di denaro che muove la sanità, sia pubblica, sia privata.
E’ lui, o non è lui? Ma sì, è lui, proprio lui, quello che è definitivamente finito nei guai con la vicenda delle escort portate a Silvio Berlusconi.
Ma che già aveva avuto i suoi problemi con lo scandalo sanità in Puglia con la giunta di Nichi Vendola e in particolare con l’ assessore / senatore del Pd Alberto Tedesco. E comunque anche questa è un’ altra storia.
Torniamo di nuovo alla Tap.
Roberto De Santis e Massimo Tarantini erano i re del lucroso mercato del gas in Puglia.
Decisero di allargarsi. E trovarono i contatti giusti per avviare l’ arrivo del gas dall’ Azerbaijan. Dovettero faticare per vincere la concorrenza, di altre ‘operazioni’ del genere, ma alla fine il progetto “dalemiano” fu privilegiato, e nacque il consorzio Tap, con approdo a Melendugno.
L’ apoteosi – capolavoro di Roberto De Santis, a favore di D’Alema, naturalmente, che proprio da lui aveva comprato presto un Baltic da 15,5 metri di nome Ikarus.
Nel cerchio magico dalemiano di quei formidabili anni Novanta c’erano poi Massimo De Santis, detto “il banana”, fratello di Roberto; Giuseppe Marzo detto Pino, geometra di Matino; l’avvocato Federico detto Fritz Massa; c’era Paride De Masi, di Casarano, improvvisamente convertitosi ai Ds e all’edilizia; e c’ era Giorgio Bovi, di Lecce, avvocato esperto di questioni finanziarie.
D’ estate, la sera, andavano al porto di Gallipoli.
Ma intanto a Roma avevano costituito una piccola società immobiliare, la Parciv, liquidata nel 2010, dopo che era stato il crocevia di ogni genere di affari, dalla riscossione dei tributi locali, alle assicurazioni.
L’altra snodo era, sempre a Roma, la London Court, e poi la Italbrokers. Intorno alla London Court, operavano, fra gli altri, Salvatore Castellaneta detto Totò, avvocato, amico di De Santis e di Tarantini; Luciano Consoli, quello della futura tv dalemiana; e c’era sempre Federico detto Fritz Massa, sempre in mezzo, a questa sinistra degli affari, fra i progenitori di Tap.
Per tornare ai giorni nostri, c’è un’altra vicenda di cronaca, questa recente, in cui è coinvolto Roberto De Santis, già consigliere di amministrazione della Proger Spa, una delle più importanti società d’ingegneria d’Italia, poi dimissionario, dopo essere stato implicato in un’indagine della Procura dlla Repubblica di Roma per traffico di influenze. Si tratta di un maxi-appalto da 5 milioni di euro di mascherine per le scuole che arebbe stato dirottato in favore dell’imprenditore Vittorio Farina, grazie appunto all’interessamento di De Santis presso l’l’ex commissario straordinario per l’emergenza Covid Domenico Arcuri, del quale era amico. ______
LA RICERCA nel nostro articolo immediatamente precedente
FORTISSMO TERREMOTO GIUDIZIARIO NEL SALENTO, EPICENTRO OTRANTO. CROLLA IL SISTEMA DELL’INTRECCIO FRA POLITICA E AFFARI CHE FACEVA CAPO AI FRATELLI PIERPAOLO E LUCIANO CARIDDI, FINITI IN CARCERE. ALTRI OTTO ARRESTATI, FRA I QUALI ROBERTO DE SANTIS, STORICO MANAGER DI FIDUCIA DI MASSIMO D’ALEMA