MORE THE REAL THAN THE REAL… ANCORA AMERICANATE

| 4 Ottobre 2013 | 0 Comments

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Ma è mai possibile che ogni iniziativa dell’Amministrazione leccese debba essere titolata in anglosassone? Forse i nostri amministratori dovrebbero farsi un giro in Francia, per imparare cosa vuol dire amore per la propria terra e per la  propria cultura, lingua inclusa.

ndr

E ora passiamo al comunicato stampa.

MORE THE REAL THAN THE REAL

Domani alle 12 a Palazzo Vernazza la presentazione della mostra alla quale hanno partecipato numerosi artisti europei

 

Sabato 5 ottobre, alle ore 12, a Palazzo Vernazza-Castromediano di Lecce, è in programma la conferenza stampa di presentazione della mostra europea di CreArt “More real than the real”.

All’incontro con i giornalisti prenderanno parte Alessandro Delli Noci, assessore all’Innovazione Tecnologica, Politiche Comunitarie e Giovanili,  Luigi Coclite, assessore Turismo, Marketing territoriale, Spettacoli ed Eventi, Raffaele Parlangeli, dirigente del settore Programmazione strategica e comunitaria, Nicola Elia, dirigente del settore Cultura del Comune di Lecce e direttore del museo MUST, Ilaria Bonacossa, curatrice della mostra, Juan Gonzaléz-Posada, coordinatore europeo del progetto CreArt e Lorenzo Madaro, direttore artistico del progetto CreArt-Lecce.

 

La mostra More real than the Real, a cura di Ilaria Bonacossa, fa parte di un percorso espositivo itinerante e propone le opere (dipinti, sculture, fotografie, video e installazioni site-specific) degli artisti del circuito CreArt che lo scorso anno hanno partecipato ai bandi locali delle rispettive città aderenti al progetto.

Il progetto espositivo sarà visitabile dal martedì alla domenica dalle ore 10 alle 12.30 e dalle 17 alle 20.

L’inaugurazione della mostra è fissata per sabato 5 ottobre  alle ore 18 alla presenza del sindaco della città di Lecce Paolo Perrone.

 

Di seguito l’elenco degli artisti che hanno partecipato alla mostra:

Žygimantas Augustinas (Vilnius-LT)
Ondrej Bachor (Pardubice-CZ)
Ulrich Fohler (Linz-AT)
Lidia Giusto (Genoa-IT)
Eduardo Hurtado (Valladolid-ES)
Márton Ildikó (Harghita County-RO)
Veres Imola (Harghita County-RO)
Radek Kalhous (Pardubice-CZ)
Annalisa Macagnino (Lecce-IT)
Rodrigo Malvar (Aveiro- PT)
Elke Meisinger (Linz-AT)
Marit Roland (Kristiansand-NO)
Virgis Ruseckas (Kaunas-LT)
Adrian Sandu (Arad-RO)
Mark Sengstbratl (Linz-AT)
Germán Sinova (Valladolid-ES)
João Pedro Trindade (Aveiro-PT)

 

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Recensione di Ilaria Bonacossa, curatrice della Mostra

 

 

Il nostro mondo è stato lanciato nell’iperspazio in una sorta di apocalisse postmoderna. L’atmosfera senza aria ha asfissiato il referente, lasciandoci come dei satelliti in un’orbita senza direzione intorno ad un centro vuoto. Respiriamo un’aria di immagini fluttuanti che non hanno più una relazione con una qualunque realtà. Nell’iper-realtà, i segni non rappresentano o non si riferiscono più ad un modello esterno. Loro esistono per nient’altro che loro stessi, e si riferiscono solo ad altri segni. Perciò anche l’arte contemporanea è diventata un simulacro, la copia di una copia, la cui relazione con il modello è così attenuata che non può essere più chiamata correttamente una copia. Sta in piedi da sola come una copia senza un modello. Oggi noi cerchiamo di percepire il mondo e le sue trasformazioni attraverso le rappresentazioni digitali e le immagini più che attraverso un incontro fisico. Decodificando le informazioni attraverso il web, stiamo perdendo la capacità di rapportarci alla realtà e stiamo sviluppando le nostre emozioni in una spazio di pura soggettività, dove le percezioni sono astratte e liquide. Così, visitare una mostra di arte contemporanea offre una opportunità unica di testare le nostre percezioni e le nostre supposizioni sulla realtà. E’ sorprendente come le fotografie diventano più astratte dei quadri o delle istallazioni, evocando un desiderio di spazio psicologico di emozioni e pensieri, mentre il quadro mette in dubbio la sua vocazione rappresentativa diventando uno strumento che gli artisti usano come una pratica performativa.

L’opera degli artisti in questa mostra sembra offrirci un modo di scoprire il mondo guardando dentro di noi, attraverso l’immersione in una serie di microcosmi che sono stati contraffatti da diversi ambienti e contesti; la loro produzione ci offre l’accesso ad una serie di panorami mentali articolati. La loro visione spesso sviluppata fuori dagli scenari interni, come dimostrano le opere di Linda Giusto o Elke Meisiger, ognuna nel suo linguaggio formale. E’ affascinante come loro riescano a costruire dei viaggi emozionali in spazi interni vuoti, attraverso la loro sequenza di immagini. Le loro fotografie non rappresentano un ambiente specifico o un’architettura riconoscibile, al contrario, le loro opere mostrano come le emozioni siano legate alla nostra percezione dei palazzi, in cui la presenza umana si è in qualche modo, de-materializzata. La fisicità e il lavoro manuale sono essenziali, da un altro punto di vista, come nella produzione di Annalisa Macagnino, le cui coperte sono fatte di materiali riciclati come il legno o i capelli, tanto quanto in quelle di Veres Imola, minacciose sculture indossabili di colli di pelliccia. Queste due artiste usano entrambe gli oggetti in rapporto al corpo, per creare un senso di confusione e disagio. Analogamente Urlich Fohler, rappresenta una scultura tattile nata dall’assemblaggio di tutti gli oggetti neri presenti nella sua casa, che rimane, nella sua bidimensionalità, più scultorea che figurativa. Al contrario, le attraenti e fragili istallazioni di carta di Marit Roland o gli spazi tecnologici che ci avvolgono con i suoni creati da Rodrigo Malvar, ci proiettano in un viaggio sinestetico, dove colori immagini e suoni offrono una realtà alternativa in cui i parametri razionali sembrano crollare. Il processo è fondamentale anche nelle istallazioni di Eduardo Hurtado che sviluppa, attraverso la contaminazione tra video e scultura, opere che trasformano la location della mostra in un paesaggio emozionale. Analogamente i dipinti di Adrian Sandu o Joao Pedro Trindade, non sono finestre sulla realtà ma si sviluppano come macchinari per le rappresentazioni di micro-universi che diventano metafore di rappresentazioni geografiche astratte, tentativi personali di ordinare la realtà. Allo stesso modo, nei suoi ambienti pseudo scientifici, Ondrej Bachor crea modelli di processi mentali, trasformando l’arte in strumenti di rappresentazione, scambi di energie e processi di trasformazione.

Le opere fotorealistiche presenti nella mostra, sono chiaramente sviluppate copiando le fotografie dall’originale, facendo percepire la copia di una copia, qualcosa che sembra più reale dell’originale. Così, Zygimantas Augustinas and German Sinova prendono la realtà come il loro fulcro creando presenze umane inquietanti che occupano la mostra come fantasmi, che ci obbligano a fare i conti con la percezione dei nostri stessi corpi. Infine, il tradizionale genere di dipinti paesaggistici è appropriato e reso contemporaneo nelle rappresentazioni essenziali di paesaggi di Radek Kalhous in cui l’uso di colori pop e di fotomontaggio ritraggono un paesaggio in radicale trasformazione.

Marton Ildiko usa la fotografia come un modo per descrivere le rappresentazioni tradizionali di vita popolare ancora in uso nella sua regione, mentre Mark Sengsbratl fotografa paesaggi naturali come esempi assoluti di bellezza. La tonalità fredda della luce, nella sua opera fa parte della pittura e le grandiose qualità della natura entrano in forte relazione con la percezione fisica dei nostri corpi.

Dopo decenni in cui i giovani artisti europei hanno provato attraverso il loro lavoro ad interrogare la politica e l’identità nazionale, oggi sembra che, forse in risposta ad una crisi generale, i giovani talenti preferiscano concentrarsi sulla rappresentazione del loro universo, attraverso segni enigmatici che li trasformano in mediatori multilaterali tra la realtà e la sua percezione, offrendo una visione di come l’arte contemporanea possa diventare. L’intera mostra parla della nostra relazione complessa con la realtà, creando uno spazio fluido tra cosa le opere d’arte rappresentano e come esse rappresentano la realtà. L’arte contemporanea si è sviluppata adesso, attraverso uno scenario artistico globalizzato, dove i linguaggi e i costumi sono in continuo cambiamento, tuttavia un punto di vista personale e individuale simile a una forma di antropologia della società contemporanea sembra legare i progetti presentati in questa mostra europea, come un evento determinante, capace di potenziare la mobilità artistica e la circolazione di opere d’arte nella struttura del progetto finanziato dall’Unione europea, CreArt (Network of Cities for Artistic Creation – Rete di città per la creazione artistica). Questa mostra girerà l’Europa, nei prossimi mesi, presentando i progetti selezionati, prima in Italia a Lecce e successivamente ad Arad in Romania. La speranza è che i richiami locali per i residenti e i workshop pubblicati e condivisi dalle 7 città CreArt, possano portare nuove importanti mostre ed eccitanti opere d’arte in tutta Europa.

 

 

Category: Cultura

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