CASO EMANUELA ORLANDI / NUOVA MANIFESTAZIONE A ROMA PER CHIEDERE VERITA’ E GIUSTIZIA NEL 39ESIMO ANNIVERSARIO DELLA SUA SCOMPARSA. LE NOVITA’
di Flora Fina ______
“ Emanuela non poteva essere l’oggetto di un ricatto molto forte, è stata invece abusata per creare un oggetto del ricatto che nessun deve e può conoscere adesso. Non voglio andare oltre, ma cerchiamo di capire.
Se Papa Francesco dice che Emanuela è in cielo, vuol dire che è a conoscenza di qualcosa, ma non vuole evidentemente incontrarci. Lo chiesi anche a Parolin: scordatelo, rispose. Da parte sua c’è stata chiusura totale.
Questa improvvisa apertura di oggi non è normale quindi.
Un giorno la chiesa dovrà chiedere scusa pubblicamente, per aver nascosto per trentanove anni tutto ciò. Chi tiene nascosta questa cosa se non lo dice è complice di quella manovalanza che quel giorno ha rapito Emanuela.
Abbiamo delle prove, convocateci: nessuno lo fa e cerchiamo ancora di capire perché ”.
Dichiara Pietro Orlandi ( nella foto ) fratello di Emanuela, accendendo così la fiamma della speranza sul controverso caso Orlandi, e in una ricorrenza particolarissima, ovvero nella giornata del 39esimo anniversario della sua scomparsa, avvenuto per l’appunto il 22 giugno 1983.
Si è svolto infatti, nel tardo pomeriggio di oggi, un sit – in organizzato dalla famiglia della povera ragazza svanita nel nulla, e Pietro Orlandi, è attualmente in prima linea in questa alacre e infinita ricerca della verità, che ancora, dopo quasi quarant’anni, stenta ad arrivare:
“ Oggi la parola Emanuela Orlandi è tabù, come la parola pedofilia negli anni 80: qualche anno fa un gendarme che era diventato funzionario e che conoscevo, mi disse: noi come gendarmeria ci siamo subito mossi , e abbiamo chiesto ai cardinali se la conoscessero.
E questo era tutto normale, come se fosse normale che la pedofilia dilagasse in vaticano. Possiamo dunque farci un idea di questa storia ”
L’evento, che si tiene annualmente sotto Castel Sant’Angelo, in largo Giovanni XXIII, è un incontro dal titolo chiaro: “Il Papa deve consegnare la verità alla Giustizia”.
All’orizzonte però, si intravede qualcosa, una flebile speranza che crescerebbe ora dopo ora, giorno dopo giorno, mese dopo mese.
Le novità, che lascerebbero spazio ad un cauto ottimismo, riguardano proprio una risposta – di senso compiuto, dopo nove anni di incessanti richieste – da parte di Papa Francesco, che nel mese di febbraio ha dato riscontro ad una lettera inviata alla Santa sede dall’avvocato di famiglia Laura Sgrò – lettera concordata con il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi – all’interno della quale, e con l’insistenza di chi cerca la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità, si indicava uno scenario possibile dopo alcune rivelazioni di personaggi importanti in Vaticano: un chiaro e lampante riferimento ai due emissari della Gendarmeria Vaticana inviati all’epoca dal pontefice Papa Benedetto XVI per aiutare le indagini sulla sparizione della Orlandi.
È stato infatti l’esposto presentato nel mese di novembre dell’anno scorso dalla famiglia Orlandi ad agevolare l’apertura di un nuovo fascicolo di indagine e che aveva ad oggetto per l’appunto la “ richiesta di accertamenti sulla condotta dei magistrati della Procura di Roma con riferimento ai colloqui intercorsi con il Vaticano per il rinvenimento del corpo di Emanuela Orlandi ”.
Tutto chiaro dunque: una trattativa Stato-Vaticano c’è stata, concreta e solida, come affermato dallo stesso Capaldo, ovvero il giudice e pm che all’epoca fu il responsabile dell’indagine per la scomparsa della quindicenne e che intrattenne – segretamente – incontri e conversazioni con i due emissari della Gendarmeria Vaticana.
“ Giani e Alessandrini, i due emissari, evidentemente sono stati mandati a Capaldo, per dire magari: per favore togliete De Pedis da quella tomba, perché questa situazione imbarazza il vaticano. Dunque la loro richiesta era anche legittima. Capaldo chiese in qualche modo una contropartita per avere così più informazioni su Emanuela.
Morale della favola, queste persone erano disposte a dare a Capaldo un fascicolo con i nomi di chi è ed era coinvolto in questa storia.
Capaldo poi fa un annuncio pubblico: ci sono personalità in vaticano a conoscenza di tutto. Era un messaggio per loro e loro non si sono più fatti sentire ” spiega nel dettaglio il fratello di Emanuela.
Capaldo aveva infatti richiesto di essere sentito al più presto dai magistrati vaticani e italiani per fare anche i nomi dei due emissari mandati da Papa Benedetto XVI per aiutare le indagini sulla sparizione della Orlandi: proprio questi ultimi avrebbero così avuto così il compito di intavolare la “trattativa” raccontata da Capaldo stesso e arenatasi solo per il “cambio” di strategia attuato dal successore del magistrato, Giuseppe Pignatone (oggi tra l’altro Presidente del Tribunale vaticano).
Ma torniamo a noi: una risposta, da parte di Papa Francesco alla lettera della legale di famiglia Laura Sgrò c’è stata, ovvero “ condividete con l’ufficio del promotore di Giustizia in Vaticano le informazioni che avete”. Una frase compiuta, che delinea con tratti precisi, quasi chirurgici, una direzione – forse unica ed inequivocabile – per arrivare infine, alla soluzione di un mistero che ha fagocitato un quarantennio di storia e cronaca nera italiana.
“ C’è la volontà di arrivare ad una soluzione ma allo stesso tempo ci viene negata: ogni volta c’è stata quell’illusione e poi subito la disillusione. Non mi capacito di come questi elementi acquisiti oggi non interessino a nessuno. La collaborazione da parte di qualcuno ci è sempre stata negata ” continua a spiegare Pietro, amareggiato e scosso, per una situazione a metà, che deve ancora trovare piena risoluzione.
Certo è che ci sono voluti ben nove lunghi anni per ricevere una risposta dall’attuale pontefice, che ricordiamolo, aveva parlato di Emanuela soltanto in un’altra occasione, con quella sua frase sussurrata a Pietro e alla mamma di Emanuela quella mattina quando, appena insediatosi, li aveva incrociati davanti la chiesa di Santa Marta.
“ Emanuela è in Paradiso ” aveva detto.
Ad oggi finalmente la risposta di Papa Francesco e l’invito a procedere, sembrano essere un’ apertura importantissima, rinnovata cinque mesi fa, che però tarda a concretizzarsi, a realizzarsi: la fretta di sapere c’è, è palpabile, si sente nell’aria e Pietro Orlandi ha elementi, nomi e fonti autorevoli importanti per avere un reale riscontro, poi afferma:
“ Il vaticano fa comodo a tutti e a tutti fa comodo il vaticano. Se stiamo a parlarne ancora dopo 39 anni, vuol dire che la gente crede ancora che possa esserci un minimo di giustizia. Per noi non è facile, la voce di Emanuela è la voce di tutte le persone scomparse. Noi familiari ci sentiamo fortunati nel riuscire a raccontare e a protestare. Non possiamo accettare passivamente questa ingiustizia.
La verità di Emanuela è però racchiusa in un istante: quella giornata di giugno è durata un secondo di più, quel secondo per sapere la verità ”
Il cardine delle rivelazioni di cui Pietro è venuto a conoscenza dunque, ruoterebbero tutte attorno a quel Cimitero Teutonico e alle tombe che furono aperte tre anni fa: una vicenda poco rilevante, se consideriamo l’esplorazione della tomba di Renatino De Pedis dentro Sant’Apollinaire, una situazione lasciata correre e finita poi nel dimenticatoio:
“ Capaldo, la tomba di Renatino De Pedis e le segnalazioni private che ci arrivano oggi sono fatti importantissimi che non possono essere ignorati. Sono tutte situazioni che tra loro sembrano diverse, che in questo momento si incastrano però tutte, addirittura già nel 2012. Dal 2005 al 2012 c’è stata la svolta, con l’apertura della tomba di De Pedis a Santa Apollinaire, e da lì, nel tempo ho capito che saremmo giunti finalmente a qualcosa ”
Tuttavia, come si comprende, secondo le fonti con cui è venuto a contatto Pietro ci sarebbero ulteriori e chiari tasselli per ricostruire l’intera vicenda: ci sono persone ben informate e prove certe – secondo lo stesso Pietro – che evidentemente potrebbero mettere in luce ciò che c’è dietro quelle tombe, trovate vuote ma con una intercapedine e una stanza sotterranea realizzata in cemento armato, stanza dunque di recente costruzione dato il materiale utilizzato e forse centro esatto di uno dei più oscuri misteri italiani per eccellenza, il più grande segreto di Stato ( Vaticano ) che resta immutabile nel tempo, come una statua di cera, in attesa che qualcuno, o qualcosa possa smuoverne con il caldo tepore della verità e della giustizia, le sue fredde ed immobili articolazioni.
Il nostro augurio, è quello di arrivare a verità e giustizia per Emanuela, e resta ovviamente immutato nel tempo, perché “ la verità, benché disgraziata, è pur sempre divina ed eterna, ed ha una voce ch’esce dalle viscere della terra ” (Ugo Foscolo, Accademia dei Pitagorici). ______
L’APPROFONDIMENTO nei nostri articoli del 20 e 21 dicembre scorsi
EMERGONO QUESTA SERA CLAMOROSE NOVITA’ SUL CASO DI EMANUELA ORLANDI, CI FU TRATTATIVA STATO-VATICANO
‘Emanuela Orlandi è in Paradiso’, MA QUI SULLA TERRA RIMANGONO TROPPI MISTERI
Category: Cronaca