MANCINI TRANGUGIA UNA MACEDONIA AMARISSIMA
di Mattia Ala ______ L’Italia perde questa notte a Palermo con la Macedonia 1 a 0, in uno spareggio dentro o fuori, e, per la seconda volta di fila, rimane esclusa dai Mondiali di calcio. Roberto Mancini come Gian Piero Ventura, anzi peggio. Una sconfitta storica, come quella con la Corea del Nord del 1966, sempre per 1 a 0, Trajkovski come Pak Doo-Ik, anzi peggio.
Onore al merito agli avversari, qualitativamente inferiori, ma tenaci e orgogliosi, che hanno giocato con la testa e col cuore, prima che con i piedi.
Una partita d’altri tempi, con la squadra inferiore che si difende e si copre, badando solo a non prendere gol, poi, alla prima occasione, al primo tiro in porta, segna, e vince.
E va bene così, è proprio questo il bello del calcio, di quel che ne rimane.
Il risultato non è però casuale.
Vinti gli Europei in un modo o nell’altro, la scorsa estate, in nove mesi la Nazionale di Roberto Mancini, dei calciatori plurimilionari, dei campioni a contratto, del rinnovo prima della maglia, non è riuscita a fare una prestazione decente che sia una, pur contro rappresentative medio-mediocri, senza campioni, di onesti atleti e seri sportivi però, concentrati sul pezzo.
La sconfitta storica della Nazionale di ieri sera a Palermo è il Titanic che affonda, dopo che per nove mesi ha continuato imperterrita a navigare allo stesso modo, fra presidenti finanzieri e procuratori affaristi, fra potere alle televisioni e ingerenze degli sponsor, in un sistema che per quanto abbia fatto finta che tutto continuasse ad andare bene, alla fine si è ritrovata colpita e affondata dall’iceberg amarissimo di un altro calcio possibile.
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