ARTISTI SALENTINI / GLI ELMO: SERAFINO IL PADRE E MARIANNA LA FIGLIA, DAL SETTECENTO AI GIORNI NOSTRI
di Raffaele Polo ______
Questa volta procediamo al contrario: partiamo dalla figlia, da Marianna, per arrivare, poi, al padre Serafino.
Gli Elmo sono squisitamente leccesi, appartengono a quel Settecento così prodigo di artisti nella nostra terra: Marianna, in particolare, è stata completamente dimenticata e pochi, pochissimi conoscono il suo particolare modo di fare arte.
Di arte, in effetti, si tratta, anche se molti critici storcono la bocca e si limitano a dire che ‘ricamava’. In realtà, la figlia del pittore salentino Serafino Elmo, utilizzava la tecnica della broderie à fils collés (ricamo a fili incollati): realizzava cioè le immagini e i paesaggi, incollando fili di seta policromi sopra un supporto cartonato, coperto da uno strato di cera vergine.
Traduceva in fili colorati i dipinti di suo padre e di famosi pittori del Seicento e del Settecento ed è considerata la capofila della scuola dei ricamatori leccesi: la sua fama raggiunse Napoli.
L’opera di Marianna Elmo è stata riproposta in alcune mostre, tra cui Marianna Elmo e l’arte del ricamo in Italia meridionale nella prima metà del Settecento (Bari, Pinacoteca Provinciale, 2003-2004), curata da Clara Gelao e L’Arte delle Donne, dal Rinascimento al Surrealismo (Milano, Palazzo Reale, 2007-2008).
Conosciamo la data di due sue opere, poiché da lei stessa scritta col filo: la Fuga in Egitto, al Museo di San Martino a Napoli, è del 1752 e il Cofanetto reliquiario, del monastero di Santa Maria di Banzi (Potenza), è del 1754.
La Galleria dell’Accademia di Napoli possiede il ricamo di Marianna Elmo che rappresenta Sant’Emidio. Con questi ricami, fatti con i fili dai delicati colori pastello, si potevano realizzare i paesaggi e gli abiti – che apparivano come se fossero disegnati dal tratto continuo di una matita colorata – ma gli incarnati erano dipinti a tempera, sopra ritagli di seta.
I soggetti venivano presi da stampe, oppure direttamente da opere in pittura di epoca barocca: la luminosità del filo in seta dava particolare incanto al ricamo. Questa tecnica preziosa decadde nell’Ottocento e, di conseguenza, fu dimenticata.
Miglior fortuna per le opere di Serafino Elmo, nato a Lecce nel 1696 e scomparso nel 1777. Attraverso l’esame dei numerosi suoi dipinti, tutti di carattere religioso e presenti in numerose chiese di Lecce e del Salento si nota la capacità dell’artista nel comporre le scene ed un’attenzione nella resa dei dettagli.
Serafino si servì di copie e modelli che circolavano per tutto il territorio, in continuo contatto con le botteghe romane più importanti: era molto ricercato perché offriva la sicurezza di una composizione più che dignitosa a fronte di un accessibile costo per la realizzazione: anche a quei tempi, questo aspetto era più che considerato…
Certamente il suo dipinto più conosciuto è Sant‘Oronzo che riceve da Cristo il mandato di proteggere la Città di Lecce dalla peste, conservato al Museo di Arte Sacra del capoluogo.
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