LA POLEMICA / ARCHITETTI DAL PORTOGALLO E DA MILANO PER ‘RIGENERARE’ LE MARINE LECCESI. L’AMARA IRONIA DI ADRIANA POLI BORTONE CHE SI DICE “sempre più indignata dalle scelte del sindaco Carlo Salvemini”
Riceviamo e volentieri pubblichiamo. La senatrice Adriana Poli Bortone, consigliere comunale di Io Sud Fiamma Tricolore, ci manda il seguente comunicato _______
SEMPRE PIU’ INDIGNATA DALLE SCELTE DI SALVEMINI. NON CE LA FACCIO PIU’ A NASCONDERLO
Dobbiamo ringraziare l’intesa attività delle due commissioni di controllo presiedute rispettivamente da Scorrano e Pala, se si riesce a mettere in evidenza interventi a dir poco imbarazzanti posti in essere dalla giunta Salvemini.
L’altro ieri Pala su richiesta di Scorrano e mia, ha cominciato ad approfondire la conoscenza di una Fondazione, La fondazione Mongiò a cui partecipa il comune di Lecce e della quale i consiglieri tutti erano completamente all’oscuro. Ieri, su iniziativa di Scorrano, la Commissione ha preso visione , dopo averlo appreso dalla stampa di uno dei progetti delle marine leccesi: il rifacimento della attuale piazza di San Cataldo compresa tra il faro della marina e il molo (sempre più fatiscente) di Adriano.
Progetto dall’ambizioso titolo: i giardini di Adriano che prevedono una spesa di ben un milione e settecentomila euro.
Una progettazione affidata alla società portoghese Cor Arquitectos Lda perché probabilmente i i portoghesi conoscono il territorio leccese molto meglio dei nostri professionisti che hanno evidentemente il torto di vivere nell’estremo Sud, di conoscere, usi, costumi, territorio, venti, materiali e debbono perciò cedere il passo a chi viene dall’estero per rigenerare una piazza, mettere un pavimento assorbente, mettere un po’ di tamerici ed invitare i bagnanti (rigorosamente provenienti dalla spiaggia libera) a riposare nella piazza assolata o forse più facilmente a prolungare l’acquisizione della tintarella.
Non posso più nascondere sinceramente che mi generano sempre più indignazione le scelte di questa amministrazione di sinistra che ritiene di assolvere ai doveri di trasparenza ricorrendo sempre e comunque a manifestazioni di interesse e a short list (anch’esse accuratamente venute a seguito di bando emesso due-tre giorni prima di ferragosto) che consentono di “scegliere” ad libitum e nella quasi totalità dei casi individuare professionisti che provengono dall’estero o se va bene da altre parti d’Italia.
Quasi che i nostri professionisti non sono all’altezza nemmeno di progettare una piazzetta a San Cataldo per il costo modico, ribadiamo, di un milione e settecentomila euro oppure di rigenerare il lungomare Vespucci o l’ostello della gioventù (già peraltro più volte rigenerato, ma poi sempre mal utilizzato) per la modica spesa di due milioni e mezzo con la progettazione affidata ad una docente a contratto del Politecnico di Milano che sarà certamente preparata in campo urbanistico, ma a quanto si legge nel curriculum non specializzata nella rigenerazione urbana dei paesaggi costieri, oggetto della determina 2086 del 12/8/2021.
Ed a questo primo sentimento di ribellione se ne aggiunge un altro: di incredulità e sgomento dovuto alla constatazione dell’assordante silenzio dei nostri ordini professionali: ingegneri, architetti, agronomi etc. che supinamente accettano di essere messi da parte quasi riconoscendo una sorta di sudditanza culturale e professionale, una posizione culturalmente minoritaria a fronte di loro colleghi che dall’estero o da altre parti d’Italia ci illuminano con le loro capacità progettuali.
A tutto questo mi ribello, perché da leccese e meridionalisti convinta sono certa che abbiamo personale più che all’altezza che ben può prodigarsi con professionalità, conoscenza, esperienza, cultura identitaria alla rigenerazione dei nostri luoghi, marine o città che siano.
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