“Un reparto che non rispetta alcuno standard assistenziale, in termini di sicurezza dei pazienti e dei lavoratori”. ORA SUL PRONTO SOCCORSO DEL VITO FAZZI TUONA LA CGIL
(Rdl)_______ “Un reparto che non rispetta alcuno standard di confort assistenziale, in termini di sicurezza dei pazienti e dei lavoratori che vi operano”. Dura denuncia sulla situazione del pronto soccorso dell’ospedale Vito Fazzi di Lecce da parte della Cgil. Il comunicato sindacale di questa mattina si aggiunge ad altre, analoghe, nella sostanza della denuncia, prese di posizione dei mesi scorsi.
Ecco il testo integrale della nota di oggi della Cgil.
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Lecce, 9 febbraio 2022 – Ancora una denuncia sul collasso del Pronto Soccorso del Fazzi e la carenza di organico in Ostetricia e Ginecologia. La Funzione Pubblica Cgil Lecce torna alla carica con due lettere inviate alla direzione generale della Asl, oltreché al direttore sanitario, al Servizio prevenzione e protezione aziendale e al personale medico e infermieristico dei due reparti.
Pronto Soccorso
Non è la prima volta che il sindacato denuncia la situazione del Pronto soccorso del Fazzi. Stavolta lo fa con toni ancor più duri: “Un reparto che non rispetta alcuno standard di confort assistenziale, in termini di sicurezza dei pazienti e dei lavoratori che vi operano”. La richiesta è la solita: attivare immediatamente il Pronto Soccorso del Dea, aumentare il numero di operatori, integrare il personale con la figura del bed manager (per trovare una collocazione dei ricoveri nei vari reparti del Fazzi o negli ospedali del territorio), aumentare la dotazione di operatori socio-sanitari (Oss). La Fp Cgil chiede la convocazione di un tavolo per discutere delle proposte e della situazione attuale. Una situazione davvero al limite. Nel reparto infatti continuano a registrarsi:
· mancanza di percorsi per pazienti Covid,
· mancanza di adeguati locali per la vestizione e svestizione del personale,
· mancanza di distanziamento tra i vari pazienti ospedalizzati,
· promiscuità tra operatori, pazienti e parenti, unitamente al personale 118 e forze dell’ordine,
· mancanza di privacy tra i vari pazienti, visto che in ogni stanza dove visita il medico possono essere presenti due o tre barelle contemporaneamente.
Il deficit in fatto di risposte da parte della medicina territoriale, inoltre, causa un numero elevatissimo di accessi giornalieri dei pazienti. Il che rende difficili le condizioni di lavoro, atteso che nell’astanteria i pazienti covid (tra i 16 ed i 18) possono sostare anche diversi giorni in attesa di ricovero o di visita specialistica: “Ben oltre il limite consentito”, denunciano Floriano Polimeno (segretario provinciale), Rosario Gaetani e Franco Sanapo (dirigenti di struttura). Che sottolineano anche come nell’astanteria si consumino anche i pasti “in un ambiente poco consono, con un’alta concentrazione di carica virale vista la totale assenza di ricircolo di aria”.
Ostetricia e Ginecologia
In questo reparto, che gestisce ogni anno circa 2mila parti, Fp Cgil Lecce denuncia una “situazione gravissima”, in modo particolare per ciò che riguarda il personale infermieristico e gli Oss. La carenza di personale sta causando un carico di lavoro in violazione di qualsiasi parametro o indicatore previsto dalla normativa vigente. Oggi pochissime persone devono tenere in piedi il reparto. Basti pensare che la sezione di Ginecologia (16 posti letto) conta solo su 2 infermieri professionali turnisti e 1 Oss. Ancora peggio la condizione della sezione di Ostetricia (22 posti letto), dove opera 1 infermiere professionale turnista. C’è poi la questione dell’area Covid (7 posti letto), dove accedono tutti gli Oss e gli infermieri seguendo percorsi di sicurezza discutibili. Nel Pronto Soccorso, Ostetricia prevede altri 7 posti letto, affidandoli ad 1 Oss e ad 1 infermiere a turno. Nel gruppo della Sala operatoria, 1 infermiere 3 ostetriche si prodigano su tutto il reparto.
Alla base di questa carenza di personale, secondo la Fp Cgil, ci sono lunghe malattie dei lavoratori e cessazioni dal servizio senza adeguate sostituzioni o surroghe. “Sta di fatto che in questa situazione è insostenibile. Per questo chiediamo l’intervento del Servizio prevenzione e protezione aziendale per verificare la sussistenza del rischio clinico per i pazienti e delle condizioni di sicurezza sul posto di lavoro per il personale. Inoltre non è più differibile l’adeguamento della dotazione organica”, scrivono Gaetani e Polimeno.
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LA RICERCA nel nostro ultimo articolo sull’argomento del 30 gennaio scorso
Category: Cronaca