ARTISTI SALENTINI / LE NOVITA’ DI GEREMIA RE
di Raffaele Polo ______
Tante le notizie, le immagini, le recensioni su Geremia Re, illustre cittadino di Leverano ( 1894-1950 ); eppure, c’è un piccolo mistero su una sua opera che viene così descritta su Wikipedia:
“Geremia Re vive a Lecce con la famiglia, fino al 1939, quando trascorre un ‘anno di aspettativ’ a Leverano, tutto dedito alla preparazione di alcuni quadri e alla decorazione della Tavernetta del Rifugio di Veglie del conte Luciano Zecca, con figure alla Matisse, figure che allora fecero molto scalpore e scandalizzarono per il loro contenuto erotico, scandalose e fuori da ogni regola del tempo. Con quell’opera Geremia Re aveva rotto con tutta un’epoca e aveva cominciato a portare una ventata di aria nuova, grazie alle sue esperienze parigine, e alla sua scoperta di Matisse, in particolare. La tavernetta purtroppo, dopo qualche anno, fu rintonacata, per cui oggi non è più possibile ammirare l’opera, se non tramite riproduzioni fotografiche”.
Onestamente, non ci paiono ‘scandalose’ nella immagine che proponiamo nella foto dove fanno da sfondo alla figlia Paola…
Piuttosto, è un peccato che siano state distrutte e ricoperte opere di un Geremia Re particolarmente ispirato, che denotano il suo tratto inconfondibile, per intenderci quello del grande dipinto che, per anni, è stato a Lecce nell’atrio del Cinema Ariston, poi trasformato in ‘Bingo’ e ora sede di Zara.
Adesso, ‘Il teatro della vita’, che risale al 1949 (olio su faesite, cm 210×840) è conservato a
Leverano, nella collezione Banca Credito Cooperativo.
Geremia Re ha realizzato una produzione vastissima, che testimonia della sua alacre attività e, soprattutto, della sua continua ricerca verso uno ‘svecchiamento’ dei canoni tradizionali della pittura salentina, da sempre legata alla scuola napoletana e a un irrinunciabile figurativismo.
Re, soprattutto dopo le immersioni a Parigi e nel Nord Italia, non combatte i suoi contemporanei che si evolvono presto anch’essi, seguaci delle inarrestabile evoluzione dell’Arte in Italia, ma mantiene caratteristiche e tecniche personalissime, che rendono la sua scuola, il suo insegnamento unico ed efficace. Sempre pronto ad una ‘ribellione’ che lo vede, nella vita e nella professione, sovente contestato e non compreso, criticato e spesso ingenerosamente giudicato. Ma nulla ferma la coinvolgente alacrità di Geremia, che è onnipresente, in mostre, manifestazioni e, da ultimo, forte del suo sodalizio con Guttuso, che lo apprezza e non gli fa mancare consensi e lodi.
La morte lo coglie improvvisa, per strada. Proprio nel momento della sua più conclamata e meritata fama, nel 1950.
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