CANTA CHE TI PASSA
di Giuseppe Puppo______
Io non ho paura delle loro idee, anche perché hanno cambiato le loro tesi e sostituito il loro postulati tante volte ormai, che han perso credibilità da soli.
Io ho paura delle loro facce.
Quegli occhi persi nel vuoto, quelle palpebre abbassate di vergogna, quell’imbarazzo nelle gote, quelle labbra atteggiate.
Quelle facce che in due anni ci sono diventate famigliari, quando, lividi, supponenti, arroganti, hanno spacciato per verità assolute, scientifiche, quelle che erano ipotesi, privilegiate, in luogo di altre possibilità di lavoro e di rimedio, sbeffeggiando tutti coloro i quali scientificamente allo stesso modo proponevano altri modi e altri mondi.
Ho paura della scienza, che si fa potere e offre al potere l’alibi, la giustificazione, il pretesto.
Quando la scienza deve andare avanti per ipotesi, per verifiche e per dubbi.
Io ho paura del pensiero unico dominante e totalitario, che se ne frega della libertà ed emargina, svilisce, diffama, condanna insomma all’isolamento e alla derisione chi non si allinea, e traccia un solco, i buoni da una parte, e i cattivi, tutti gli altri, dall’altra, e così facendo crea odio, tensione, divisione, quando invece dovremmo l’un l’altro stringerci la mano, e se non è possibile stringerci la mano in ossequio alle prescrizioni, avere i cuori che fremono allo stesso modo, fratelli.
Io non voglio convincere nessuno. Io faccio fatica – per dirla meglio, non ci riesco – a convincere me stesso, figurarsi se voglio convincere qualcuno.
Credo però che di fronte ai problemi, se non alle tragedie, debba prevalere la solidarietà in luogo della divisione, e che certe scelte debbano essere lasciate alla libertà individuale.
La libertà passa dalla conoscenza. E là sta addirittura la felicità. Felix qui potuit rerum conoscere causas, scrive Virgilio nelle Georgiche.
E a Meneceo nella sua lettera detta ‘sulla felicità’ Epicuro insegna che la vita felice sta
…ἀλλὰ νήφων λογισμὸς καὶ τὰς αἰτίας ἐξερευνῶν πάσης αἱρέσεως καὶ φυγῆς…
in un sobrio calcolo che esamini le motivazioni di ogni scelta, o rifiuto
Lo storico e filosofo romano della Palestina, Claudio Eliano, vissuto a cavallo fa secondo e terzo secolo dopo Cristo, che scrive in greco la sua ‘Storia’, racconta in essa un edificante aneddoto.
«Un giorno Aristotele era ammalato e il medico gli impartì un ordine. Quegli allora disse: ‘Non curarmi come un bovaro e le sue mucche, ma insegnami prima la causa – ἀλλὰ διδάξας πρότερον τὴν αἰτίαν – , e così mi renderai pronto a obbedire’, mostrando con queste parole che non si deve somministrare niente senza enunciarne la causa».
Ecco, insegnatemi la causa, non cantate canzoncine natalizie e non accanitevi pure con i poveri Re Magi, se no diventa tutto un incubo.