“Le ondate di benzene cancerogeno determinano picchi di inquinamento”. PEACELINK DOCUMENTA GLI SCARICHI DI MORTE DEL MOSTRO IN UN DRAMMATICO RAPPORTO
(Rdl)______“La situazione dentro lo stabilimento siderurgico ILVA di Taranto non va bene. Siamo di fronte a un “dicembre nero”. Le inviamo questo breve rapporto che testimonia il trend negativo di dicembre relativo al benzene. Ciò che le inviamo è basato unicamente su evidenze scientifiche e non sarà difficile per lei coglierne il valore“.
PeaceLink invia al ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani un eloquente quadro del peggioramento dell’inquinamento da benzene nell’ILVA di Taranto e, a cascata, nel quartiere Tamburi.
Nel rapporto vengono illustrati alcuni grafici basati sui dati delle centraline Arpa e Ispra appositamente elaborati per effettuare dei raffronti statistici.
Questo il giudizio di PeaceLink: “In questo dicembre 2021 vengono registrati valori mai rilevati nei mesi di dicembre degli anni precedenti. Assistiamo infatti ad un aumento del benzene nel quartiere Tamburi quando il benzene aumenta nella cokeria dello stabilimento ILVA. Le ondate di benzene cancerogeno si propagano dallo stabilimento ILVA fino nel quartiere Tamburi e determinano picchi di inquinamento”.
Nelle conclusioni del rapporto si legge: “Per le ragioni fin qui illustrate, Signor Ministro, le chiediamo di non concedere ad Acciaierie d’Italia la revisione dell’Autorizzazione Integrata Ambientale per la cokeria, che andrebbe inevitabilmente a peggiorare questa situazione già critica. Una riduzione dei tempi di distillazione del coke aumenterebbe il numero degli sfornamenti della cokeria con conseguente aumento delle emissioni in atmosfera.
A Taranto permane una situazione critica per i tumori infantili. L’ultimo studio relativo al periodo 2006-2017 riporta che “il numero di casi osservati è superiore agli attesi nei maschi, come nelle femmine”. Tutti gli studi predittivi (VDS e VIIAS) indicano una pressione ambientale che si traduce in un danno sanitario inaccettabile. I recenti dati dell’anagrafe comunale confermano eccessi costanti di mortalità nei quartieri prossimi alle emissioni industriali. E nel quartiere Tamburi i bambini presentano danni al neurosviluppo che indicano perdite nel quoziente di intelligenza rispetto ai bambini che vivono più lontani dalle fonti industriali.
Sono ragioni più che sufficienti non solo per negare la modifica peggiorativa dell’AIA ma per fare a Taranto la scelta che è stata compiuta a Trieste e a Genova: fermare l’area a caldo. Di fronte a dati in peggioramento, come quelli che le abbiamo illustrato, non si possono attendere i prossimi dieci anni. I fondi europei vanno usati per una reale transizione ecologica riassorbendo i lavoratori ILVA. Occorre agire subito”.