LAVORO O SALUTE? NELLA PUNTATA DI “REPORT” LA RICOSTRUZIONE STORICA DEI FATTI SULL’EX ILVA DI TARANTO E IL FUTURO DI RISCATTO PROMESSO DALLA POSSIBILE NAZIONALIZZAZIONE DELL’ACCIAIERIA
di Chiara Evangelista______
“Un giornalismo fatto bene evita molte corruzioni” insegnava Pippo Fava, cronista ucciso dalla mafia, ai ragazzi con cui ha fondato la storica rivista di impegno civile “I siciliani”. Ed è giornalismo quando non trema nell’intingere la penna nel buio e portare il nero dell’inchiostro sul bianco del foglio. È giornalismo quando fa il cane da guardia al potere e non il cane da compagnia.
È giornalismo la puntata di ieri sera di Report, trasmessa su Rai 3, in cui si ricostruisce la verità storica sui fatti dell’ex Ilva di Taranto. Sigfrido Ranucci (in alto, nella foto di copertina) e la sua squadra partono dalla sentenza che lo scorso 31 maggio ha definito in primo grado il processo “Ambiente Svenduto”, riguardante il disastro ambientale che la gestione privata dei Riva avrebbe causato (utilizziamo il condizionale poiché per legge “nessuno è colpevole fino a condanna definitiva”) al territorio tarantino e ai suoi abitanti. La corte d’assise di Taranto ha condannato a 22 anni Fabio Riva e a 20 anni il fratello Nicola e ha disposto la confisca degli impianti dell’area a caldo.
Una sentenza che è stata scritta con la pelle dei tarantini, con le lacrime delle madri che stringono le mani dei propri figli mentre fanno la chemio, con le tasche vuote di agricoltori e imprenditori, privati della propria attività poiché è stata riscontrata la presenza di diossina nel loro terreno e nei capi di bestiame allevati.
“È questo il modo di risolvere il problema? Abbattere gli animali? Perché non abbattono anche gli esseri umani allora? La diossina nel sangue ce l’abbiamo anche noi. A me han tolto un rene…” dichiara con rabbia Vincenzo Fornaro della “Masseria Carmine” a cui è stato abbattuto il bestiame ed è stato costretto a reinventare il proprio lavoro.
“L’abbiamo inquinato noi il mare?! Non capisco, mi viene da chiangere…” dichiara un pescatore alle telecamere di Report mentre si vede sequestrare 22 tonnellate di cozze. E quel “solco lungo il viso” che cantava De Andrè, quella “specie di sorriso”, è solo un baratro di sofferenza.
Una condizione esistenziale che richiama la narrazione icastica di Steinbeck in “Furore”, una popolazione nella morsa del tracollo che lotta per la vita, per il sogno di una terra promessa.
Studi scientifici hanno rivelato che gli adulti che vivono a Taranto hanno il 50% in più di ammalarsi di tumore rispetto ad abitanti di altri territori italiani. I bambini il 30% in più. Ma forse questi dati non meravigliano più di tanto chi ha perso 15 parenti, come dichiara una signora sconfortata da una situazione ormai insostenibile. “Che mostri… ci hanno tolto pure l’aria”. “Ma come fai a spaventare un uomo quando quella che lo tormenta non è fame nella sua pancia ma fame nella pancia dei suoi figli? Non puoi spaventarlo, conosce una paura peggiore di tutte le altre”. E quella fame di vita agoniata da Steinbeck nel suo romanzo ambientato in America nel 1930 si può trasporre nel tacco d’Italia, in un 2021 che vede ancora troppi morti sul lavoro e per il lavoro. E così c’è chi non si rassegna, chi alza la voce sperando che diventi un coro. È questo l’intento dell’Associazione “Genitori tarantini” che da anni combatte per il futuro dei propri figli, colpevoli solo di essere nati nella “perfida terra di Dio”, richiamando il titolo del celebre romanzo dello scrittore pugliese Omar di Monopoli.
E chi si ribella? Chi prova a denunciare? Chi prova a puntare la luce dei riflettori sulla scena in ombra? Viene licenziato. Questo è quanto accaduto all’operaio Riccardo Cristello, licenziato solo per avere invitato tramite la pubblicazione di un post sui suoi profili social alla visione della serie “Svegliati amore mio” con Sabrina Ferilli che richiama il dramma ambientale di Taranto. Riccardo ha fatto ricorso ed è stato reintegrato nel suo posto di lavoro.
Ma a chi spetta il compito di controllare i limiti delle emissioni inquinanti provenienti dagli impianti siderurgici? Sei centraline (tra cui Arpa Puglia) non adatte a valutare l’inquinamento chimico perché tre di esse hanno i sensori idonei al traffico urbano. E qui, davanti a questa agghiacciante verità, si resta basiti, increduli, esterrefatti. Senza parole.
E per il futuro? A dieci anni dalla gestione Riva, lo Stato intende nazionalizzare l’ex Ilva sulla scia del modello tedesco. Il Landschaftspark è una storia positiva di metamorfosi urbana: un’ex area industriale siderurgica, dislocata lungo il fiume Emscher nella regione della Ruhr, oggi è un polmone verde in cui coabitano l’uomo e la natura. Il “Guardian” l’ha definito uno tra i parchi più belli al mondo. Qualora lo Stato dovesse nazionalizzare l’Ilva, gli spetterà il compito di sciogliere il dilemma-ricatto “diritto al lavoro o diritto alla salute?”, “miseria o malattia” a dieci anni dalla gestione Riva. E, a proposito dei Riva, Luca Chianca, cronista di Report, riesce a braccare Fabio Riva (nella foto, in basso) mentre passeggia con disinvoltura tra le vie di Brera a Milano con il proprio cane. E alla domanda se si fosse pentito della gestione dell’amministrazione e del disastro ambientale, la sua risposta è stata: “Non ho nulla da rimproverarmi”, accompagnata da un sorriso sornione e arrogante.
Il futuro dell’Ilva potrebbe essere nelle mani dello Stato a cui spetterà il compito di risanare la “mala gestio” privata ma intanto il passato, quel passato che si voleva oscurare, ieri sera è stato ricostruito storicamente e portato alla luce attraverso il buon giornalismo, perché non ci può essere democrazia senza libertà di stampa.
Per rivedere la puntata di Report: https://www.raiplay.it/video/2021/11/Report—Puntata-del-29112021-22399842-9575-40f7-b62e-c327724aa496.html
Category: Cronaca
il problema è che di promesse ce ne sono state fin troppe…e rimaste tutte tali. come da anni denuncia, documenta e chiede leccecronaca.it in questa sua battaglia storica, rimaniamo di una sola idea, CHIUDERE L’ILVA SUBITO SENZA SE E SENZA MA
La puntata di ieri, 29 novembre, di Report su Rai 3 ha dimostrato ancora una volta la drammaticità della situazione dell’EX-ILVA a Taranto e delle gravi situazioni d’inquinamento e di non sicurezza in cui operano i lavoratori dentro lo stabilimento siderurgico, motivo per cui invieremo alla procura di Taranto un esposto chiedendo che venga acquisita la puntata perché a nostro avviso nei filmati e nelle interviste mandate in onda ci sono notizie di reato.
Nella puntata di Report sono stati mandati in onda filmati esclusivi, dell’associazione Veraleaks, in cui gli operai rimuovono polveri tossiche dentro la pancia dell’acciaieria senza adeguate protezioni e i fumi contenenti benzopirene si disperdono senza che siano convogliati, altri video evidenziano la dispersione di carbone a mare.
Nelle interviste mandate in onda da Report il responsabile del laboratorio e monitoraggio ambientale prima di ILVA e negli ultimi due anni di Arcelor Mittal dichiara: ‘sui controlli rispetto a quando c’era ILVA a oggi non è cambiato nulla perché i controlli sono stati affidati alle stesse persone che che prima falsificavano i dati.
La puntata di Report, che dimostra ancora una volta di essere un insostituibile presidio di giornalismo d’inchiesta, è di una gravità inaudita ed è inevitabile che di fronte a quelle immagini e a quelle interviste la procura della Repubblica di Taranto debba aprire un’inchiesta.