DOMENICA 17 A LECCE MANIFESTAZIONE DEL COMITATO ACQUA BENE COMUNE. L’APPELLO AI CITTADINI E LE RAGIONI DEGLI ORGANIZZATORI. L’APPROFONDIMENTO DI leccecronaca.it CHE HA CERCATO DI CAPIRE COSA BOLLE IN PENTOLA DELL’ACQUEDOTTO PUGLIESE DOPO LA NOMINA DEL NUOVO PRESIDENTE DOMENICO LAFORGIA
(Rdl)______“Siamo TUTTI invitati a partecipare alla Manifestazione per l’Acqua Pubblica che si svolgerà a Lecce domenica 17 ottobre dalle ore 18.00 alle ore 22.00, in piazza Sant’Oronzo, nel rispetto delle norme igienico-sanitarie anti-Covid. Coinvolgiamo, invitiamo e condividiamo l’iniziativa! Partecipiamo!“.
Questo l’appello rivolto tramite social da Marta Innocente e Alessandro Morciano, referenti per la provincia di Lecce del ‘Comitato Acqua Bene Comune Beni Comuni Pubblici”.
A leccecronaca.it questa mattina Carlo Martignano, uno degli organizzatori, ha poi spiegato:
“L’Acquedotto Pugliese potrebbe presto essere privatizzato e la NOSTRA Acqua ceduta a grandi investitori i quali poi ce la venderebbero: dovremmo COMPRARE la NOSTRA Acqua. Manovre in tal senso vanno avanti nell’ombra già da tempo.
C’è un progetto di accorpare la gestione dell’Acqua, rifiuti ed energia di tutto il Sud Italia in un unico contenitore aperto ai privati. Un enorme centro di potere praticamente incontrollabile con l’unico fine del loro profitto a nostre spese. Acqua, rifiuti, energia: praticamente i servizi essenziali per la nostra vita quotidiana in mano alle multinazionali.
Oggi il Piano nazionale ripresa resilienza del governo Draghi agevola e accelera questo disastro che potrebbe quindi andare a compimento.
DOBBIAMO OPPORCI, RESISTERE.
L’Acqua è il bene comune per eccellenza, indispensabile per la vita. Non mettiamo la nostra vita al servizio dei profitti delle multinazionali. Tutti insieme esigiamo che la politica svolga il suo compito e operi per la gestione pubblica, rivolta al nostro bene comune (e non al profitto di “qualcuno”) della NOSTRA Acqua“.
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IL NOSTRO APPROFONDIMENTO
(g.p.)______
Il 12 e 13 giugno 2011, si tenne un referendum importante. Si trattava – fra le altre cose – di decidere se abrogare una norma relativa alla tariffa dell’acqua che prevedeva l’“adeguata remunerazione del capitale investito”, quindi niente più affari e speculazioni, coi i soldi dei cittadini, bensì caso mai semmai un servizio efficiente a fronte di investimenti sulla rete tangibili, ad esempio per ridurre le perdite dai tubi lungo i percorsi di distribuzione. La norma fu abrogata con una maggioranza schiacciante di sì, sancita da ventisei milioni di votanti in tal senso.
Nove anni dopo, quel referendum si aggiunge alla nutrita schiera di pronunciamenti popolari regolarmente traditi, e questo è però il caso più eclatante. Il bilancio infatti è sconfortante.
Il soggetto pubblico, sia esso ente locale, azionista delle società o organismo regolatore continua a manifestare comportamenti da privato. Le tariffe pagate dai cittadini per utilizzare l’acqua del rubinetto sono mediamente aumentate a dismisura.
Non solo. Sulla gestione dell’acqua si addensano nuovamente nubi fitte e minacciose, anche in Puglia, soprattutto in Puglia, specialmente nel nostro Salento, che, fra l’altro, purtroppo, detiene il triste record nazionale della desertificazione del territorio, oltre a presentare falde acquifere compromesse dallo sfruttamento e dall’avvelenamento.
Tre settimane fa, il 28 settembre 2021 la Regione Puglia, socio unico dell’ente, duemila dipendenti, cinquecento milioni di euro di fatturato, ha nominato Domenico Laforgia (nella foto di copertina, al suo primo giorno di lavoro) nuovo presidente dell’ Acquedotto Pugliese. Nel rinnovato consiglio di amministrazione ci sono anche due salentini, Salvatore Ruggeri, e Tina De Francesco, premiati non per competenze, bensì quali portatori di voti.
Tutti uomini e donne del presidente Michele Emiliano.
Domenico Laforgia, barese di nascita, ma leccese d’adozione, 70 anni – i fedelissimi di Michele Emiliano non vanno mai in pensione, sono sempre in servizio permanente effettivo – ingegnere, docente di ingegneria, ex rettore dell’università del Salento ed ex capo dipartimento dello sviluppo economico della Regione Puglia, da rettore è stato ripetutamente accusato di familismo amorale, vero e proprio marchio di fabbrica del sistema di potere costruito da Emiliano negli ultimi anni, insieme al trasformismo, da storico da lui attualizzato ai giorni nostri.
Da dirigente regionale, Laforgia ha poi fatto in tempo, il 24 ottobre 2017, a consegnare alle cronache dello sconcerto una memorabile dichiarazione, a proposito di gasdotti:
“Siamo vicini al territorio, che ha preoccupazioni che, devo dire, sono esagerate, perché abbiamo ventunomila chilometri di gas in tutto il territorio. Quindi il gas è la cosa più vicina che abbiamo nelle famiglie. Ognuno di noi ha il fornello a gas a casa, quindi di che parliamo? Il metano ti dà una mano, come la vecchia pubblicità dell’Eni e della Snam: è la fonte più pulita in assoluto, la meno pericolosa”.
Incredibile, così parlò Laforgia, testuale.
Ora l’ingegnere si dovrà cimentare con la gestione dell’acqua, soprattutto con gli sviluppi possibili della gestione dell’acqua in Puglia.
Quali, ce li spiega, l’entusiastico saluto fatto da Confindustria Lecce a Domenico Laforgia pochi giorni fa, subito dopo la sua nomina, per bocca del reggente della confederazione degli industriali, Nicola Delle Donne: “In un quadro economico e sociale in continua evoluzione, nel quale il nostro Paese deve governare la delicata fase del rilancio dell’economia, purtroppo ancora in piena emergenza pandemica, il professore Laforgia potrà contribuire a trasformare l’acquedotto più grande d’Europa in un volano di sviluppo, una vera multiutility di riferimento per il Sud. Acquedotto Pugliese ha ancora ampi margini di crescita anche nella diversificazione industriale”.
Tutto chiaro, no?
Ove così non fosse, andiamo a studiare cosa sia una ‘multiutility’. Ce lo facciamo spiegare da Eugenio Bruti Liberati e Marco Fortis, autori del volume ‘Le imprese multiutility’, edizioni Il Mulino:
‘Con l’espressione multiutility ci si riferisce alla struttura che le imprese di servizi di pubblica utilità, siano esse pubbliche o private, nazionali o locali, assumono al termine di un graduale processo di convergenza, che le porta ad operare contemporaneamente in più settori (energia elettrica, gas naturale, acqua, telecomunicazioni) e con una forte presenza nelle fasi finali di distribuzione e vendita.
Alimentato in gran parte dai processi di liberalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici e dal conseguente processo di riorganizzazione aziendale che ha riguardato tutti i principali operatori del settore, il fenomeno delle multiutility ha indubbiamente ricevuto una forte accelerazione dall’apertura dei mercati nazionali dell’energia’.
Ora è tutto chiaro, e si intuisce benissimo perché i promotori della manifestazione di domenica prossima a Lecce siano preoccupati e perché abbiamo lanciato un vero e proprio allarme.