Il professor
Michele Carducci, docente di Diritto costituzionale comparato e Diritto climatico presso l’Università del Salento, attento e qualificato studioso dei fenomeni sociali, anche con il suo blog ‘Democrazia nel Salento’, ha pubblicato questa sera su Facebook il seguente post (nella foto la manifestazione a Torino del 22 luglio corso)
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L’arcipelago dei c.d. “no vax” e/o “no-green pass” e/o “no mask” sollecita utili riletture in tema di sfera pubblica e “pubblici” che la animano.
Che “pubblico” è quello della sfera “no vax/no green pass/no mask”?
Difficile rispondere, considerata l’eterogeneità dei suoi protagonisti.
Tuttavia, proprio l’eterogeneità suggerisce di procedere per tentativi di esclusione, partendo magari dai due estremi contrapposti di “pubblico”, scandagliati rispettivamente da Nancy Fraser e Christopher Lasch: “subalternità” vs. “élite”.
La considerazione dei due estremi ha il vantaggio di farci comprendere che il “pubblico” non è uno soggetto collettivo né un semplice insieme di individui: non è mai uguale a se stesso, perché lo “scendere in piazza” è una funzione sociale, interna a un sistema di regole e meccanismi che ne condizionano l’emersione.
Pertanto, riprendendo Nancy Fraser (“Rethinking the Public Sphere: A Contribution to the Critique of Actually Existing Democracy”, in “Social Text”, 1990, n. 25-26), ci si potrebbe chiedere se “no vax/no green pass/no mask” rappresentino un “contro-pubblico subalterno”, ovvero una convergenza di soggetti accomunati dal risultare esclusi od occultati dalla sfera pubblica dominante e, per tale motivo, intenti a promuovere e divulgare visoni alternative di convivenza sociale e istituzionale.
Al contrario, recuperando Christopher Lasch (“La rivolta delle élite. Il tradimento della democrazia”, Firenze, Neri Pozza, 2017), “no vax/no green pass/no mask” potrebbero coincidere con il “pubblico d’élite”, ossia con quei soggetti che non sono affatto esclusi od occultati né nutrono visioni alternative di convivenza sociale, ma semplicemente scendono in piazza preoccupati di difendere i propri diritti individuali, “senza darsi troppo pensiero di altro”, come spiega appunto Lasch.
I due estremi di “pubblico” (“contro-pubblico subalterno” vs. “pubblico d’élite”) manifestano contenuti di protesta totalmente divergenti: protesta trasformativa, il primo; protesta conservativa, il secondo. Il che, in democrazia, è normale, perché solo in democrazia si può protestare per “trasformare” o per “conservare”. E solo in democrazia si possono interpretare diritti, libertà e Costituzione verso l’una o l’altra direzione, a seconda della condizione del soggetto nello spazio pubblico: se “subalterno” o semplicemente “d’élite”._______
(g.p.)______ Propendo per la prima ipotesi, qui si saldano in un corto circuito destra e sinistra, quelle degli emarginati, degli esclusi, dei non rappresentati, che trova nella piazza la sua dimensione, ora, qui, e poi non è solo protesta, ci sono anche tante proposte pratiche, fuori dagli schemi con cui finora il regime del pensiero unico ha condotto e gestito l’ intera questione.
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