IL ‘FUNERALE DI POVERTA’ DI VINCENT AUBRY
(g.p.)______Non so chi fosse, ma il mio cuore piange per lui, e una tristezza infinita mi spinge a scrivere per reagire in qualche modo allo sconforto.
La città della solitudine racconta oggi un’altra storia, tristissima, che si aggiunge ai tanti episodi di emarginazione, di esclusione, di menefreghismo degli ultimi anni e degli ultimi mesi, come granelli di un rosario di cui sbarazzarsi quanto prima uno dopo l’altro.
Si chiamava Vincent Pierre Andrè Aubry, aveva 51 anni, era di nazionalità belga, residente a Lecce, in via Guglielmotto D’otranto.
Chissà da quanto tempo, come c’era arrivato, che ci faceva qui da noi.
E’ morto al Vito Fazzi il 6 luglio scorso, non sappiamo di che cosa.
Sappiamo dal freddo linguaggio burocratico della nota informativa inviata dall’Asl al Comune di Lecce il 17 agosto scorso che
“sia durante il periodo di degenza, sia dalla data della morte, non si è presentato alcun familiare o amico, e a tutt’oggi nessuno ha reclamato la sua salma”.
L’amministrazione comunale si è attivata, in quanto è tenuta per legge
“nei casi di indigenza del defunto, stato di bisogno della famiglia, o disinteresse da parte dei familiari, a porre in essere servizi obbligatori quali il funerale di povertà assumendosene direttamente l’onere economico gestionale”, ed ha fatto doverosamente la sua parte.
Ha attivato regolare procedura, per cui ha affidato con determinazione dirigenziale pubblicata in data odierna alla ditta Ditta Sales il servizio di trasporto della salma al costo complessivo di 800 euro.
Inumazione gratuita in una fossa comune.
Almeno un minimo di dignità umana garantita, in extremis.
Su tutto il resto, nulla sappiamo, e forse è meglio non sapere niente, del povero Vincent Pierre Andre’ Aubry, lasciato solo a lottare invano contro la malattia in ospedale, e morto solo come un cane.
Category: Cronaca