di
Aldo Di Lello______
GLI USA HANNO ACCELERATO LA CADUTA DI KABUL PER EVITARE LA BEFFA DEVASTANTE DELLA VITTORIA DEI TALEBANI IN COINCIDENZA CON IL 20° ANNIVERSARIO DELL’11 SETTEMBRE.
Lo smacco, atroce, però rimane.
Perché vent’anni di chiacchiere e sdilinquimenti sui diritti umani universali, sull’Occidente garante e promotore di libertà-civiltà in tutti gli angoli della terra si dissolvono nell’arco di una manciata di ore, quante sono bastate ai talebani per circondare e conquistare Kabul. E dire che proprio i talebani sono stati rappresentati in tutti questi venti anni come il simbolo di un oscurantismo medievale destinato a sicura sconfitta.
E invece no. Proprio questi signori dalle barbe bibliche e dagli indumenti arcaici sono risultati vincitori.
Per quello che chiamiamo Occidente è un a sconfitta paurosa, una caduta di simboli, di immagine di cultura paragonabile solo alla conquista comunista di Saigon, nel 1975. Con la differenza però che all’epoca l’America, l’Europa e quello che ancora chiamiamo Occidente erano ancora terre popolate da giovani, terre comunque in crescita economico-sociale, e che seppero reagire in pochi anni alla sconfitta, fino ad arrivare alla caduta del Muro di Berlino e all’implosione dell’impero comunista.
Oggi non è più così perché la nostra è una civiltà di vecchi paurosi, lividi e impoveriti, una civiltà abitata da pochi giovani, per di più frustrati, disillusi e rassegnati.
Comunque sbagliano coloro i quali brindano, dalle nostre parti, alla caduta di Kabul e alla sconfitta americana. Perché in realtà è una sconfitta di tutti noi, anche di chi ha osteggiato fin dall’inizio le avventure Nato in terra islamica. E questo per il semplicissimo motivo che gli islamisti radicali non fanno distinzioni e passeranno presto all’offensiva in tutte le parti del mondo in cui c’è contesa sugli snodi energetici e commerciali. E aspettiamoci nuovi assalti anche in Europa, dove le cellule in sonno dell’Isis torneranno, ringalluzzite, a farsi sentire.
E il problema è anche più profondo. Perché la caduta di Kabul, dovuta all’insipienza di Biden (ma anche, in precedenza, alla superficialità di Trump), dimostra che nell’equilibrio geostrategico mondiale è saltato il centro di gravità. E non è una constatazione che consola.
C’è chi, immancabilmente, dirà che la caduta americana apre spazi a un ritorno dell’Europa. Ma si tratta di una consolazione retorica a cui non crede neanche l’europeista più fanatico. E questo perché l’Europa priva di sovranità, divisa tra “frugali” nordeuropei e “spendaccioni” mediterranei, tutto può essere, meno che un player geopolitico,
Ad approfittare della situazione sarà semmai la Cina, con tutto quello (di negativo) che ne potrà conseguire.
L’unico aspetto positivo della caduta di Kabul è che così cade anche l’equivoco dell’esportazione della democrazia. Ma, prima di ritrovare un po’ di fiducia, è certo che dovremo passare un lungo periodo di lucida disperazione.
Category: Cronaca, Politica