LA POLEMICA / ECCO PERCHE’ NON CI PIACE IL GREEN PASS, STRUMENTO “per dilatare la precarizzazione dell’esistenza”
di Serena Fiorentino______
Presso il Climate Camp di Costa Merlata ad Ostuni c’è stato di recente un incontro tra alcuni docenti e genitori, vaccinati e non vaccinati, per discutere del nuovo decreto legge governativo che ha imposto il Green Pass al personale della scuola, dell’università e agli studenti universitari per accedere al proprio posto di lavoro, di studio e di ricerca.
Dalla discussione sono emersi con chiarezza alcuni punti condivisi dai partecipanti che meritano di essere conosciuti e meditati.
Fin dall’inizio della crisi legata al Covid-19, le scelte governative e delle amministrazioni scolastiche a tutti i livelli hanno evidenziato un disinteresse totale per il reale funzionamento della scuola quale istituzione fondante della Repubblica. Si è preferito imporre il distanziamento sociale e soluzioni quali la didattica a distanza e mista, che hanno reso impossibile la relazione tra docenti ed alunni e tra gli stessi studenti, condizione necessaria e fondamentale per un reale e profondo processo di istruzione e di crescita umana e culturale.
Già dalla primavera del 2020 migliaia di genitori, insegnanti, studenti e i movimenti che da molti anni si battono per la scuola pubblica, hanno indicato soluzioni chiare e lineari per garantire una scuola in presenza, in sicurezza e di qualità: la riduzione del numero di alunni per classe, il reperimento e l’utilizzo di ulteriori spazi per la didattica oltre le aule già in uso (compresi spazi all’aperto), l’aumento degli organici del personale scolastico e la continuità didattica del personale precario e di sostegno.
Tali provvedimenti avrebbero permesso non solo l’avvio dell’anno scolastico 2020/21 in sicurezza, ma avrebbero garantito un miglioramento qualitativo del processo di apprendimento e di insegnamento, invertendo la tendenza applicata dai governi succedutisi negli ultimi decenni di definanziamento e smantellamento della scuola pubblica in Italia.
Nonostante le promesse e le solenni parole, nessuno di questi provvedimenti è stato realizzato, anzi si è approfittato della situazione sanitaria per indirizzare i finanziamenti europei verso la digitalizzazione e forme surrettizie di privatizzazione (quali gli ITS-Istituti Tecnici Superiori).
La gestione della crisi sanitaria è stata impostata su una logica di emergenza permanente che ha consentito di smantellare progressivamente diritti individuali e politici fondamentali. Facendo leva sulla paura quale strumento di governo e di consenso, e con l’ausilio di una campagna mediatica allarmistica e totalmente appiattita sui diktat governativi, tale regressione della società italiana è avvenuta praticamente senza alcuna opposizione popolare significativa.
La crisi sanitaria è stata utilizzata dal governo come un’opportunità: per avviare una poderosa opera di trasformazione sociale, delle relazioni, dei rapporti economici e lavorativi; questo processo sta incidendo in profondità sulla dimensione psicologica e di benessere psico-fisico delle persone, in particolare dei ragazzi/e e dei bambini/e.
La massiccia imposizione del digitale ha accelerato la dematerializzazione e ha reso virtuali i rapporti sociali e quelli lavorativi, garantendo al contempo eccezionali profitti alle multinazionali dell’hi-tech.
L’imposizione di una certificazione sanitaria per poter svolgere attività sociali e culturali e per poter fruire di servizi quotidiani determina un salto di qualità nella politica di controllo sociale ed individuale capillare.
Il lasciapassare “verde” (il cosiddetto green pass) si pone come uno strumento di identificazione e discriminazione totalmente inaccettabile in uno stato che si definisca democratico: la creazione di cittadini/e di seconda classe sulla base di scelte individuali di cura, inabilitati a fruire di servizi e a frequentare spazi ed attività, apre pericolosamente la strada a processi di esclusione dalla vita sociale e dall’esercizio di taluni diritti, che un domani potranno essere fondati sulle opinioni politiche, sulle scelte religiose, sugli orientamenti sessuali.
Nella scuola la sospensione dallo stipendio per il personale che abbia legittimamente esercitato la propria libera scelta di non vaccinarsi (garantita, tra l’altro, dal regolamento UE 2021/953) è particolarmente odiosa, sia perché incide sul reddito di lavoratori, sia perché va a costituire un modello in grado di condizionare i comportamenti di discriminazione di ragazzi e bambini.
Per questo è necessario lottare contro l’imposizione del “green pass”, strumento di controllo sociale e di discriminazione, che introduce nella scuola, così come già avvenuto nella sanità e come avverrà negli altri settori lavorativi, la sospensione dallo stipendio e in prospettiva il licenziamento per coloro che non si omologano alle indicazioni dell’autorità; l’intento di tale atteggiamento sanzionatorio è codificare stili di vita medicalizzati e dilatare la precarizzazione dell’esistenza.
Rivendichiamo il diritto alla libera scelta sul proprio corpo: si tratta di una battaglia in difesa della democrazia sostanziale e richiede l’avvio di un processo culturale di approfondimento e critica dei contenuti legati alla gestione della crisi Covid-19, per evidenziare come la strategia attuata sia coerente con la logica capitalista di estrazione di massimo profitto dalle crisi e di progressiva sottrazione di diritti.