LA FESTA DI CINEMA DEL REALE
La Festa di Cinema del reale – Festival del Cinema documentario, è ideata e organizzata da Big Sur, Associazione Cinema del reale e OfficinaVisioni, con la direzione artistica di Paolo Pisanelli, e cofinanziata da Unione Europea (Iniziativa cofinanziata con fondi P.O. FESR Puglia 2007-2013 Asse IV – Linea d’intervento 4.3), Regione Puglia (Assessorato al Mediterraneo Settore Attività Culturali) e Fondazione Apulia Film Commission, con il sostegno del Comune di Specchia e con il patrocinio della Provincia di Lecce.
Dal 24 al 27 luglio torna a Specchia (provincia di Lecce) la Festa di Cinema del reale / Festival del Cinema documentario: giunto all’importante traguardo della decima edizione, l’appuntamento propone quattro giorni all’insegna del cinema più spericolato, curioso e inventivo, confermandosi – più che una semplice rassegna – una originale “festa di sguardi” che promuove le narrazioni del reale e il cinema documentario e fa dialogare film e musica, fotografia e scrittura, cibo e arti visive, coinvolgendo il territorio e trasformando uno dei borghi più suggestivi d’Italia – e in particolare la “sala en plein air” allestita nella corte del Castello Risolo – in una vera Cittadella di Cinema del reale, abitata (oltre che dai cittadini di Specchia) da autori, produttori, studenti, turisti e appassionati.
Tra gli autori, gli attori e i musicisti invitati: Matteo Garrone, Daniele Vicari, Costanza Quatriglio, Andrea Segre, Cecilia Mangini, Edoardo Winspeare, Pippo Mezzapesa, Enrico Ghezzi, Hermes Mangialardo, Vinicio Capossela, Michele Riondino, Andrea Rivera, Carolina Bubbico, Dondestan e Andrea “Populous” Mangia.
Il Premio Cinema del reale è conferito ad autori, produttori, distributori, e operatori culturali che danno impulso alla creazione, realizzazione e diffusione del cinema del reale in Italia. Al riconoscimento, realizzato quest’anno da Parisi Luminarie, si aggiunge anche il premio promosso dal circuito Culturanze.
Cinema del reale è un cinema “ambulante”, senza botteghino (tutte le proiezioni sono a ingresso libero) e senza effetti speciali. È il cinema che attraversa periferie, fabbriche, deserti, mari, isole, metropoli, fiumi, terremoti, televisioni; che “si fa fuori”, per strada e ovunque, e invita le persone ad incontrarsi, a guardare i luoghi dove viviamo, le cose che succedono, raccogliendo memorie e amnesie per attraversare luci e ombre del presente, del passato, del futuro. Un “Cinema del reale” che pur disponendo di sempre più limitate risorse economiche, è dotato di grandi capacità inventive.
Dieci anni di Festa, dieci anni di Cinema del reale: Sogni, musiche, città.
«Questa è un’edizione importante – spiega il direttore artistico Paolo Pisanelli – perché la Festa di Cinema del reale festeggia dieci anni di visioni spericolate: è un traguardo per una manifestazione che ha diffuso la conoscenza di un modo di fare cinema originale e “necessario”, un traguardo che ci spinge a perseverare nel nostro lavoro di “salvataggio dalla dis-memoria” di veri capolavori cinematografici che rischiavano di cadere nell’oblio e, al tempo stesso, a continuare a puntare alle nuove leve del cinema del reale e agli sperimentatori di visioni».
Tre, come di consueto, le parole chiave: sogni, musiche e città. «Sono tre parole belle – continua Pisanelli – che rivelano alcune chiavi di lettura attraverso cui interpretare la società contemporanea. I sogni perché, nel difficile momento storico in cui viviamo, ci permettono di evadere, volare alto ed approdare a mondi altri. Le musiche perché battono il tempo delle nostre vite e ci emozionano, sono fatte della stessa materia di cui sono fatti i sogni, possono essere leggere, ma allo stesso tempo farsi portavoci di istanze, dissensi e desideri di tante persone e di interi popoli. E le città, non solo quelle invisibili e ideali, perché ci riportano coi piedi per terra, evocano scenari di concretezza e la necessità dei propri abitanti – da Taranto a Venezia, da Roma a Bologna, da Atene a Istanbul – di “riprenderle”, di riconquistarne la dimensione umana e politica».
I grandi del documentario italiano
Ad aprire la Festa, un’autentica “pioniera” del documentario europeo, l’italiana Cecilia Mangini, amica e grande promotrice di Cinema del reale, che quest’anno presenterà Divino Amore, un documentario anti-etnologico e anti-antropologico che – esattamente 50 anni fa – rifiutava la presa diretta, aboliva il commento off e affidava alla musica d’avanguardia di Egisto Macchi di contestualizzare il culto dell’immagine della Madonna conservata nel Santuario alle porte di Roma. Un film invisibile, a lungo creduto perduto, offerto in prima visione assoluta al pubblico della Festa: un capolavoro duramente osteggiato – la Commissione dei Premi di Qualità dell’epoca lo bocciò, compromettendone di fatto la distribuzione – che finalmente può tornare a dialogare con le opere di altri grandi autori che si sono avvicinati al Divino Amore, dal Gadda del Pasticciaccio al Fellini de Le notti di Cabiria.
Sempre in tema di maestri, da segnalare anche l’omaggio a Giuseppe Taffarel (1922/2012), figura tra le più originali del cinema italiano del secondo dopoguerra. Partigiano in Veneto, con gli amici Emilio Vedova e Roberto Sonego, poi allievo dell’Accademia d’Arte Drammatica e sceneggiatore, coprotagonista di Achtung! Banditi! di Lizzani all’inizio degli anni Cinquanta (quando divide le spese di una casa in affitto con la giovanissima Sophia Loren e diventa amico di Gina Lollobrigida), teorizzatore con Antonioni e De Seta del “nuovo cinema documentario”, nel 1960 dirige il suo primo film, La croce, cui seguiranno oltre trecento titoli dai temi più diversi.
A Specchia si vedranno Fazzoletti di terra, un piccolo capolavoro che racconta la realtà contadina di una famiglia della Valbrenta, e proprio La croce, un vero gioiello che indaga la vita intima e segreta dei montanari che – spiega la voce narrante – vivono “come ombre che si confondono con il terreno”, e sono noti per portare sulle spalle la slitta, chiamata la croce, dalla frazione di Fais, Vittorio Veneto, fino alla cima del monte Visentin. Una marcia estenuante, lunga sette ore, con lo scopo di raccogliere, prima che sopraggiunga la neve, il fieno lasciato a essiccare durante l’estate, per poi portarlo a valle con la slitta, percorrendo con enorme fatica i sentieri pietrosi.
Di Gianfranco Mingozzi sarà mostrato un estratto da Sulla terra del rimorso, il documentario che, a vent’anni dalla ricerca di Ernesto De Martino, ripercorreva le tappe più significative dello sguardo etnografico sul mondo dei tarantati: sui testi di Claudio Barbati e Annabella Rossi scorrono le immagini girate nel 1961 da Mingozzi e le sequenze tratte da Sud e magia (1977), oltre alle nuove riprese, con il ritorno di Mingozzi a Galatina nel 1982.
Con Bologna, uno degli “episodi” del progetto collettivo 12 registi per 12 città realizzato in occasione dei Mondiali di calcio di Italia 90, la Festa di Cinema del reale vuole infine ricordare Giuseppe Bertolucci: e lo fa con un piccolo film, girato a quattro mani con Bernardo Bertolucci, che merita una riscoperta. Una corsa a perdifiato che trascina la macchina da presa da Piazza Maggiore per tutta la Bologna monumentale, passando come una vertigine dal gran teatro dei Carracci ai cieli di Guido Reni, dai corridoi dell’antica Università alle strade del centro storico.
Visioni Doc
Accanto a questi grandi, una selezione del meglio della produzione italiana dell’ultima stagione: dall’emergenza ambientale di Brindisi, raccontata attraverso le vite di quattro militanti del movimento “No al Carbone ne Il giorno che verrà di Simone Salvemini, al mosaico di storie che in God Save the Green di Alessandro Rossi e Michele Mellara fotografa la “controrivoluzione” antropologica che ovunque sta riportando uomini e donne a cercare un rapporto diretto con la terra e i suoi prodotti; da Terramatta di Costanza Quatriglio (premiato con il Nastro d’Argento 2013 come miglior documentario) sul Novecento di Vincenzo Rabito, che in una lingua inventata – né italiano né dialetto – ha raccontato da “semi-analfabeta” un secolo di povertà e boom economico, guerra e lavoro, a Teorema Venezia di Andreas Pichler, requiem ad una città unica e irripetibile, che continua a essere il sogno di tutti i romantici del mondo ma sta diventando un luogo fantasma; non è di produzione italiana, infine, ma diretto da una regista italiana, Alessandra Celesia, che vive a Parigi, Il libraio di Belfast, vincitore del Festival dei Popoli, che con tocco poetico racconta una città dal passato drammatico e violento attraverso gli affetti e le aspirazioni di chi la vive.
Rock’n Doc
Un fil rouge musicale percorre poi tutto il programma, partendo da quello che è forse il più bel documentario dell’anno, il vincitore dell’Oscar 2013 Searching for Sugar Man di Malik Bendjelloul, sul “caso” di Sixto Rodriguez, il più insolito successo nella storia della musica: scoperto in un bar di Detroit, autore di un primo disco capolavoro “rifiutato” dal pubblico americano, che a sua insaputa diventa la colonna sonora delle lotte anti-Apartheid in Sudafrica; e poi Fedele alla linea di Germano Maccioni, un ritratto intimo di Giovanni Lindo Ferretti, persona pubblica e uomo privato, capace negli anni di disorientare fan e opinione pubblica con un pensiero libero e forte, senza sottrarsi a critiche e fraintendimenti. Un dialogo che ripercorre un intero arco esistenziale: dall’Appennino alla Mongolia, attraversando il successo, la malattia e lo sgretolarsi di un’ideologia, e infine il ritorno a casa, tra i suoi monti, per riprendere le fila di una tradizione secolare; e ancora, il trentacinquenne Alex ossessionato dal punk, protagonista di Vive le rock di Alessandro Valenti, la dimostrazione di come il rock “can save your life”.
Passato e Futuro
Fin qui il presente, ma per festeggiare il suo decennale la Festa di Cinema del reale ha voluto ritrovare quest’anno alcuni amici e “compagni di strada”: Daniele Vicari col suo Morto che parla, in cui ritrova il protagonista de “La ricotta” di Pasolini, il mitico Stracci, al secolo Mario Cipriani. Matteo Garrone, che allora poco noto al grande pubblico, fu ospite della prima edizione della Festa e ritorna con il suo ultimo Reality; e Pippo Mezzapesa, che dopo l’exploit di Sogno di una morte di mezza estate torna a raccontarci le avventure del becchino precario Pinuccio Lovero, stavolta alle prese con la politica, in Pinuccio Lovero – Yes I Can. Tra i Prossimamente la presentazione del progetto Rebetika Crisi, con Andrea Segre e Vinicio Capossela sulla musica rebetika e la crisi in Grecia, appunti di un viaggio insieme che diventeranno un documentario; e Storie di Taranto di Paolo Pisanelli, incursione tra crisi, amori e follie del quotidiano all’ombra dell’Ilva (con la partecipazione di Michele Riondino, ospite d’eccezione della Festa). Inoltre saranno presentati i progetti di Corpi e Memorie di Claudia Mollese, un’indagine etnografica sotto forma di racconto polifonico della città di Lecce (al centro, la figura di Antonio Lanzalonga, noto transessuale, conosciuto come Mara e il processo di cambiamento sociale e culturale del centro storico, a partire degli anni ’70); Verità e riconciliazione di Corrado Punzi, che affronterà il tema dell’impunità nei paesi latinoamericani che hanno vissuto l’esperienza traumatica di una dittatura e che hanno preferito istituire Commissioni – appunto – di “verità e riconciliazione” invece di avviare processi e punire i responsabili; e Alla ricerca di musica e onde di Tobia Lamare, Simone Manfreda e Carlo Morelli, che porterà alla scoperta di un’affinità tra culture diverse, dal bacino del Mediterraneo ai paesi nordici e anglosassoni, ma anche oltre oceano.
Poetiche/Pratiche a colazione
Da dieci anni a questa parte, la Festa di Cinema del reale ospita Poetiche/Pratiche, seminari tenuti dai grandi protagonisti del cinema documentario ospiti del festival. Nel tempo, questi cicli di incontri sono diventati appuntamenti attesi da studenti, studiosi, operatori culturali ed appassionati di cinema, che già dal mattino affollano le sale di Castello Risolo per prendere parte ai dibattiti in un clima disteso e informale. Rispetto alle edizioni precedenti, le Poetiche/Pratiche di quest’anno diventano delle lezioni/colazioni e hanno i “minuti contati”: sono previsti infatti interventi di 12 minuti per autore e la collaudata formula della lezione frontale lascia il posto all’immagine di una colazione vera e propria da trascorrere in compagnia di registi, autori e operatori culturali, come Cecilia Mangini, Cristina Torelli, Daniele Vicari, Andrea Segre, Costanza Quatriglio, Michele Mellara, Enrico Ghezzi, Michele Riondino, Matteo Garrone, Marco Spoletini, Alessandra Celesia, Pinangelo Marino di Linea 8, Vincenzo Susca (Université Paul Valery, Montpellier / Ceaq Sorbonne) e Claudia Attimonelli (Mediateca Regionale Pugliese / Università degli Studi di Bari Aldo Moro), nell’intento di favorire il confronto tra il pubblico e gli autori invitati.
Taranto rooms
C’è modo e modo per raccontare una città. Basta lasciarsi alle spalle lo schermo e le visioni doc nel cortile e salire al piano nobile di Castello Risolo per averne la prova. Qui, infatti, si dipanano le Taranto Rooms, un progetto espositivo che abbraccia una pluralità di approcci, linguaggi e ricerche di autori che hanno scelto la Città dei due mari come soggetto e oggetto d’indagine. Più che una collettiva tout court, Taranto Rooms cerca di costruire relazioni e di intrecciare i percorsi di sette artisti che, in tempi e modi diversi tra loro, hanno lavorato sul paesaggio visivo e sonoro della città, sulla storia e la materia viva che sottende un tessuto urbano complesso e sfaccettato. Si tratta per lo più di segni e presenze, da cui emergono storie e testimonianze che in alcuni casi toccano il nervo scoperto di emergenze tristemente note ai più per i fatti di cronaca, in altri invece le sorvolano per aprire squarci di conoscenza su aspetti e circostanze ignote. Impegno civile, dunque, ma anche un forte senso dell’ironia, poesia, disagio, nonsense, oblio, anarchia e visionarietà legano le opere di Nico Angiuli, Alessandra Guttagliere, Patrizia Emma Scialpi, Ezia Mitolo, Francesco Giannico, Isabella Mongelli e Gianluca Marinelli invitati a dar vita ad installazioni audiovideo, fotografiche e live performance in questo lavoro site specific a cura di DamageGood e Big Sur Lab, dove i rimandi a luoghi e figure tracciano strade dense di significazioni molteplici.
Sguardi e visioni
Pluralità di espressioni ed esperienze: la Festa di Cinema del reale è prima di tutto una palestra per Sguardi e visioni, come recita il titolo di questa sezione dedicata alle arti visive che da ben dieci primavere tiene il passo al festival. Definirla un satellite rispetto alla programmazione cinematografica sarebbe riduttivo. “Sguardi e visioni” è, prima di tutto, un laboratorio creativo che vive di luce propria, in grado di attrarre interventi installativi diversi, accomunati dalla capacità di entrare in relazione con i luoghi. Non un punto di partenza ma una conquista: il concept è infatti il frutto di un lungo processo, che ha permesso a questa sezione iniziata un po’ in sordina di trasformarsi in un invito allo “sconfinamento”, anche fisico, nei tesori architettonici di Specchia. Dai palazzi ai conventi, dai cortili alle piazze, dalla maestosità delle sale nobiliari sino alla terrazza panoramica del Castello: l’intento di “Sguardi e visioni” è mettere in connessione spazi e immagini, persone e storie sedimentate nel tempo o work in progress, come Ubu Re Postcard, la mostra di mail art realizzata dai detenuti della casa circondariale di Borgo San Nicola di Lecce, e In-fondo, intervento in itinere a cura di Mauro Marino, Maira Marzioni e Gianluca Costantini sull’archivio del Fondo Verri di Lecce. Ovviamente in un festival dedicato al cinema documentario, resta alta l’attenzione verso il video e le sue declinazioni: lo dimostrano Natura morta in giallo di Carlo Michele Schirinzi, la selezione di corti di animazione a cura di Scratch! Animation Film Festival, e le Diariovisioni firmate da Enrico Carpinello, autore quest’anno del fotoracconto su La Festa di Cinema del reale, “condivise” in contemporanea nella piazza di Specchia e sui social.
Dimenticate l’orologio e mettetevi comodi nell’ex convento dei Francescani Neri, dove per ben 12 ore di fila si proietta Rushes de l’Enfer, opera visionaria e incompiuta di Henry George Clouzot. Non capita certo tutti i giorni di vedere scorrere su un maxi schermo le immagini di questo mitico film, il cui archivio è stato interamente acquisito da Fuori Orario di Enrico Ghezzi, tra gli ospiti del festival. Dopo il buio delle cine-stanze, è invece il caso di dire “E luce fu” grazie alle installazioni luminose realizzate dal designer Gianfranco Conte che reinterpreta il tema della luminaria classica dando vita a nuovi usi ed utilizzi ai piani alti del Castello.
Sempre in tema di luce, Madon un’azione di guerrilla lighting di Maurizio Buttazzo. Anche quest’anno tra le mostre un’installazione che testimonia l’attività dei Laboratori espressivi del Centro per la Cura e la Ricerca sui Disturbi del Comportamento Alimentare (DSM – ASL LE), Le case dei sogni dove abitarsi è, nel tempo della cura, atto dovuto. Prendere contatto con sé.
Extra (inContemporanea)
Video arte, fotografia, installazioni audio, pittura: i linguaggi dell’arte contemporanea accomunano anche gli interventi della sezione Extra della Festa di Cinema del reale, che accoglie per il terzo anno consecutivo il gruppo Starter, attivo nel campo della public art e della ricerca artistica, intesa come motore di trasformazione sociale. Il collettivo, formato da Ingrid Simon, Fernando Schiavano e Antonio De Luca, presenta un’anteprima del progetto Murga. I canti delle vie, un lavoro audio sulla memoria comune e sul patrimonio orale custodito dai venditori ambulanti, che sino a un decennio fa, percorrevano in lungo e in largo le strade del Salento. Affronta un tema caro a Cinema del reale l’installazione Democratic big switch, un’opera nata dalla collaborazione tra Luca Coclite e Giuseppe De Mattia, video artist il primo, fotografo il secondo di stanza a Bologna. Nell’installazione video, gli autori riflettono sull’uso degli archivi digitali collettivi, come Ebay e Youtube, e sul paesaggio geografico e umano che trapela dalle immagini. Fedele al tema delle città, Michele Cera presenta invece Bari costa sud, un lavoro fotografico di ricerca sul paesaggio e sulla dimensione pubblica e privata degli spazi per la curatela di Valentina Isceri. Occorre invece raggiungere il civico 41 di via Matteotti per visitare Rifugio, mostra di pittura di Agnese Skujina. In anteprima, La quadratura del cerchio, retrospettiva su Elena Guaccero che nel mese di agosto si terrà presso palazzo Comi a Gagliano del Capo (Lecce).
Dal tramonto all’alba
Non di solo cinema vive il festival. Nella sua ricca programmazione di documentari, mostre e incontri con gli autori non mancano happening e piccoli eventi collaterali, disseminati tra il centro storico della Cittadella e la terrazza di Castello Risolo, dove una vista mozzafiato e sognante incanta gli ospiti già dal crepuscolo. Con la campagna e una corona di città a far da quinta, vale la pena raggiungere i piani alti del palazzo per un cocktail panoramico preparato da Antonello Cotardo o assaporare l’aperitivo di Cucina Meridiana, un progetto di Simone Biso che mixa parole e sapori per un viaggio all’insegna della multisensorialità. Sulla piazza in quota di Specchia, ogni sera il pre dinner è accompagnato da una live performance diversa: si esibiscono Carolina Bubbico, i Dondestan con Donatello Pisanello, Angelo Urso e Lamberto Probo, e ancora l’attore-musicista Andrea Rivera e Go Dugong, nome inglese dietro cui si cela l’italianissimo Giulio Fonseca. A lui il compito di scaldare e concludere a suon di echi e delay la Festa della Festa di Cinema del reale, il party in terrazza ormai diventato celebre per il suo saluto all’alba, quasi un “rito collettivo” per gli habituè e gli irriducibili del festival, che quest’anno possono scatenarsi con le selezioni musicali di Andrea “Populous” Mangia/LIFE & LIMB, dj resident nella all night long di Cinema del reale, e Stefano Libertini Protopapa.
Category: Costume e società