EROTISMO AL FEMMINILE, NEI VERSI DI JONIDA PRIFTI E NEI RACCONTI DI DONATELLA DELLA RATTA. ESCE DA KURUMUNY “Stazione degli occhi (O del corpo che si sottrae)”, MIX DI POESIA E PROSA AD ALTA GRADAZIONE SUL TEMA DELLA SESSUALITA’ NEGATA AI TEMPI DELLA PANDEMIA

| 20 Giugno 2021 | 0 Comments

(g.p.)______

Il sesso non si addice a chi tiene la puzza sotto al naso, e va troppo per il sottile, o fa lo schizzinoso. Il sesso è uno scambio incontrollato di liquidi e altre secrezioni che non è il caso di stare  qua a specificare, e di saliva, alito e quant’altro.

In un semplice bacio, in quei “miracoli tiepidi di aurora”, dei baci cantati poeticamente da Giuseppe Jusuf Conte, “fra due bocche estranee fino ad allora” corre sempre, più prosaicamente,  una quantità industriale di virus e batteri.

Va da sé che in questi, ormai quasi un anno e mezzo, mesi di Covid 19 e svariate varianti, il sesso sia diventato problematico, diciamo così.

Non bastassero secoli di religioni e di superstizioni che l’hanno fatto diventare di frequente un peccato, al nostro tempo della pandemia è ritornato un tabù, invano surrogato dal massiccio ricorso pornografico dei mass media, e tristemente mercificato dalle degenerazioni materialistiche del mercato.

Ma se l’amore si alimenta dall’assenza, il sesso alimenta l’amore. Il sesso poi nell’assenza, nella privazione acquisisce forze primordiali, difficilmente controllabili e impossibili da eliminare.

Il sesso è l’energia primordiale di Madre Natura, perché legato indissolubilmente in prima battuta alla sopravvivenza della specie: è legato alla vita, non alla morte.

Il sesso è purezza, tanto più quanto negato, tanto più quando vilipeso.

 

La casa editrice salentina Kurumuny presenta una nuova sperimentazione, un mix di poesia e prosa, di due autrici diverse, poesie in albanese di Jonida Prifti, con traduzione a fronte, e racconti di Donatella Della Ratta, nel volume “Stazione degli occhi (O del corpo che si sottrae)”.

Nella data simbolica del solstizio d’estate, lunedì 21 giugno, alle 20.30, a Corigliano d’Otranto, ci sarà la prima presentazione, affidata alle stesse autrici, in un reading assistito dalle musiche di Stefano Di Trapani e con la partecipazione della curatrice di questa collana di Kurumuny  “Camminamenti”, Marthia Carrozzo.

Il corpo sottratto alla sua naturale funzione, negata negli ultimi tempi da lockdown, coprifuoco, distanziamento e quant’altro, è il motivo conduttore, il filo rosso che unisce poesie e prose (nella foto di copertina, «Il bacio di Hayez» ai tempi del Coronavirus, il murale di TvBoy realizzato lo scoso anno a Milano).

‘Il virus, il lockdown, il necessario distanziamento. Necessario? O rischioso? Cosa implica la sottrazione del corpo? Quale, davvero, la pandemia da cui trarsi in salvo, quando è il corpo che si sottrae?’ – anticipa la prefazione.

Le risposte, non ci sono. O meglio, ce ne sono tante, quante ognuno di per sé può darne, nella sua ricerca interiore.

Alla poesie conviene porre domande, più che dare risposte.

Cento anni dopo, nel nuovo secolo e nel nuovo millennio, vale qui la lezione montaliana, del ‘Non chiederci la parola che squadri da ogni lato l’animo nostro informe’, del ‘Non domandarci la formula che mondi possa aprirti’.

Le poesie di Jonida Prifti (foto sopra) sono le sue risposte, cercate e trovate nella disperazione dell’inquietudine, nel tormento del vano desiderio, nella sessualità che si ribella alla negazione.

I suoi componimenti sono brevi, a volte brevissimi, fatti di sensazioni, di interrogativi, e si chiudono regolarmente sempre con un punto di domanda.

Non solo per i paesaggi naturali richiamati nelle visioni, quanto e soprattutto per le sensazioni fisiche, trovano un paragone possibile con i frammenti di Saffo, quei pochi che ci sono giunti.

Domina in questi versi un erotismo corporeo, fisico, appunto, a tratti esplicito, che la sensibilità femminile dell’autrice non può e non vuole né trattenere,  né negare, ma esprimere senza pudore, quale risposta alla negazione.

 

“Sono pensieri folli” . Ecco, lo dice ella stessa, ad un certo punto del primo. I racconti di Donatella Della Ratta (foto sopra) sono fatti delle sue situazioni ambientate al tempo della pandemia, e degli esasperati desideri che ne derivano, amplificati dalla privazione: “Cose che rimangono sospese a mezz’aria, cose che aspettano in agguato, cose impigliate nella parte che non si vede, che lascia intendere, sotto la mascherina, oltre gli occhi”. 

Una ragazza che fa jogging, con i pantaloncini imperlati di sudore; un ragazzo delle consegne; un anziano che porta a passeggio il cane: per ognuno c’è un fremito, per ognuno c’è un desiderio terribile, terribile perché prepotente, prepotente perché negato, per tutti c’è una fantasia sessuale, esplicitamente raccontata.

I baci diventano in tutta consapevolezza “goccioline assassine” e quindi, al tempo stesso, ammissioni di colpa.

Una serie di avventure a sfondo erotico in una dimensione metropolitana percorsa in bici, di un
Charles Bukowski dalla sensibilità femminile con le sue “”Erections, Ejaculations, Exhibitions and General Tales of Ordinary Madness”, che raccontano la ribellione al virus.

La morale, non c’è, nemmeno la morale è rimasta più, figurarsi.

Questi sono  in “Stazione degli occhi (O del corpo che si sottrae)” i racconti di  Donatella Della Ratta. Trailer di Pornhub, emendati dalla pornografia dalla sapienza creatrice e salvifica della scrittura.______

 

 

(160 pagg. – info@kurumuny.it)

 

Category: Costume e società, Cultura, Eventi, Libri

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