UN PENSIERO PER ADRIANO PALERMO
di Valerio Melcore_______Adriano Palermo ci ha lasciato a seguito di un incidente stradale nel centro della città Lecce.
Uno dopo l’altro, tre amici mi hanno telefonato, a poche ore dall’accaduto per comunicarmi le drammatiche conseguenze dell’incidente.
Come sempre avviene in questi casi ti fermi a pensare su tutto il tuo vissuto, sulle combinazioni e sulla caducità della vita stessa.
“Non doveva andare a Lecce, ha insistito per andare…se invece di andare da quella strada…quello è un incrocio pericoloso…”
e poi l’immancabile: ”era destino”, e mentre ascolti queste parole pensi che proprio due giorni prima eri entrato nel suo ufficio per sfotterlo, cinque minuti di chiacchiere dopo tanto tempo, poi una sua telefonata il giorno dopo, per raccomandarmi un suo amico a cui fare uno sconto particolare, e io che prima lo mando la diavolo e poi:”va bene fammi chiamare…sine… sine…gli faccio il 50% di sconto”.
Un turbinio di pensieri che vanno dalle chiacchiere, dalle minchiate di tutti i giorni, al momento fatidico, alla foto sul giornale, all’auto capovolta e al suo corpo rimasto piegato su se stesso mentre tentava di uscire dall’abitacolo.
E poi l’articolo, sul nostro, sul mio giornale, un articolo anonimo, di cronaca, scritto da un redattore che non lo aveva mai visto. Che brutta sensazione, quando un amico diventa un anonimo protagonista di un evento di cronaca.
Con Adriano ci conoscevamo da tempo immemore, coetanei, abbiamo frequentato il Liceo Artistico a Lecce in via Lombardia nei pressi della stazione, era un ragazzo tranquillo dal carattere bonario, mentre io all’epoca ero un ragazzo irrequieto che mal sopportava un certo bullismo politico e al quale si opponeva con tutte le sue forze. Credo sia stato l’unico periodo in cui mi abbia appoggiato politicamente, e quando capitava, saggiamente, mi consigliava di non espormi come io invece facevo quotidianamente.
Poi sono arrivate le competizioni elettorali nel Comune di Cavallino e sistematicamente eravamo su fronti opposti. Non c’era volta, quando ci si vedeva che non mi sfottesse, oppure quando, con fare serio, difendeva la sua parte politica, nonostante, a volte, riuscissi a convincerlo della bontà delle mie tesi, pur dandomi ragione, chiudeva la discussione con un mezzo sorriso e la frase: “Sine, sì…ma tu esageri!”.
Ciao Adriano.______
LA RICERCA nel nostro articolo dell’altro giorno
Category: Cronaca, Io la vedo così