UN COMUNICATO DI QUESTA MATTINA DEL COMITATO NO TAP, NEL DECENNALE DELLA POSA DELLA PRIMA…CARTA, PONE QUESTIONI IMPORTANTI E SOLLECITA RIFLESSIONI DI ATTUALITA’. LA PARTITA NON E’ ANCORA CHIUSA

| 16 Maggio 2021 | 0 Comments

di Giuseppe Puppo______Altro che sindrome di Nimby! TAP NÉ QUI NÉ ALTROVE. Questa mattina, pochi minuti fa, il Comitato No Tap (nella foto, il portavoce Gianluca Maggiore) ha diffuso tramite social un lungo, articolato, a tratti puntiglioso, sempre ostinato e contrario, comunicato per ribadire alcune delle ragioni della lotta – che continua, dice – e insomma dell’opposizione alla realizzazione del gasdotto, nel decimo anniversario della posa della prima…carta!

Un’occasione di riflessione per tutti, almeno sui punti sollecitati dalla presa di posizione odierna, e altri altrettanto importanti ce ne sarebbero, di punti, e di riflessioni da fare.

Le lasciamo alla libera considerazione di ognuno dei nostri lettori, che su leccecronaca.it potranno trovare ampia documentazione.

Ma stiamo all’attualità e andiamo con ordine.

In primis, Nimby – vale a dire la protesta da parte di membri di una comunità locale contro la realizzazione di opere pubbliche con impatto rilevante in un territorio che viene da loro avvertito come strettamente personale, ma che non si opporrebbero alla realizzazione di tali opere se in un altro luogo per loro meno importante – non c’azzecca niente: ok, TAP NE’ QUI NE’ ALTROVE, ribadisce il Comitato, e spiega perché.

Lo fa anche con un’interessante ricostruzione dei fatti che portarono all’approdo a Melendugno.

“Era il 16 maggio del 2011 quando tap annunciava alla stampa, e tramite pec al comune di Melendugno, di aver avviato la valutazione d’impatto ambientale per l’approdo del gasdotto trans adriatico a Punta Cassano.
In realtà la documentazione arriverà solo tra agosto e settembre, con molto comodo, perché a loro tutto è concesso, come impareremo nel proseguo della nostra opposizione.

Ma perché TAP, che nel 2011 partecipa a una gara d’appalto per la costruzione dell’ultimo tratto del Corridoio Sud del Gas dall’Azerbaijan, sceglie Melendugno?

Eppure l’ing. Guido, che per TAP aveva redatto la VIA (Valutazione Impatto Ambientale), lo aveva detto chiaramente che Melendugno non era adatto all’approdo.

La risposta è semplice, non erano preoccupati dell’impatto ambientale, né tanto meno vi erano insormontabili difficoltà tecniche, l’unico vero problema erano i soldi, semplicemente i soldi. La parolina magica che da sempre ha plasmato i pensieri e le azioni del proponente, dei costruttori e dei sostenitori di questa opera.
Quindi, tutto sembra essere legato alle esose richieste del comune di Brindisi che, con un progetto praticamente in fase esecutiva, chiese di spostare l’approdo e quindi caratterizzare un area SIN nei pressi del petrolchimico.
Costo dello spostamento?
DAI 500 A GLI 800 MILIONI DI €!!
Fa da se che, con questi costi TAP, ha preferito stracciare qualsiasi problema tecnico/ambientale per cercare “spiagge” dai costi meno esosi, anche perché con un costo di 4,5 miliardi di €, 800 milioni di € in più richiesti dalle bonifiche del petrolchimico, avrebbero portato il progetto fuori dalla gara d’appalto indetta dal consorzio azero di Shah Deniz proprietario del gas.

Certo, questo quadro fa cadere le braccia, la più grande opera climalterante mai finanziata dall’Unione europea in mano a una gara d’appalto.
Non il progetto più avanzato, né tanto meno il progetto meno impattante, ma essenzialmente il progetto meno costoso. Tutto a vantaggio dei privati e, naturalmente, senza nessun vantaggio in termini ambientale, vantaggi che il comune di Brindisi aveva cercato di spuntare.

TUTTO QUESTO È STATO PAGATO A CARO PREZZO IN TERMINI DI CONTRASTI SOCIALI E AMBIENTALI. CONTRASTI CHE HANNO AVUTO INIZIO SUBITO, GIÀ NELLO STESSO 2011.
Qualche malizioso ha affermato che i NO TAP si sono svegliati tardi, invece noi eravamo li, basterebbe solo informarsi, anche perché il primo progetto scellerato alla fine del 2012 è stato bocciato grazie a chi aveva orecchie e occhi bene aperti, chi ha a cuore il destino del territorio e lotta per la sua salvaguardia. Scusate se lo diciamo, ERAVAMO NOI”.

Il comunicato del Comitato No Tap prosegue poi entrando nel merito dell’utilità dell’opera stessa.

“MA È QUESTO IL PECCATO ORIGINALE DEL TAP, È QUESTA LA BUGIA PRINCIPE?
NO, LA BUGIA PIÙ GROSSA È L’UTILITÀ E LA STRATEGICITÀ DELL’OPERA.
Quest’opera è andata avanti perché, a dire di politici e proponenti l’opera, la previsione di consumi di gas per L’Italia nel 2015/16, si sarebbe dovuta attestare sui 100 miliardi di m³ annui di gas.
Come da noi previsto, ciò si rilevò una grossa bugia, difatti nel 2016 il consumo si è attestata sui 71 miliardi di m³ scarsi, e a dirla tutta con una perdita costante.

Se aggiungiamo che il gasdotto nasce per soddisfare le esigenze europee e non solo Italiane, capiamo che la bugia fu doppia.
La supercazzola è compiuta, potremmo dire , mutuando una citazione cinematografico.

Ora, potremmo stare a elencare 10 anni di bugie grandi e piccole, festeggiando degnamente questo pinocchio dell’energia il cui tubo si allunga a ritmo di menzogne, invece vogliamo porvi una domanda: visto che TAP asserisce di aver cominciato le operazioni commerciali del suo gas, e che ha fatto della riduzione dei costi in bolletta il suo cavallo di battaglia – o meglio il suo cavallo di Troia -, di quanto avete visto abbassata la la vostra bolletta grazie al nuovo gasdotto?
Noi una risposta l’abbiamo.
Speriamo che a voi non occorrano altri dieci anni per scoprire questa ennesima bugia.
C’eravamo, ci siamo, ci saremo”.

Fin qui il comunicato di questa mattina del Comitato No Tap.

Un ottimo motivo di riflessione per tutti.

Anche, anzi: soprattutto adesso che l’opera è finita e sarebbe già entrata in funzione pompando gas.

Mi limito a presentare le mie, e lo faccio in sintesi estrema.

Una battaglia persa? No, le battaglie non si perdono, si vincono sempre.

E’ andata così e amen? No, non è ancora andata.

Pende per esempio il processo  a carico dei vertici Tap.

L’8 settembre del 2019 nelle motivazioni del rinvio a giudizio i magistrati della Procoura della Repubblica di Lecce esposero un concetto clamoroso: IL GASDOTTO TAP E’ TUTTO QUANTO ILLEGITTIMO!

Questo secondo l’accusa, certo, bisognerà vedere la sentenza, quando arriverà. Se arriverà

Un domanda a margine, che non ha mai trovato risposta, malgrado i tentativi fatti: perché se uno costruisce una casa in maniera abusiva, giustamente gli fanno il rinvio a giudizio in sede penale e intanto però, in attesa del processo, gli sequestrano l’immobile, mentre il gasdotto non è stato sequestrato e anzi è stato permesso ai costruttori di finire l’opera?

Quaesivi et non inveni.

 

Poi, sempre con il grande rispetto che ho per la magistratura, che mi viene da antica scuola e che mi ostino a mantenere, che voglio continuare a pensare, sia ben chiaro: perché il processo di sostanza ai vertici Tap, dopo un anno e quattro mesi dalla prima udienza, in pratica deve ancora cominciare? e in buona sostanza c’è stata una sola udienza successiva di merito, con il rinvio alla prossima al 17 settembre? Mentre il processo a chi ha protestato e si è opposto, cioè contro i presunti responsabili di violenza privata, deturpamento, danneggiamento, manifestazione non autorizzata, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, processo partito più o meno anch’esso agli inizi del 2020, in un anno è arrivato a sentenza, quella di primo grado, con pesanti condanne ai presunti colpevoli?

 

E insomma, altro che partita chiusa…Qui è in gioco il futuro della democrazia stessa, qui è in gioco il futuro delle giovani generazioni, del nostro territorio, su cui continuano ad abbattersi nefande realizzazioni, e progetti minacciosi.

Le dinamiche economiche e speculative sono collegate: le  risposte politiche e sociali lo siano da parte di tutti.

 

Infine, un ultimo punto che ritengo fondamentale, anch’esso ancora tutto in sospeso e quindi di straordinaria attualità: quello dei ristori promessi da Tap quali “compensazioni” in denaro alle devastazioni operate sul territorio.

Ho studiato le lezioni del professor Michele Carducci, docente ordinario di diritto costituzionale comparato e diritto climatico presso l’Università del Salento, e ne sono completamente convinto:

“Le compensazioni sono uno strumento ormai del tutto inadeguato per ristorare un territorio dal disturbo cronico prodotto da un’opera impattante e climalterante come TAP.

I politici farebbero bene ad aggiornarsi sull’emergenza ecosistemica e climatica in corso, altrimenti operano in modo inconsapevole, immaginando un contesto di ‘normalità’ che purtroppo non esiste più.

I danni climatici non sono né compensabili né risarcibili”.

Lo tengano presente coloro i quali si stanno affannando a portare a casa i soldi promessi da Tap, magari per poter finanziare nel loro orticello un campo di calcetto, il restauro di un monumento, un cineforum.

Occorre viceversa acquisire un nuova, coraggiosa, lucida e determinata mentalità, in difesa del territorio, diffusa e trasversale, post ideologica e trans partitica direi, e capace di trovare pure sbocchi concreti nelle forme del politico.

La beffa del Movimento Cinque Stelle – vero e proprio vulnus della democrazia – brucia ancora.

Infine, il lavoro culturale, se così si può dire, di informazione, documentazione e condivisione, altrettanto importante quanto quello politico.

I cittadini possono tutelarsi nei confronti di chi provoca danni al territorio, e nei confronti di chi non li impedisce: altro che partita chiusa, bisognerà continuare a indignarsi e a lottare, ognuno come può, contro chi sta sconquassando il Salento e sta attentando al futuro delle generazioni future.

 

 

 

 

 

Category: Costume e società, Cronaca, Cultura, Politica

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