NOVITA’ EDITORIALI / ESCE DA BOMPIANI A CURA DI LUANA RIZZO UNA CHICCA CULTURALE, RELATIVA AI MITI RINASCIMENTALI DI MATTEO TAFURI, IL ‘MAGO’ DI SOLETO
di Raffaele Polo______
È sempre stata ammantata dal mistero la figura di Matteo Tafuri (1492/1582), naturalista e astrologo (‘mago’ per il popolino) originario di Soleto. Adesso, ci perviene il prezioso Commento agli Inni orfici, curato dalla docente di Storia della filosofia del Rinascimento dell’Università del Salento, la professoressa Luana Rizzo (nella foto).
Il Commento, unico superstite oggi nel mondo, in lingua greca, è contenuto nel manoscritto Vaticano greco 2264 vergato a Napoli per mano di Francesco Cavoti nel 1537; l’edizione è stata curata per Bompiani nella collana “Pensiero Occidentale” (800 pagg. 35 euro).
Nel volume è celebrato il sottile e profondo fascino misterico degli Inni orfici, in cui il trionfante platonismo d’età laurenziana si coniuga con le nuove istanze religiose, dando vita a una sapientia filosofica e teologica della quale erano depositari gli antichi teologi, da Orfeo a Platone, trasmessa dai neoplatonici e culminata nella teologia cristiana.
Il Commento, con la sua esegesi ai Poemi orfici, rivela il nucleo dottrinale del pensiero dell’autore, in cui la teologia, la teurgia e la magia cerimoniale insegnano all’uomo come giungere al colloquio con gli angeli e ricongiungersi alla divinità.
Sotto il profilo ieratico-teurgico, gli Inni sono preghiere pronunciate dall’uomo per entrare in comunione con il divino; sotto il profilo magico, sono canti in grado di vincolare, di incantare, di infondere potere in colui che deve essere incantato. Sulla base della translatio sapientiae pagana e biblico-cristiana, gli Inni orfici riproposti in questo Commento in chiave moderna rivendicano, sulle orme di Ficino, il connubio tra filosofia e religione.
L’autore, affascinato dalle “scienze” occulte, dai sacri misteri divini e dai miti dei prisci theologi fa rivivere a nuova luce la sapienza orfica antica sovente concordata con le fonti evangeliche. Incline al platonismo, indulgente per i miti e per i fremiti religiosi, fedele alla philosophia Christi, tormentato dalle controversie teologiche, si accosta ai misteri divini orfici rivendicandone il carattere filosofico e teologico.
«Il Commento, oltre a restituire un testo significativo per comprendere i miti orfici dell’età classica rivisitati nel Rinascimento», sottolinea la professoressa Luana Rizzo, «è una preziosa acquisizione per la cultura salentina, perché offre uno spaccato dell’intricato e complesso panorama del Rinascimento nel Mezzogiorno d’Italia, svelando gli interessi coltivati in questo milieu, i rapporti intessuti da Tafuri con il circolo partenopeo e con gli Studia più progrediti della Penisola. Contribuisce, inoltre, a riportare alla luce le fonti che circolavano, il carattere della produzione e circolazione dei testi della Bibliotheca di Terra d’Otranto.
Rivendica il profilo di un intellettuale, la cui fama supera la leggenda del ‘Mago di Soleto”’e le accuse di stregoneria, facendo emergere la complessità della sua vicenda speculativa. Il suo vivace ingegno, la naturale inclinazione per l’osservazione dei fenomeni della natura indagati e ricondotti alle cause naturali, per i meravigliosi misteri che essa nasconde, l’insaziabile sete di conoscenza lo spingono a peregrinare per tutta l’Europa e a confrontarsi con esponenti di spicco della cultura. La sua drammatica esperienza, che lo vede coinvolto in un processo del Santo Uffizio per accusa di eresia» – conclude la studiosa – «è espressione del profondo turbamento e dell’inquietudine spirituale che agitava gli animi in età controriformistica, e che profondeva speranze in una religione rinnovata culminante in un’apologia dei veri principi della dottrina cristiana».