UN ARGINE ALLO TSUNAMI DEL FOTOVOLTAICO SELVAGGIO: DOPO MESI DI APPELLI E PRESE DI POSIZIONE CONTRARIE, QUESTA MATTINA IL CONSIGLIO PROVINCIALE DI LECCE HA DETTO NO AI DUE MEGAIMPIANTI CHE ENEL E SOLAR VORREBBERO REALIZZARE SULLE TERRE DEI VIGNETI PREGIATI
di Maria Antonietta Vacca______E’ un no. La Provincia di Lecce ha espresso la propria contrarietà alla realizzazione di due mega impianti di fotovoltaico selvaggio. Un parere che peserà nella procedura di valutazione di impatto ambientale, così detta VIA, che le due opere devono ottenere, per poter essere autorizzate ad avviare il lavori, e di competenza del Ministero dell’Ambiente.
Il Consiglio provinciale, nella seduta di questa mattina, ha espresso “all’unanimità l’assoluta contrarietà alla realizzazione di entrambi gli impianti eolici, data l’incompatibilità dei progetti rispetto ai valori identitari del territorio salentino”.
Stiamo parlando di due proposte: la prima, relativa alla realizzazione, da parte di Enel Green Power Italia srl, di un impianto eolico costituito da 14 aerogeneratori, per una potenza complessiva di 84 MW, ricadente nei Comuni di Veglie, Salice Salentino, Guagnano, San Pancrazio Salentino, Avetrana ed Erchie; la seconda, relativa proposta, da parte di Iron Solar srl, relativa alla realizzazione di un impianto eolico costituito da 7 aerogeneratori, per una potenza complessiva di 42 MW, ricadente nei Comuni di Veglie, Salice Salentino, e con opere di connessione nei Comuni di Erchie e San Pancrazio.
Un no motivato dal fatto che “le opere previste dal progetto, per tipologia costruttiva, materiali, per estensione, per modifiche nella struttura organizzativa delle maglie agrarie e della viabilità, dei suoli e dei sottosuoli, per l’impatto visivo, acustico ed elettromagnetico generato, alterano di fatto il contesto paesaggistico-storico-rurale del territorio e dell’intero comprensorio entro cui sono previste, poiché stridono fortemente con le connotazioni rurali dei luoghi”
Il Consiglio inoltre ha ribadito “l’interesse della Provincia di Lecce verso uno sviluppo agricolo e culturale delle aree interessate dal progetto, in quanto caratterizzate da vigneti di eccellenza, in cui sono coltivati alcuni vitigni utilizzati per la produzione di vini DOC e IGT (Negroamaro, Salice Salentino, Primitivo) e dalla produzione di oli contrassegnati col marchio DOP”.
Questo perché “la tutela e la valorizzazione del territorio salentino e delle sue prerogative, quali quello del patrimonio agricolo e turistico, che rientra tra le competenze fondamentali della Provincia è quindi in contrasto con la realizzazione di un parco eolico nelle proprie campagne e nei dintorni di esse; mentre deve, necessariamente, concretizzarsi nel perseguimento di finalità che possano garantire la qualità dei prodotti, dei processi produttivi, del territorio stesso e, quindi, della vita di un’intera comunità di riferimento. Le energie rinnovabili sono certamente condivise, ma in aree non particolarmente di pregio in modo non invasivo ma integrabile, con il coinvolgimento attivo delle popolazioni e amministrazioni locali nelle scelte”.
Inoltre c’è scritto nel documento che illustra la decisione odierna del Consiglio Provinciale, “le Linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili’, per quanto riguarda la localizzazione dei parchi eolici caratterizzati da un notevole impegno territoriale, invitano a scegliere per la localizzazione, in via prioritaria, aree degradate da recuperare, tale da far diventare l’impianto eolico una caratteristica stessa del paesaggio, contribuendo al riconoscimento delle sue specificità attraverso un rapporto coerente con il contesto, determinando un nuovo paesaggio. Il sito prescelto per la realizzazione degli impianti eolici, non è un’area degradata, al contrario, è il cuore di un territorio con una forte valenza agricola, turistica e paesaggistica”.
Infine, viene argomentato quanto segue: “gli indirizzi dell’Unione Europea in relazione allo sviluppo delle fonti rinnovabili prendono atto dei profondi mutamenti dei sistemi energetici avvenuti negli ultimi anni. La UE punta ora con decisione sulla ‘generazione diffusa’, basata prevalentemente su impianti di piccola e media taglia localizzati presso le utenze. Questo processo ha origine, oltre che in svariati fattori socio-economici ed ambientali, in elementari principi di corretto uso dell’energia, che tendono a minimizzare le perdite di trasmissione e gli impatti ambientali connessi, localizzando la produzione di energia il più vicino possibile ai singoli centri di consumo. Inoltre, impellenti emergenze legate al consumo di suolo spingono decisori politici e operatori a privilegiare nella collocazione degli impianti le superfici edificate esistenti o marginali, evitando di sottrarre ulteriori superfici agricole.
Nell’ambito di questo modello, nella programmazione locale, i grandi impianti eolici non vengono tassativamente esclusi, ma il loro insediamento viene limitato ad aree non idonee ad usi agricoli, come cave dismesse, aree inquinate e bonificate, zone degradate e altre non utilizzabili in agricoltura”.
Ora la palla torna al Ministero, per la decisione finale.
Nel nostro articolo qui sotto del’ 11 novembre scorso, il progetto e tutte le reazioni che si sono sviluppate in questi mesi, prima della notizia di oggi
l Ministero dell’Ambiente nel mese di febbraio ha inviato due note con le quali comunicava l’istanza di avvio della procedura di VIA, ai sensi dell’art. 23 del D. Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii., relativa a due distinti progetti di impianti di produzione di energia elettrica da fonte eolica.
Il primo composto da 7 aerogeneratori, ciascuno dei quali di potenza nominale pari a 6 MW, per una potenza totale pari a 42 MW, da realizzarsi nei territori comunali di Veglie, Salice Salentino e con opere di connessione nei comuni di Erchie(BR) e San Pancrazio (BR) Proponente: società IRON SOLAR S.r.l. 7.
Il secondo composto da 14 aerogeneratori per una potenza totale pari a 84 MW, ricadente nei comuni di Veglie, Salice Salentino (con due pale limitrofe a Guagnano), con opere di connessione in San Pancrazio Salentino (Br), Avetrana (Ta) ed Erchie (Br). Proponente Enel Green Power Italia S.r.l.
In data 9.04.2021 il sottoscritto Fernando Leone, Consigliere Provinciale del Movimento Regione Salento, chiedeva al Presidente della Provincia la convocazione di una seduta urgente del Consiglio Provinciale, al fine di approvare un ordine del giorno che contempli le osservazioni per il Progetto presentato da Enel Green Power, il cui periodo per le osservazioni non è ancora scaduto, e una mozione onde manifestare la nostra contrarietà per quello Presentato da IRON Solar per il quale è già scaduto il periodo utile per le osservazioni.
Ottenuta la condivisione da parte del Presidente, il sottoscritto si è immediatamente interfacciato con il delegato all’Ambiente Fabio Tarantino e con il dirigente all’Ambiente Avv. Antonio Arno’.
Con il dirigente si sono messe a fuoco le proposte deliberative, mentre il Consigliere Tarantino ha immediatamente dato incarico alla Consulta per l’ambiente che in pochi giorni ha elaborato delle osservazioni pertinenti e circostanziate.
Dopo di che sia in Commissione Consiliare il giorno 22 aprile che in Consiglio Provinciale il giorno 23 aprile si è votato in maniera unanime contro la realizzazione degli impianti eolici.
Più Consiglieri hanno espresso l’esigenza (condivisa poi da tutti) di dotarsi immediatamente di strumenti atti ad indirizzare verso scelte condivise dal territorio e condivisibili dal buon senso, tipo il Piano Energetico Provinciale.
Personalmente poi, con l’accordo di Fabio Tarantino, ho auspicato un incontro con il Ministro Cingolani (fra l’altro leccese di adozione).
Noi condividiamo il percorso intrapreso dal Ministero alla Transizione Ecologica. Siamo favorevoli ad una diffusione delle tecnologie rinnovabili, all’abbattimento dell’immissione di CO2 nell’atmosfera, ma condividiamo anche gli obiettivi stabiliti dagli indirizzi europei e nazionali.
Lo sviluppo delle fonti alternative debba rispettare le vocazioni naturali del territorio e non debba avvenire in danno delle sue attrattive e delle prospettive di sviluppo socio-economico delle comunità.
Si vorrebbe pertanto chiedere al Ministro una più puntuale definizione del quadro di pianificazione nazionale e locale, ricercando un modello energetico di generazione diffusa, con installazioni integrate nel contesto territoriale e finalizzate al servizio di utenze esistenti, localizzate in posizione rispetto ai bacini serviti.
Inoltre così come auspicato dalle Linee Guida della Comunità Europea Facendo attenzione al consumo di suolo, privilegiando superfici edificate esistenti o marginali, evitando di sottrarre ulteriori superfici agricole.
Non è certamente il caso di questi due impianti, che andrebbero a deturpare dei territori fra i più fertili della Regione Puglia: “le Terre del Negroamaro”.
Raccolte 300 firme contro l’eolico selvaggio in pochi giorni
Sono state presentate oggi le osservazioni da parte del Circolo Legambiente Futuro Verde. L’associazione, che si è mossa fin da subito contro i progetti presentati da Iron Solar e Enel Green Power nei feudi di Salice Salentino e Veglie, ha inviato al Ministero una nota contenente la documentazione utile a contrastare questi mega impianti.
Le osservazioni sono state redatte rispettivamente dagli Ingegneri Cosimo Montefusco e Daniele Perrone (entrambi salicesi, il primo per gli aspetti di natura paesaggistico-normativo e il secondo per gli aspetti tecnico-paesaggistico) e dall’architetto Stefano Delli Noci (responsabile urbanistica e paesaggio di Legambiente Puglia).
“Il Circolo ringrazia tutti i professionisti e gli Enti che hanno presentato osservazioni al Ministero. In particolare, i tre soci e professionisti della nostra associazione per i precisi e dettagliati lavori svolti nella stesura delle note presentate al Ministero e per essersi messi a disposizione della comunità nella salvaguardia dell’ambiente. Le osservazioni sono a disposizione di chi ancora non ha preso una posizione sui progetti presentati e al loro interno sono presenti le criticità che muovono la nostra realtà associativa a dire No a questi impianti.” Queste le dichiarazioni di Legambiente Futuro Verde.
Intanto, prosegue la raccolta firme iniziata il 20 Aprile, che in pochi giorni ha raggiunto quasi 300 sostenitori e, pare, essere destinata a crescere esponenzialmente.
“Abbiamo allegato, alla documentazione inviata, anche le firme raccolte in questi primi giorni. Ai cittadini rivolgiamo l’appello a continuare le adesioni alla petizione perché la questione eolica è solo all’inizio. Vogliamo chiedere a gran voce una pianificazione territoriale per la produzione di energia insieme a nuove normative volte a tutelare le aree agricole e paesaggistiche di rilievo. Al Ministero chiediamo, in questo momento, di prestare massima attenzione ai criteri di giudizio per la valutazione dei progetti presentati.”
Il Movimento Regione Salento scende in campo e organizza un sit-in per opporsi all’installazione di due impianti eolici che diventerebbero un mega parco, con opere e infrastrutture connesse, nella terra d’Arneo, in agro di Avetrana, Erchie, Guagnano, Salice Salentino, San Pancrazio Salentino e Veglie.
Una grande manifestazione libera e aperta a tutti, per gridare un no netto e deciso a questo mega impianto costituto da 21 pale, con 7 aereogeneratori su un versante e 14 sull’altro, alti tra i 165 e i 220 metri per una capacità di 125 megawatt, compresi gli scavi per le fondazioni per ospitare gli aerogeneratori e quelli per la posa di cavidotti interrati per decine di chilometri.
Questo è un nuovo grande pericolo che provocherebbe l’ennesimo sfregio ai danni del Salento e del suo paesaggio.
Questa regione, a differenza di altre, per quanto concerne fotovoltaico ed eolico è la regione italiana con il maggior numero di impianti, dunque non c’è nessuna necessità di continuare a sfruttare e abusare di un suolo il cui utilizzo è per scopi agricoli e turistici.
Sono due le società, delle cosiddette energie pulite, che hanno presentato a febbraio la richiesta di Valutazione di impatto ambientale al Ministero per l’Ambiente, documento propedeutico all’autorizzazione per l’installazione delle 21 pale.
Basta sfregi al Salento, stop alla devastazione dei nostri terreni agricoli produttivi: questo il messaggio di un territorio già ampiamente sfruttato in modo scriteriato.
L’appuntamento è per sabato 1 maggio alle ore 10:30, a Veglie, nei pressi del Borgo di Monteruga, sulla strada provinciale 109 per Nardò.
La manifestazione si svolgerà nel rigoroso rispetto di tutte le norme anti Covid.
“Il Salento ha davanti a sé la grande sfida del recupero paesaggistico e agricolo, elementi portanti di un territorio devastato dal batterio Xylella. Non può permettersi l’insediamento di mega impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, che toglierebbero ulteriore suolo alla riforestazione e alle attività agricole”.
È quanto ribadisce il Vicepresidente del Consiglio regionale Cristian Casili, alla luce dei nuovi progetti di installazione di due parchi eolici che interessano i comuni di Veglie, Salice Salentino e Guagnano e alcuni comuni limitrofi delle province di Brindisi e Taranto, attualmente al vaglio del Ministero dell’Ambiente ai fini del rilascio della VIA.
“È necessario trovare un giusto bilanciamento tra le esigenze di tutela del paesaggio e quelle connesse alla produzione energetica da fonti rinnovabili, soprattutto alla luce degli obiettivi di decarbonizzazione che prevedono il phase out dalla produzione termoelettrica a carbone entro il 2030. Per questo – continua Casili – bisogna definire quali sono i residui ambiti territoriali di possibile ulteriore inserimento di FER di taglia industriale, facendo riferimento esclusivamente ad aree già degradate da attività antropiche (cave, discariche, siti contaminati) e individuare, attraverso specifiche modifiche al R.R. 24/2010, nuove ‘aree non idonee’ in relazione alla presenza di valori paesaggistici, naturalistici, storici o di istituti faunistico-venatori. In questo modo sarà possibile garantire la salvaguardia di aree agricole e paesaggistiche di pregio come è il caso dei territori interessati dalla realizzazione degli impianti eolici in questione. Si tratta di territori caratterizzati da un sistema di componenti paesaggistiche e di manufatti storico-culturali che si collocano in un tessuto agricolo con grandi potenzialità produttive grazie alle tradizionali coltivazioni autoctone di uliveti, vigneti e seminativi pregiati.
Ricordo, ad esempio, Masseria Castello Monaci che, assieme al bosco adiacente, costituisce una attività agricola vitivinicola e turistico-ricettiva dall’alto valore economico e simbolico, anche a livello internazionale. Interventi come quello in esame inciderebbero negativamente non solo sull’attività agricola ma anche sullo sviluppo turistico dell’area che si nutre di agriturismo e turismo rurale grazie al sapiente recupero di cascine, masserie e dimore storiche e che esaurirebbe tutto il suo appeal se dovesse perdere i suoi tratti identitari. Per questo, è importante attivarsi a tutti i livelli istituzionali per definire dei criteri chiari per limitare il carico di impianti FER su singole aree, basandosi su due parametri fondamentali: la concentrazione di impianti (cd. aree sature) e la presenza di aree da tutelare. Soprattutto in Salento dobbiamo lavorare a una pianificazione che si ponga quale obiettivo quello del recupero paesaggistico delle aree compromesse dalla fitopatia e sottrarre queste zone alla speculazione, preservando gli usi produttivi del suolo. Tra l’altro ricordo che, secondo quanto riportato nelle linee guida del PPTR sulla progettazione e localizzazione di impianti FER, occorre favorire il passaggio dai ‘campi alle officine’, attraverso la concentrazione delle nuove centrali di produzione di energia da fonti rinnovabili in aree produttive, degradate o prossime ad esse.
Per garantire un ragionevole contemperamento tra la tutela del paesaggio, valore costituzionalmente tutelato, con gli obiettivi di produzione energetica – conclude Casili – bisogna puntare ad un modello sostenibile di sviluppo delle FER. A tal fine, abbiamo sempre sostenuto la diffusione di un sistema di generazione distribuito dell’energia da fonte rinnovabile, la cui caratteristica tipica è la localizzazione della produzione in prossimità dell’utente finale.
Abbiamo concretamente incentivato questo modello di produzione energetica diffusa promuovendo l’istituzione del reddito energetico, una misura di carattere non solo ambientale ma anche sociale; con la legge che istituisce le comunità energetiche, con cui abbiamo promosso un modello in base al quale soggetti pubblici e privati, aderendo volontariamente ad una comunità, possono gestire un sistema energetico locale senza finalità di lucro in base alle mutualistiche esigenze della stessa comunità; infine, per rendere le FER sempre più ‘programmabili’, intendiamo puntare ad incentivare l’utilizzo di sistemi di accumulo di energia elettrica prodotta da FER a cominciare da quelli a servizio delle utenze domestiche. Le alternative ci sono, non è più possibile continuare a sostenere un uso improprio del fotovoltaico e dell’eolico con progetti che aumentano il grado di antropizzazione del paesaggio agricolo-rurale e cancellano i tratti identitari del nostro territorio”.
Nota congiunta di Gianluca Calò (coordinatore MRS di Copertino), Francesco Colaci (coordinatore MRS di Galatina), Francesco Viva (coordinatore provinciale MRS), Paolo Pagliaro (presidente MRS).
“Eccoci qui di fronte all’ennesimo attacco, così come abbiamo preannunciato, così come diciamo da tanto tempo, l’invasione delle aziende del nord impegnate nella realizzazione di impianti fotovoltaici continua ai danni del Salento.
Siamo certi che le lobby proveranno in tutti i modi a condizionare i decisori, quindi alziamo le barricate per difendere il nostro territorio e per rispedire al mittente ogni richiesta.
In località Mollone, nelle campagne tra Copertino e Galatina potrebbe sorgere un grande impianto fotovoltaico.
Il progetto in questione è stato presentato al Comune di Copertino pochi giorni fa, è una situazione veramente assurda, bisogna stoppare ogni richiesta per la realizzazione di nuovi parchi, ricordando a tutti un particolare molto importante, questa Regione è la regione con il maggior numero di impianti in Italia.
Combattiamo da quindici anni contro questi abusi e per far capire che il nostro territorio non può essere oggetto di speculazioni. Intensificheremo la nostra battaglia e non ci fermeremo in questo particolare momento perché riteniamo di essere sotto attacco.
Non possiamo permettere che si realizzi l’ennesimo scempio ambientale ai danni del Salento, già ferito e deturpato dalle cosiddette energie rinnovabili, che invece creano solo danni ai nostri terreni agricoli fertili, ai terreni da pascolo, e al nostro paesaggio.
Non riusciamo a capire il motivo per cui continuino ad arrivare progetti con richieste di istallazioni sui terreni agricoli e non si prendano in considerazione tetti di case, capannoni, zone industriali e artigianali, zone sin, e tutte le aree già compromesse.
Non vorremmo che questo tipo di operazioni diventassero una speculazione ai danni degli agricoltori che contano le gravose perdite provocate dalla xylella, perché per questo territorio sarebbe una beffa dopo il danno. Le zone colpite la batterio devono rimanere zone fertili, deve ripartire l’agricoltura.
Il Movimento Regione Salento annuncia già da ora una dura battaglia contro questa ipotesi, e per farla rimanere tale alziamo le barricate perché siamo stanchi. La questione degli impianti fotovoltaici e eolici è diventata una barzelletta.
Preannunciamo un sit – in sui terreni in questione per manifestare tutta la nostra contrarietà e per fare capire ancora una volta che non si può continuare in questa direzione”.
STOP DELLA REGIONE A IMPIANTO FOTOVOLTAICO IN SALENTO, PAGLIARO: “QUESTO NO RAFFORZA NOSTRA BATTAGLIA CONTRO GIGANTI DELLE RINNOVABILI”
Nota del consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo La Puglia Domani e Presidente Mrs
“Lo stop della Regione ad un impianto fotovoltaico da 5 megawatt di potenza nelle campagne di Salice Salentino contrappone un macigno all’avanzata dei giganti delle rinnovabili in Salento. La mega installazione, che aveva ottenuto la Via ad agosto scorso, non s’ha da fare.
Quindi, c’è spazio per alzare le barricate contro questa vera e propria invasione, che combattiamo da sempre in difesa del territorio.
In Regione abbiamo dichiarato guerra aperta ai signori delle finte energie pulite, con tre audizioni sul tema a cui hanno partecipato anche i sindaci e i portatori d’interesse del territorio, ambientalisti e luminari in materia paesaggistica, insieme all’assessora al ramo e ai funzionari regionali.
Finalmente si apre una breccia in un sistema che sembrava incontrovertibile, a dimostrazione che ci sono armi per bloccare le autorizzazioni agli insediamenti selvaggi di pannelli fotovoltaici e campi eolici.
Non è ammissibile la resa incondizionata del Salento, aggredito nel cuore delle sue eccellenze agricole, come la terra dei vini. Facendo fronte comune, si possono respingere gli attacchi delle multinazionali che stanno approfittando del flagello xylella e dello sconforto degli agricoltori per accaparrarsi porzioni di terra sempre più vaste.
Ettari di pannelli solari e torri eoliche stanno prendendo il posto dei nostri alberi d’ulivo, sfigurando le campagne che sono parte del nostro dna e che hanno fatto innamorare i turisti quanto il mare e le spiagge.
Questa terra è il nostro patrimonio da difendere, è la nostra vera ricchezza, e non consentiremo che se ne continui a fare scempio.
Per questo il diniego opposto dalla Regione all’impianto di Salice rappresenta un punto fermo, un baluardo per le nostre campagne. L’Autorità per il Paesaggio ha messo in evidenza la necessità di preservare il variegato mosaico di vigneti, oliveti, seminativi, colture orticole e pascolo che connota il Tavoliere salentino, bloccando l’inserimento di un elemento estraneo.
Questo alt dà nuova linfa alla nostra battaglia, che proseguiremo senza inchinarci ai giganti delle rinnovabili, per assicurare un futuro alla nostra terra”.
Sigg.
PRESIDENTE ASSESSORE AMBIENTE ASSESSORE AGRICOLTURA ASSESSORE ATTIVITA’ PRODUTTIVE REGIONE PUGLIA
PRESIDENTE PROVINCIA DI LECCE
PRESIDENTE PROVINCIA DI BRINDISI
ARPA BARI
SABAP LECCE
E’ importante per la tutela del territorio la bocciatura del mega impianto fotovoltaico progettato a cavallo tra le province di Brindisi e Lecce, da part delle Autorità regionali competenti per le autorizzazioni infrastrutture energetiche e per il Paesaggio, supportate da altri autorevoli pareri negativi.
Tuttavia destano pesanti interrogativi alcuni passaggi da parte dell’Autorità paesaggistica: “Le istallazioni degli impianti nell’area del Tavoliere salentino richiedono un’’accurata scelta localizzativa, su aree già inficiate dal punto di vista paesaggistico e ambientale e, che, ancorchè agricole, abbiano perso i caratteri di naturalità, per le quali una proposta progettuale in tal senso non pregiudichi la qualità del territorio…ma rappresenti una riqualificazione e non un depauperamento dell’agrosistema”.
Quale il significato di affermazioni difficilmente definibili chiare e incontrovertibili, ma promanano una prospettiva “aperta e possibilista”? Che sulle aree agricole ma degradate sul piano paesaggistico e ambientale e che abbiano “perso i caratteri di naturalità”(?) si possano istallare campi fotovoltaici che ne rappresentino una riqualificazione?
Ciò potrebbe paradossalmente coinvolgere una parte consistente della superficie agricola salentina, che avrebbe perso tali caratteri per il disseccamento degli ulivi; aree che potrebbero essere così più allettate verso gli impianti energetici che verso i reimpianti arborei con modalità sostenibili! Con una mano si chiude e con l’altra si riapre?
Le aree agricole, che hanno perso i caratteri di naturalità , devono essere oggetto di progetti istituzionali –in partner con i privati- di rinaturalizzazione che sia competitiva rispetto alle svendite dei terreni per la speculazione energetica da parte di aziende quasi sempre estranee al territorio, che qui realizzano, con pochi costi e lauti ricav,i ciò che non sarebbe loro possibile nelle proprie regioni!
Ci auguriamo di sbagliarci nell’interpretazione delle dichiarazioni citate; ma è doveroso che esse siano chiarite nella loro ambiguità. E che sia ribadito che gli impianti energetici possono essere realizzati solo in zone industriali (escludendo cave abbandonate, aree agricole marginali o degradate, etc) , sui tetti dei capannoni, mettendo a disposizione degli investitori gli almeno 800 ettari di tetti pubblici delle due province, paradossalmente i meno fotovoltaicizzati in Italia! Ciò impone un nuovo Piano energetico regionale che blocchi la generosità di quello precedente e tuteli definitivamente il territorio.
Osservazioni al progetto fotovoltaico di New Solar Green Srl
L’ultimo periodo ha visto nella transizione energetica ed ecologica una tematica di forte dibattito. Volente o nolente, anche la popolazione che vive in Terra d’Arneo si è ritrovata a dover affrontare una tematica così importante, quanto controversa.
Diversi sono infatti i progetti in corso di accettazione che potrebbero ricadere su questo territorio. Dall’eolico al fotovoltaico, l’insieme di tali progetti prevede l’occupazione di ettari di suolo agricolo da convertire in scopi energetici.
Ad esempio, due progetti che hanno suscitato parecchio dibattito locale sono quelli delle società Iron Solar ed Enel Green Power. Progetti che prevedono entrambi l’installazione di torri eoliche tra i comuni di Veglie e Salice Salentino e che sono attualmente in fase di verifica di assoggettabilità a VIA presso il Ministero della Transizione Ecologica.
Inutile soffermarci ulteriormente sul questa vicenda, che è stata già ampiamente scorticata. Preme però sottolineare che anche il fotovoltaico sta vivendo una seconda ondata di tendenza. Dopo quella che interessò la nostra terra circa un decennio fa (e nonostante le nuove alternative per installarlo su tetti di edifici e industrie) pare che stia tornando nuovamente di moda l’idea di occupare ettari di fertile suolo, di cementificarlo con fondazioni e viabilità di servizio e, infine, di bombardarlo perennemente con onde elettromagnetiche per almeno vent’anni. Rendendolo ovviamente sterile.
Le recenti notizie della stampa locale hanno fatto emergere che, sul territorio di Salice, era infatti in corso anche un altro progetto (ID_VIA 476) – stavolta un fotovoltaico da circa 5 megawatt presentato dalla società trentina HEPV20 Srl – insistente peraltro nello stesso identico luogo in cui è stata riscontrata una interferenza tra i due succitati progetti eolici, su di un lotto agricolo lungo la SP107 e a due passi da Masseria Casili.
Fortunatamente, con Determinazione del Dirigente Regionale della Sezione Autorizzazioni Ambientali n. 223 del 26 maggio 2021, quest’ultimo ha subito una drastica ed epocale bocciatura.
Volendo fare un paragone tra le due tipologie di fonti rinnovabili, è quasi “comprensibile” la scelta di localizzare progetti eolici in aperta campagna, anche perché è difficile immaginare delle torri di oltre 200 metri sui tetti delle case. Ma ciò che è realmente inconcepibile, sia sul piano tecnico che su quello ideologico, è l’idea di intraprendere ancora proposte progettuali che prevedano il fotovoltaico in aperta campagna.
Il consumo di suolo in Italia ha ormai raggiunto livelli elevatissimi e i centri abitati offrono ormai una miriade di aree dismesse.
Abbiamo enormi superfici destinate a terrazze e parcheggi che potrebbero essere sfruttate al massimo attraverso la fonte solare. Ma allora perché insistere ad occupare del suolo fertile? Del resto, anche il PPTR della Regione Puglia indirizza chiaramente le aree idonee, e soprattutto quelle non idonee, ad ospitare simili progetti. Nelle linee guida dello Scenario 4.4 del PPTR è espressamente indicato che:
è vietata la localizzazione di impianti fotovoltaici in aree agricole su suolo;
è consentita la localizzazione di impianti fotovoltaici per autoconsumo sulla copertura delle serre agricole.
Mentre si privilegia la localizzazione:
nelle aree produttive pianificate (linee guida APEA);
sulle coperture e sulle facciate degli edifici;
su pensiline e strutture di copertura parcheggi, zone di sosta o aree pedonali;
nelle aree estrattive dismesse ove non sia già presente un processo di rinaturalizzazione.
Basterebbe anche questo semplice elenco, senza entrare nei dettagli progettuali, per “bocciare” qualsiasi impianto fotovoltaico che preveda il sacrificio di suolo agricolo.
Eppure, questa malsana idea non è ancora passata dalla mente di alcuni proponenti. In questi giorni è infatti in corso la verifica di assoggettabilità a VIA presso la Regione di un ulteriore progetto fotovoltaico (ID_VIA 610).
Stavolta il proponente è la leccese New Solar Green Srl, che prevede l’inserimento di un campo fotovoltaico di 31 MW da collocare presso la Strada Provinciale 107, al confine tra i comuni di Salice Salentino ed Avetrana, su un suolo di circa 7 ettari, a due passi da Masseria San Paolo e a ridosso di due vincoli idrografici RER tutelati dal PPTR.
Pertanto, così come già fatto per la questione “eolico”, denunciando le incongruenze paesaggistiche e le interferenze progettuali, il circolo di Legambiente “Futuro Verde” ha provveduto ad inoltrare le sue osservazioni, redatte dall’ingegnere Daniele Perrone (socio del circolo), presso la Sezione “Autorizzazioni Ambientali” della Regione Puglia.
Come già chiarito in altri contesti, questa non vuole assolutamente essere una contrarietà da sindrome N.I.M.B.Y. (not in my back yard), anche perché l’associazione fa dell’ambientalismo scientifico e dell’innovazione tecnologica i suoi punti di forza.
La contrarietà a questo ulteriore progetto è motivata sia dalle linee guida del PPTR che dalle strategie energetiche odierne. Strategie e forme di finanziamento captabili sia in forma privata che in sede pubblica. Una di queste, ad esempio, è l’idea delle comunità energetiche, che potrebbe consentire a quartieri o a intere città di produrre energia volta all’autoconsumo.
Per questi ultimi è però essenziale la volontà politica di chi amministra un territorio. Ad esempio un protocollo d’intesa in tal senso è stato recentemente siglato tra la nostra associazione e il comune di Campi Salentina, attraverso il quale verrà avviato un progetto pilota.
Alla luce di queste alternative, che ovviamente meritano maggiore approfondimento, è da ritenersi ormai obsoleta qualsiasi forma di cementificazione invasiva dei terreni agricoli, specie dinanzi ad un futuro che punta all’indipendenza e all’autoconsumo energetico di ogni singola unità immobiliare.