PRONTO HOUSTON, ABBIAMO UN PROBLEMA QUI
(g.p.)______Pronto Houston, abbiamo un problema qui. Ma facciamo finta di nulla.
Al day after della sfiducia renziana, la strategia di Giuseppe Conte è questa, per ora. E’ del tutto inusuale che non si sia recato a riferire al presidente della Repubblica, e/o in Parlamento.
Prende tempo, come suo costume, il presidente del Consiglio. Ha in mente di temporeggiare, mentre, a livello informale parallelo, è scattata la caccia ai Mastella, ai Scilipoti, ai Razzi della situazione, i così detti “responsabili”, in maniera tale da avere, quando andrà a riferire alla Camera, e quindi si voterà sulle sue comunicazioni, una nuova maggioranza, allargata a quanti gli assicureranno la propria fiducia, che annulli e sostituisca quella dei deputati di Italia Viva.
Giova ricordare nel valutare simile scenario che se, non trovandosi la quadra della crisi, si dovesse andare a elezioni anticipare, si voterebbe con la nuova legge elettorale, e con rapporti di forza cambiati rispetto a quelli esistenti, per cui molti degli attuali onorevoli non sarebbero rieletti, doppia ragione insomma per cui quindi è presumibile che alcuni di loro facciano continuare la legislatura, con il Conte bis, rimpastato, o con un Conte ter.
Ma sono ipotesi, progetti. Nella realtà dei fatti, al day after non c’è nessuno che abbia capito come andrà a finire, questa crisi. Grande è il disordine sotto il cielo: ma la situazione non è dunque eccellente, l’esatto contrario.
Stiamo ai fatti. Per ora, questa notte, in consiglio dei ministri, il presidente del consiglio sin è lamentato e si è addolorato di quanto successo, che ha definito “un grave atto di irresponsabilità“.
Poi, proprio come gli aveva rimproverato poco prima Matteo Renzi, ha continuato imperterrito a comunicare via social, anche se non l’ha fatto personalmente, ma l’ha fatto fare dai ministri, e dagli esponenti politici più in vista di Pd e M5s, i quali si sono mossi in branco e uno dopo l’altro per ore hanno scritto su Twitter tutti la stessa cosa: “Si va avanti con Giuseppe Conte”.
Si va avanti, ma la fiducia non deve darla il consiglio dei ministri, deve darla il Parlamento.
Si va avanti, inoltre, ma per andare dove? E fino a quando?
Tutto si può dire e tutto si può pensare di Matteo Renzi, ma non che ieri non abbia posto questioni concrete, su cui il governo, di cui egli stesso è stato artefice e sponsor, si è rivelato assente, deficitario, inadempiente.
Sono considerazione largamente condivise e condivisibili: riportiamo per esempio qui di seguito il nostro articolo di tre settimane fa, con le dichiarazioni del presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati.
Sono problemi per cui non si può far finta di nulla.______
L’ APPROFONDIMENTO nel nostro articolo del 18 dicembre 2020
LA RICERCA nei nostri due precedenti articoli di questa mattina