NOVITA’ EDITORIALI / I RACCONTI DI TOTI BELLONE NE “La fitalòra”, PIACEVOLE GALLERIA DI PERSONAGGI LECCESI
di Raffaele Polo______
Sembra ieri che incontravamo i personaggi leccesi che non erano, propriamente, ancora divenuti ‘personaggi’. Anzi, con il tradizionale spirito caustico dei Salentini, erano annoverati tra gli ‘scemi’ o, meglio, gli ‘sciemi’ con la ‘i’, a verificare che si trattava proprio di un tipo particolare di elementi umani, probabilmente nati per far divertire chi ‘sciemo’ non era…
Solo dopo, molto tempo dopo, costoro sono diventati ‘personaggi’ di una leccesità irrinunciabile e, anzi, frequentata con sempre maggior interesse nei ricordi e nelle narrazioni che, pare, non possano proprio fare a meno di collocarli nelle vie sognate dei percorsi cittadini, quando si telefonava col gettone e alle 20, massimo 20 e 30 bisognava essere a casa…
Una sorta di piacevolissima antologia di questi figuri (prevalentemente maschili, ma con qualche emergenza femminile) è racchiusa nell’ultima fatica letteraria di Toti Bellone (nella foto), dal significativo titolo di ‘La Fitalòra’ (Besa Editrice, 15 euro) che va subito spiegato, come fa lo stesso autore a pagina 24: ‘La fitalòra, quel vento che sempre più in pochi chiamano con questo nome: un nome che evoca immagini medievali, balestre pronte a ghermire, archibugi pronti a guaire, mazze pronte a ferire’.
Ecco. Il senso dei trenta racconti che Bellone ci regala, è proprio nel titolo stesso della raccolta, ovvero la ricerca di qualcosa di inafferrabile e malinconico che ha attraversato in un soffio la nostra esistenza e che non può più ritornare. Ma lo rammentiamo perfettamente, e ci piace parlarne a lungo, per cercare di farlo rivivere, come si fa con le braci nel camino…
Siamo un po’ a disagio a parlare di questo scritto perché ci siamo subito identificati nelle storie, nei nomi citati, nelle vicende e nelle microstorie che il bravo autore, con maestria, ci sciorina senza parere, facendo risaltare profumi e colori che il tempo non ha modificato.
Così, ricordiamo la comune giovinezza nelle stesse radio e TV private, ricordiamo lo stesso Bellone che iniziava a scrivere i suoi primi pezzi sulla ‘Gazzetta del Mezzogiorno’, lo ricordiamo sempre in compagnia di splendide ragazze, invidiatissimo e guardato con livore un po’ da tutti i semplici giovani mortali che, al contrario, avevano enormi difficoltà a raccattare l’attenzione di qualcuna delle algide coetanee di allora…
Perciò aggiungiamo il ricordo di una comune colleganza, al valore letterario, statuito in maniera perfetta dalla introduzione del bravo Carlo Alberto Augieri, che non ha perso l’occasione, anche in questo caso, per farci comprendere come un semplice, breve scritto possa nascondere tanti significati. Moltissimi, che neanche l’autore può giurare di aver pensato di inserire: ma tant’è, come non allietarsi per la garanzia di chi ne sa più di te? E, anche in questa raccolta, si nota la predisposizione di Toti Bellone per la short story, per il racconto breve, quello che ti lascia pensoso perché avresti voluto che continuasse, all’infinito…
Ma niente da fare: non c’è più l’avvocato Martina, non ci sono più Edoardo e Lulù, anche della Maria de li musci e di Napoleone non si parla più. Solo nei sogni, in quella atmosfera nebbiosa e improbabile che ammanta le azioni oniriche che la nostra fantasia crea e distrugge, possiamo ritrovarli. Per un attimo, per pochissimo tempo: giusto quello che ci vuole per leggere un racconto dell’amico Toti, per il quale ci affannavamo a cercare le ragioni del suo successo con le donne.
Meno male che. adesso che sono passati tanti anni, ci consoliamo perché l’argomento ha perduto la sua primaria importanza. O no?
Come succede con la Fitalòra, rimane un brivido nell’aria, spazzato via da tutte le suggestioni di coinvolgimenti pensati e mai realizzati completamente.
https://libreriadantealighieri.it/besa-editrice
Ma Toti (scusate la banale leggerezza!) è Bellone davvero! (inizio, dal giudizio estetico). Leggerò